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Recensioni

Alberto Marchetti – La musica dell’onda

12 agosto 2020 by Marco Sonaglia in Dischi, Recensioni

(Ondamusic)
www.ondamusic.it

Quando per anni scrivi di musica, la fotografi, ci stai a contatto, prima o poi senti il bisogno di poterla fare e di far sentire agli altri quello che hai dentro, penso siano questi i motivi che hanno spinto Alberto Marchetti a pubblicare “La musica dell’onda”. Marchetti è anche un appassionato di viaggi e di letteratura, elementi tangibili in questo lavoro, che si presenta come un concept album dedicato alla molteplicità del mare. Il disco ha la produzione artistica e gli arrangiamenti di due fuoriclasse che rispondono ai nomi di Stefano Ciuffi (chitarre, cori, programming) e Edoardo Pedretti (pianoforte, tastiere, percussioni, glockenspiel, fisarmonica, palmas, cori), la produzione esecutiva e la supervisione artistica è di Alberto Menenti. Il marinaio Marchetti con la sua voce che non è voce ( per citare Guccini) ma che diventa forza narrativa e teatrale dei suoi testi (densi e non sempre così musicali), che si sposano con gli adeguati ed eleganti arrangiamenti, comincia il suo viaggio con “Amici” (“Ma proprio la vaghezza di ogni nuovo viaggio, la sfida che ognuno affronta con coraggio, ci deve far pensare che esiste un’invisibile orbita siderale, un piano incomprensibile che quel braccio di mare doveva farci fare con le anime affiancate prima di continuare”) un brano dal sapore mediterraneo scandito dal bouzouki che prende quota fino ad esplodere in una coda progressive sostenuta dal sax di Thierry Valentini, si prosegue con “Traversate” ( ” E quest’isola appena raggiunta, ponte di spaesata speranza, le ferite di taglio e di punta non lenisce , e mi tiene a distanza”) dove a metà del brano troviamo un energico assolo (con accenni di tapping) del magico violino di Michele Gazich, le note strozzate dell’organetto di Alessandro D’Alessandro ci trasmettono un senso di fatica e di dolore, perfette per le storie d’emigrazione di “Ellis Island” (“Questa America sarà come si dice, un paese di case in cristallo, o un sogno tradito, illusione? Oro oppure merda di cavallo?”), ritmi latini sostenuti dal pianoforte di Petretti, le chitarre di Ciuffi in odor di flamenco e Lucilla Galeazzi con la sua voce passionale arricchiscono la storia di “Bella di nulla” da un lavoro di Elisabetta Salvatori dedicato a Giuseppina Silvestri (“Tornò in spiaggia Bella di Nulla ogni giorno, estate e inverno, su una sedia sul bordo del mare, di quell’immensità sulle sponde, la trovarono lì verso sera, poco prima della primavera, proprio dove si spengon le onde, col rosario mezzo da pregare e negli occhi le acque del mare”), si cambia atmosfera con “Marabù” (“Leggeva libri di buone maniere e le passioni di santa Teresa, citava versi di quei maledetti e stava a lungo a contemplare il mare”) sostenuta sempre dal piano e dal clarinetto di Federico Pascucci, la successiva “S’idda tuccassi a mia” con testo del poeta siciliano Alessio Patti ha un sapore popolare, scandito da innesti di fisarmonica e dal mandolino di Davide Vaccari, ispirata al Romance del infante Arnaldos ( scritto da anonimo spagnolo del xiv secolo) è “La via del canto” (“E tua sarà la nota che dispiega la via alla nave, dove volgi il guardo, saprai che il canto al viaggio tuo si lega e il canto ti accompagnerà al traguardo”) dove pianoforte, chitarra e contrabbasso la rivestono di medioevo. “La ballata dell’isola sconosciuta” (“Proprio quando pensiamo che sia tutto finito e l’orizzonte a largo pare rimpicciolito, ecco, il destino gioca, ci tocca sulle spalle e non c’è prato in fiore senza le sue farfalle, ne può una delusione negarci di sognare che in mare ci sia un’isola su cui ricominciare”) è una riduzione in settenari doppi de “Il racconto dell’isola sconosciuta” di José Saramago con un arrangiamento fusion jazz alla Weather Report e un bell’intreccio tra il pianoforte e la batteria di Francesco De Rubeis, ancora virtuosismi di chitarra classica, pianoforte e i cori di Silvia Celestini Campanari per “Il veliero”, Petretti firma la musica della canzone che chiude il disco “Il naufragio” (“Dopo aver tanto amato lì distratto qui adagio finirò su uno scoglio: si fa sempre naufragio, peccatore ma estraneo al mio tempo malvagio finirò su uno scoglio: finalmente a mio agio) sostenuta dal pianoforte e dal contrabbasso di Marco Zenini. Un disco impegnativo, da seguire con attenzione attraverso il ricco libretto con la bellissima grafica (dipinti, illustrazioni, impaginazioni, copertine, app) del Vibrisse studio e gli scritti di Sonia Caporossi, Jonathan Giustini, Daniele Sidonio e dello stesso Marchetti, che farà gola a chi segue una certa musica d’autore.

 

Marco Sonaglia

 

Tracce

 

Amici

Traversate

Ellis Island (1890)

Bella di nulla

Marabù

S’idda tuccassi a mia

La via del canto

La ballata dell’isola sconosciuta

Il veliero

Il naufragio

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