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Recensioni

Wim Mertens, Auditorium Parco della Musica, Roma, 22 settembre 2020

24 settembre 2020 by pdb in Concerti, Recensioni

www.wimmertens.be
www.matson.it
www.auditorium.com

foto (c) Piero Tauro

Roma è sempre stata nel destino di Wim Mertens sin dall’imprinting di Peter Greenway che volle la sua musica per disegnare una città fino ad allora mai vista in un lungometraggio : una città angolare , sonora , magistralmente evocativa. Ma se la soundtrack de “Il ventre dell’architetto“ consacrò il musicista in via definitiva , il percorso romano si fece sempre più significativo e arricchito di presenze in luoghi che ne esaltavano il contenuto musicale: come l’esibizione nel 1991 al Palazzo Esposizioni in un festival che richiamò anche Harold Budd, Roger Eno ed altre come quella al Teatro Valle, sul finire degli anni novanta ,per un magnifico concerto piano e voce . Al concerto dell’Auditorium invece Mertens si è presentato accompagnato dalla violinista Liesbeth Baleus per eseguire le composizioni tratte dal cofanetto di 4cd intitolato “Inescapable“ , un box che riassume 40 anni di carriera più degli inediti live e in studio . Dopo un saluto a Ennio Morricone Mertens dà spazio ad una serie di brani tratti da album relativamente più recenti come That witch is not pubblicato nel 2018 con “ Bassin d’attraction “ e “ Its Alien status “ e ben 3 brani da Charaktersketch del 2015 , “Wezuwunschen “, “ Earmarked “ e “ The place of a Gap “. Con la sua musica quasi percussiva e una voce senza tempo , che affonda nella musica antica tanto quanto in atmosfere futuribili , Mertens è riuscito ad avvolgere una platea accorsa numerosa, visti i tempi e facendo la tara con i posti disponibili, ad uno degli appuntamenti più prestigiosi del Roma Europa Festival.

E così a volte riducendo brani nati per arrangiamenti più complessi, a volte enfatizzando le note sul pianoforte l’esecutore è sembrato quasi giocare a rimpiattino con quella definizione di musica “minimalista“ che tanto veniva utilizzata proprio agli inizi degli anni Ottanta , racchiudendo tanti musicisti diversi tra loro. Dopo una quarantina di minuti d’esibizione Roma si è ricordata di farsi sentire e con una leggera spruzzata di pioggia ha spaventato un’audience sempre più rapita. Ma fortunatamente è stato un attimo , e comunque Mertens , adeguatamente protetto dalla sovrastruttura del palco , ha continuato a snocciolare brani dal suo passato più o meno recente, includendo “Often a Bird “ da Jardin clos del 1996, “Not at Home” da At home – Not a home del 2001, “Holes in habit“ da When tool met wood del 2013 e concedendo al suo ultimo album in studio, “The Gate of the west“ uscito recentemente, solo un apparizione con “European grasses“. La sparring partner della serata, Liesbeth Baelus ha interagito bene col suo violino, cucendo quei brani che in studio avevano arrangiamenti più complessi , dandogli una buona omogeneità. Il bis è affidato ad un brano che Mertens dal palco ricorda essergli stato commissionato dallo stesso Auditorium , “Un respiro“ che esegue da solo mentre la Baeleus lo raggiunge per i brani che hanno regalato la popolarità al maestro delle Fiandre “The belly”, “4 mains “, “Close cover“ e “Struggle for Pleasure“. Roma può considerarsi soddisfatta.

Ugo Coccia

 

 

 

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