(Produzione indipendente)
Pagina Facebook Gennaro Ferraro
Il jazz… cosa c’è di più mutevole e uguale a se stesso del jazz. In fondo la sua prima caratteristica è l’improvvisazione, ma anche il rifarsi perennemente all’immutevolezza degli standard. Ma al tempo stesso, questi ultimi vengono, presi, cambiati, ripresi, riletti, analizzati, smembrati, ricomposti, per poi cercare di riprodurli come erano all’origine. Questa è una delle meravigliose magie del jazz. Puoi ritrovarti oppure trovare spunto per cambiarti. Sembra che questo sia il punto di partenza di Gennaro Ferraro, trombettista jazz, originario di Pompei ma ormai trasferitosi a Salerno da molto tempo. It’s Right è il suo disco d’esordio, che arriva dopo una lunga gavetta. «Dopo anni di studi e registrazioni in giro per l’Italia con vari artisti, ho sentito dentro di me di essere finalmente pronto a lasciare una piccola traccia del mio essere, inteso come musicista». E in effetti Ferraro dimostra di essere pronto a mettersi in proprio e lo fa seguendo una normale e collaudata prassi: confeziona un disco senza strafare. Sceglie una lunghezza giusta (circa 36 minuti per 6 brani), include standards e pezzi suoi, e si fa accompagnare da un piccolo gruppo di musicisti, quali Mario Nappi (pianoforte), Daniela de Mattia (voce), Corrado Cirillo (contrabbasso) e Luca Mignano (batteria). L’esordio del disco è affidato a Skydive di Freddie Hubbard, in cui Ferraro riconosce la figura di ispiratore dei suoi studi. A seguire troviamo il brano Lullaby (primo brano a sua firma): una tenera ninna nanna dedicata alla sua compagna (la cantante Daniela de Mattia), ma anche, con il suo incedere in ¾, alla serenità di trovarsi a casa dopo una giornata intensa. Il disco prosegue con due omaggi a Miles Davis (Milestones) e Benny Golson (I Remember Clifford, che a sua volta ricorda la figura di Clifford Brown, trombettista sempre poco ricordato), che bene metto in luce l’espressione timbrica dell’interpretazione di Ferraro. Theme for Daniela (secondo brano inedito) propone una ballata in forma di beguine lenta, dove la melodia è protagonista nell’incedere sonoro di Ferraro. Il disco viene chiuso da Speak Low (di Ogden Nash e Kurt Weill), brano scelto la sua struttura, dove sia negli stacchi ritmici che melodici, dà proprio un punto riassuntivo a tutto il percorso di ascolto dell’album. Gennaro Ferraro è sicuramente un nome nuovo nel mondo del jazz, ma ha le caratteristiche per poter intraprendere percorsi costruttivi e una carriera piena di soddisfazioni, avendo dimostrato di saper padroneggiare gli stilemi del genere. Sperando che abbia la forza, e il coraggio, di partire da It’s Right per osare ancora di più sul piano compositivo.
Riccardo Santangelo
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