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Eleonora Bordonaro – Moviti ferma

1 dicembre 2020 by Marco Sonaglia in Dischi, Recensioni

(Finisterre)
www.eleonorabordonaro.com

A tre anni da ” Cuttuni e lamè”, torna Eleonora Bordonaro con un nuovo passionale lavoro, intriso di tutta la bellezza siciliana dal titolo “Moviti ferma”. Come spiega la Bordonaro, “Muvirisi” nel proprio dialetto non significa muoversi, ma restare. Quasi un ossimoro che svela il dualismo tra evolversi o resistere, tra partire e fermarsi. Il disco nasce come un’operazione corale ( anche nella scrittura delle canzoni), un racconto individuale che diventa possibile grazie alla collettività, il racconto di una terra magica, creativa che resiste a questi tempi incerti, un invito a muoversi senza cambiare. L’apertura del disco è trascinante con “Sprajammu di la luna” (“Sottomesse per amore della pace e vessate da questi quattro stolti, adesso che avete rovinato il mondo per favore fatevi da parte, siamo arrivate anche da lontano, consegnamo alla terra senno e sostanza, con gli occhi al cielo guardiamo lontano, piedi nel fango e coltello in mano”) un canto di lotta con un testo forte e un sound popolare con echi quasi dance sul finale, atmosfere più world per “Moviti ferma” ( “Ferma, resto ferma , non ho gambe, non ho braccia, solo la faccia è viva, piombo sulle spalle e catene sulla schiena”) con una splendida peformance vocale, Cesare Basile mette il suo zampino nell’arrangiamento della successiva ” Tridici maneri ri farisi munnu” (“Ballare con il vento, accendere il fuoco dei pensieri, dividersi il pane con gli uccelli, distendersi con la faccia nell’erba, ascoltare gli alberi”) una ballata delicata che elenca piccoli segreti di felicità, si passa a ritmi reggae per descrivere la complicità di due amanti lontani con “Cunurtatu”( “Lo so se la barba è cresciuta, gratta, sfrega, graffia l’orecchio, se il vento si immischia e copre la tua voce, mi trovo stordita, spaesata, frastornata”), più teatrale e originale come idea la successiva “A merca” che racconta di una scommessa tra un vecchio cacciatore e due amici al poligono, sapori balcanici per ” Omu a mari” (“Non è pesce che si pesca, non è pesce che si vende, non è pesce che si mangia, piuttosto è lei che ti mangia”) ispirata al romanzo ” Horcynus orca” di Stefano D’Arrigo, ritmi di samba con flauto e Hammond per “Picchiu pacchiu” che è una ricetta per melenzane, la voce narrante di Gaspare Balsamo ci introduce la processione di donne che all’alba vanno a svuotare i canteri al fiume in ” Menza spogghia” (“Ambulante cantero di creta, latina e vaso, la processione, di mala voglia e mezza spoglia, in una Via Crucis, la processione”) dove l’intensità del canto sofferto viene sorretto dalla sola chitarra classica, la successiva ” I dijevu di Vurchean” è un bizzarro esperimento che unisce la melodia di “Negrume da Noite” di Paulino Do Reco (un classico del repertorio di Bahia) con il testo ispirato da Saro Nievski (l’ultimo paladino degli ultimi di Catania) e da una poesia popolare in Gallo Italico di San Fratello, in provincia di Messina, chiude degnamente il disco ” Ramu siccu” (“Ma io vedo carbone per scaldarsi e sostanza per giochi nuovi, sostegno di travi e tramezzi, scala per guardare lontano, mette il desiderio sopra ogni cosa” un brano che si interroga sul tema della maternità. Un lavoro molto intenso nei contenuti e nella ricercatezza degli arrangiamenti, che come dicevamo sono il frutto di un lavoro corale, dove occorre almeno citare Puccio Castrogiovanni, i Lautari, Fabrizio Puglisi, Michele Musarra, Denis Marino e Agostino Tilotta. La Bordonaro ha voce sicura, appassionata, trascinante, adatta a cantare sia le pieghe dell’anima straziata, sia l’energia della propria terra, trovando sempre i giusti colori e le giuste armonie, confermandosi come la voce più interessante nell’attuale panorama della world music.

Marco Sonaglia

 

Tracce

Sprajammu di la luna

Moviti ferma

Tridici maneri ri farisi munnu

Cunurtatu

A merca

Omu a mari

Picchiu pacchiu

Menza spogghia

I dijevu di Vurchean

Ramu siccu

 

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