Fresh Yo!
Facebook Theo Taddei
Già componente di TooMuchBlond, Le Furie e Aquarama, Theo Taddei giunge con Loto al suo debutto da solista. Per quanto non manchi l’elemento dei testi, per i quali Theo sceglie la lingua italiana, Loto è un album dal grande impatto sonoro in cui si resta immediatamente colpiti dalle trame costruite dagli strumenti.
Dietro questi spesso si nasconde Taddei stesso in veste di polistrumentista, che partendo dalla batteria – il suo strumento principale – ha aggiunto chitarre, basso, pianoforte, tastiere e voce. E’ un album, insomma, che lo vede interamente protagonista. La cover stessa è un suo disegno (Taddei è anche un artista visivo) che ritrae un paesaggio collinare punteggiato di cipressi. Un’immagine che con la sua prospettiva porta lo sguardo a scivolare lontano, verso l’infinito, e che ben si sposa con la musica di Theo.
Trame sospese tra psichedelia, indie folk, prog-rock e sperimentazione fanno galleggiare l’ascoltatore in un bagno sonoro in cui si resta piacevolmente immersi per riprendere fiato solo alla fine dell’intero ascolto. Loto d’altronde scorre via in neanche trenta minuti, breve come un album alla vecchia maniera, coeso a sufficienza per poterselo gustare in un unico sorso.
Da batterista Theo non teme la gestione dell’andamento ritmico di questo lavoro, elemento che infatti risulta arrangiato in modo particolarmente efficace.
Lasciano il segno soprattutto Fantasia, uno dei brani più strutturati, Nascondino, in cui Theo abbandona la corsa in solitaria per lasciarsi accompagnare dal trombone di Francesco Cangi e Aria, che parte come una canzone per aprirsi ad un avvolgente crescendo rock che, dopo averci cullato con il carillon del pianoforte, ci saluta con un mantra a più voci che sembra un canto sacro riemerso dalla notte dei tempi.
Una bella prova d’esordio, originale e creativa.
Giulia Nuti