(Columbia Records)
www.bobdylan.com
E’ un disco da maneggiare con cura, se si vuole parlarne. Un fatto di rispetto per la grande storia musicale di Bob Dylan, che per la prima volta incide un album di inediti dopo il conferimento del premio Nobel. Però possiamo subito, e senza alcun dubbio, usare la parola “bello” nel significato più autentico. La sensazione di bellezza compare dai primi istanti ed è arriva dal suono che caratterizza questo disco, il 39° della sua carriera. Un’atmosfera cupa, con alcuni sprazzi di sole, dovuta alla maturità della scrittura che Dylan ha raggiunto da molto tempo. L’ascolto secondo dopo secondo assomiglia al tatto e alla vista di chi sfoglia un libro, per la grande forza narrativa delle canzoni. Brani legati alla storia passata e più recente degli Stati Uniti con proiezioni sulla cronaca attuale e sui drammi vissuti anche al di fuori dei confini americani. A questo si aggiunge la voce, che ha acquistato corposità alla viglia degli ottant’anni, e la cura particolare di strumentazione e arrangiamenti. I Contain Multitudes è una preghiera laica che ricorda lo stile dei corali luterani e dove Dylan nel testo cita Beethoven e Chopin. False Prophet torna a un’atmosfera legata maggiormente al blues con rimandi a Billy “The Kid” Emerson, musicista dei primi Cinquanta. My Own Version Of You è un blues ancora più cupo con atmosfera da club, mentre la successiva I’ve Made Up My Mind To Give Myself To You è la più solare a ritmo di valzer con citazioni classiche. Black Rider è un brano i cui versi sono sottolineati da figurazioni barocche, come quelle del Lamento d’Arianna di Henry Purcell. La ritmata Goodbye Jimmy Reed è dedicata al bluesman noto per il suo stile elettrico e per il brano Big Boss Man. Mother of Muses è invece una ballata affascinante che musicalmente si ispira al folk delle isole britanniche. Si torna al blues con Crossing the Rubicon prima del canto declamato che racconta la località di Key West in Florida, punta meridionale dello stato e quindi posto ideale per riflessioni su uomo e natura. La lunga e conclusiva Murder Most Foul è stato il primo brano a essere reso disponibile già dalla fine di marzo. i 17 minuti parlano non solo dell’omicidio di John Fitzgerald Kennedy ma sono l’occasione per Dylan per ripercorrere con la sua arte vari pezzi della storia americana secondo una serie di rimandi lontani l’uno dall’altro ma che messi insieme nel testo trovano il loro senso. Come tutti i testi del disco tra l’altro, che meriterebbero ben altra indagine. Ma intanto c’è la musica, imponente e autorevole come il suo autore. E la conferma che gli interessati possono andare a colpo sicuro.
Michele Manzotti
Tracklist
I Contain Multitudes
False Prophet
My Own Version of You
I’ve Made Up My Mind to Give Myself to You
Black Rider
Goodbye Jimmy Reed
Mother of Muses
Crossing the Rubicon
Key West
Murder Most Foul