(G.T. Music Distribution)
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Davide Cruccas dopo il primo ep uscito nel 2008 e anni di palchi tra l’Italia e Londra, ritorna con un nuovo disco dal titolo “Ballate fra terra e cielo”. Nove brani (composti interamente dal cantautore) dove Cruccas con la sua voce pulita, sicura, corretta ci porta verso sonorità tipiche d’autore, tenendo come riferimento alcuni nomi della scuola romana come Luca Barbarossa, Mario Castelnuovo e Stefano Rosso. Apre il disco la trainante “Storia di un cantante disoccupato” ( “Inizio a non sentirmi bene, dovrei gridare di più, ma star zitto forse conviene, mi guadagno un posto lassù, china è la posa, la natica schiusa, mi scappa una prosa, ma rime ne ho sprecate già”) che lascia il posto alla veloce “Nelle mie tasche” (“Grazie per questa giornata di sole per sempre la ricorderò, ho un libro nuovo e domani se piove di pagine mi coprirò, grazie per questa giornata di sole per sempre la ricorderò, voglio cantare ma non ho parole, domani le inventerò”) sostenuta dal violino. Intrecci di chitarra acustica e di violino per la delicata “Come Charlie Brown” (“Solo, sei rimato solo come Charlie Brown e credi ancora agli aquiloni e perdi al volo tutte le occasioni, forte, sei rimasto forte come Charlie Brown e credi ancora nella gente e non cadrà la tua stella perdente”). Un tappeto di Hammond racconta l’amore finito di “Un altro inverno” (“Strana città mi mancherai, ti parlerò non capirai che è troppo freddo questo addio e grande e sciocco questo sogno mio”). “Che me ne faccio” ( ” Che me ne faccio stanotte nel cielo, se la mia condanna è di strarmene al suolo, ma un giorno, ricordo, un centimetro buono, ho creduto di alzarmi in volo, che me ne faccio dicevi di questi vent’anni e ridevi, ridevi, poi alzavi il braccio alla luna e brindavi che favola eri”) è una delle canzoni più intense del disco, poi si passa a sonorità più cupe con lo sporco blues di “Siamo ancora vivi” (“Eravamo in mille, stretti nelle spalle, giusto un po’ di carne sotto questa pelle, merce da scambiare, ed eravamo in piedi a meno venti gradi con lo sguardo a terra come i peggio ladri e fretta di arrivare”) irrobustito dal violino di Pierluigi Cioci. Si prosegue con “Ballata fra terra e cielo” ( “Scappa il tempo dalle nostre mani, l’illusione che domani valga sempre un po’ di più, Ci godiamo insieme questo mare, questo vecchio dondolare, prima di saltare giù, sorella aspettami, giochiamo ancora un po’ di anni a nascondermi quanti ne passerò, madre, la musica ci porterà via per un attimo e per sempre qua..”) con batteria e violino in primo piano. Arpeggi di chitarra acustica e il violino struggente di Angie Rottensteiner ricamano la nostalgia in “Sogni sbagliati” (“Passa un ricordo e mi porto via, ho le ginocchia sbucciate, medaglia al valore al mio dire la mia, gli occhiali storti da troppa diottria, il fiato di quattro piani e l’odore di sugo di nonna Maria”), ” Il Re della pioggia” ( “Sono il Re di un bel niente, Re di tutte le cose, uno zingaro scalzo con in mano tre rose”) chiude il disco con ritmi di danza zigana. Un esordio brillante per Cruccas che si è avvalso della produzione esecutiva di Paolo Rigotto (che nel cd suona batteria, basso e tastiere) e le delicate illustrazioni di Lapones. Un disco diretto, senza fronzoli, che tocca varie tematiche, un onesto lavoro di artigianato che prosegue idealmente la lunga strada tracciata dalla canzone d’autore italiana.
Marco Sonaglia
Tracce
Storia di un cantante disoccupato
Nelle mie tasche
Come Charlie Brown
Un altro inverno
Che me ne faccio
Siamo ancora vivi
Ballata fra terra e cielo
Sogni sbagliati
Il Re della pioggia
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