Jethro Tull – Live & Sessions 1968-1969

(Audio Vaults)

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Parlare di un bootleg è sempre rischioso, Però al di fuori della discografia ufficiale di un artista o di una formazione, si trovano incisioni che la completano con brani rivisti in modo diverso dalla versione in studio, che è restata nelle orecchie dell’ascoltatore affezionato. I Jethro Tull hanno incisioni non ufficiali di ottimo livello, come i doppi The Flute in The Rock e Stravinskij Dot Montreux, L’ultimo in ordine di tempo recupera tracce registrate nei primi due anni di attività della formazione capitanata da Ian Anderson, corrispondenti a quelli dei dischi This Was e Stand Up. La qualità del suono innanzitutto è eccellente e questo non fa rimpiangere i soldi spesi.  Poi si ascolta una formazione in piena evoluzione stilistica ma, specialmente nel primo disco, legata ancora al blues. Quindi perfetta per gli appassionati del genere, ma anche per i fan storici che, come detto in precedenza, possono godere di versioni alternative. Si tratta di due cd, nel primo dei quali compaiono i due chitarristi Mick Abrahams (nelle prime tracce) e Martin Barre nella formazione a quattro con Ian Anderson, Glenn Cornick al basso e Clive Bunker a batteria e percussioni. Non ci soffermiamo tanto sui brani dei due album citati, sempre graditissimi a distanza di anni, quanto sulle curiosità. Che nel primo disco riguardano due classici blues So Much Trouble (contaminato con Move On Alone da This Was) e Stormy Monday Blues e la strumentale e jazzata Martin’s Tune dal vivo. Mentre nel secondo sono rappresentate da due lunghe versioni dal vivo di Nothing is Easy, con Anderson spesso all’armonica, e da Dharma For One (anche in questo caso da due esibizioni dal vivo) con due lunghi assoli di Clive Bunker in assoluto stato di grazia, Se queste parole vi hanno convinto è bene che vi procuriate il disco prima che diventi difficilmente reperibile.

Michele Manzotti

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