Stefano Tamborrino – Seacup
“Sono quasi Gesù, posso quasi camminare sulle acque”. E’ lo stesso Tamborrino a scrivere questa frase nel libretto del disco. Non pensiamo sia un impeto di immodestia, dato che l’ultima traccia ha come titolo proprio “Almost Jesus”. Compositore, batterista, protagonista anche alla voce e all’elettronica, Tamborrino ha pensato a una produzione dove gli archi sono protagonisti di una lunga suite dove l’elemento aquatico si insinua nei movimenti degli strumenti. Lunghe note (Coda), disegni talvolta spezzati dal ritmo (Olifante / The Kinzelman e Jakarta). Una costruzione complessa più vicina alla musica colta tra contemporaneità ed echi di secoli passati (Noli Me Tangere). Ambiziosa, ma efficace.
Dino Rubino – time of silence
Non sappiamo a quale silenzio si voglia riferire il pianista e compositore DIno Rubino con questo disco. L’impressione che abbiamo avuto è quella di uno stile basato sulla forza della melodia, su una formazione sostanzialmente tradizionale (quartetto con sax di Emanuele Cisi, contrabbasso di Paolino Dalla Porta, batteria di Enzo Zirilli), lontano da dinamiche forti e sperimentazioni esagerate che sono il contrario del silenzio. Così ci possiamo godere le dieci tracce, magari davanti a un camino, proprio per il loro modo elegante di porsi all’ascolto. Claire, Just Blue, Owl in The Moon, Willow Weep ne sono ottimi esempi.
Roberto Cipelli with Paolo Fresu – L’equilibrio di Nash
Di melodia ce n’è molta anche in questo lavoro del pianista Roberto Cipelli insieme alla tromba e al flicorno di Paolo Fresu (che, non dimentichiamolo, è l’anima di questa etichetta). E anche di eleganza da parte dei due musicisti, con quella di Cipelli evidenziata anche dal suono del pianoforte Fazioli. Il progetto del pianista vede la proposta di diciassette tracce tra originali e standard (tra questi alcuni brani di Claudio Monteverdi). Come spesso accade in queste pagine ci piace segnalare i primi, che denotano un musicista di grande esperienza: il canto di Donna Dona, il contrappunto di Strategia 1, 2 e 3, la solennità cantabile di Stillness (dove compare anche il Fender Rhodes), la traccia titolo.
Marco Bardoscia – The Future is a Tree
Le prime quattro tracce del disco del contrabbassista (in trio con William Greco al pianoforte e Dario Congedo alla batteria) sono dedicate alle quattro stagioni con il ciclo che parte dall’estate. Un modo per introdurci al tema dell’album: quello del rispetto per la natura e della visione piena di speranza di un futuro verde nel senso più ampio del termine Le stagioni, tempo cronologico, lasciano poi spazio ad altre tracce dedicate a quello meteorologico con l’elemento del vento in primo piano. Le stagioni formano una suite con molte idee melodiche e un dialogo efficace tra gli strumenti. Segnaliamo anche l’atmosfera brasiliana del Chorino delle foglie volanti e il ritmo di Segnavento per un lavoro complessivo di qualità.
Michele Manzotti
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Distribuzione Ducale Music
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