(Iacobelli Editore)
www.iacobellieditore.it
Pagg. 320 + 32 a colori, Euro 20
Dopo il Giornale della mezzanotte partiva la sigla, Viaggiando di Roberto Colombo. Poi alle 5.45 della mattina l’ultimo conduttore finiva il suo turno. In mezzo tanta musica, scelta tra le forme ispirate dal linguaggio popolare (rock, blues, pop, jazz), facendo compagnia agli italiani che lavoravano e vivevano di notte. E la breve carta d’identità di Rai Stereonotte, protagonista di una stagione non solo dell’azienda pubblica, ma anche della vita personale di tanti ascoltatori. Persone accompagnate da un gruppo di voci notturne che proponevano suoni per passare le ore tolte al sonno. Un’epopea narrata in Rai Stereonotte – Il libro, curato da Giampiero Vigorito, una di queste voci notturne, ed edito da Iacobelli. Un volume con la prefazione di Carlo Massarini dove sono raccolte le testimonianze dei conduttori e i ricordi di coloro che sono scomparsi. E che in copertina ha la foto dell’album The Nightfly di Donald Fagen, un punto di riferimento o meglio un’icona per i dj notturni.
La storia di Rai Stereonotte fu originata dall’idea di un funzionario Rai illuminato e appassionato di musica: Pierluigi Tabasso, già inventore nel 1972 del programma radio Supersonic, e scomparso nel 2014. Era l’8 novembre 1982 quando Tabasso si trovava negli studi di Via Po 14 insieme a Stefano Bonagura. “C’era anche l’agitazione dei tecnici – raccontò in un’intervista al sito Il popolo del Blues nel 2010 – poi quando fu schiacciato il bottone e partì la sigla ebbi finalmente la sensazione che ce l’avremmo fatta”. Nei primi anni di attività La trasmissione dipendeva dalla direzione dei programmi per l’estero, che a parere di Tabasso non era in grado di gestire la musica dal vivo. Allora quella direzione curava il Notturno Italiano in onde medie che era una lunga trasmissione registrata di musica in bobine. Quindi furono scelte persone che provenivano dal giornalismo, da alcune radio di tendenza come Radio Blu e Radio Città Futura, o che erano collezionisti di dischi. L’idea era quella di far qualcosa di diverso dalle precedenti esperienze di Rai Stereo Uno e Due che si facevano concorrenza sullo stesso terreno rincorrendo le caratteristiche delle radio private. “I peggiori nemici li avevamo proprio in Rai. Già il fatto di essere in via Po isolati e in studi inadeguati era un chiaro segnale. Mi ricordo che, a differenza di quanto accadde a noi, per l’inaugurazione in pompa magna di Rai Stereo Uno e Due gli studi erano tirati a lucido. All’inizio ci dicevano “ma chi ve sente?” , poi quando sono arrivati i primi dati di ascolto incominciarono a temerci”. Sì, perché inaspettatamente il pubblico c’era e aumentava con il passare dei giorni e dei mesi tanto che l’esperienza durò fino al 1995: Tabasso lasciò mano libera ai conduttori sulle scelte musicali, ma li obbligò a un tono che non fosse elitario dato che la radio entrava nelle case di tutti. Iniziarono non solo ad arrivare lettere (che il funzionario leggeva prima di darle ai conduttori, dato che voleva rendersi conto quale tipo di pubblico seguiva il programma e che riscontro aveva il lavoro), ma gli ascoltatori portavano addirittura i pasticcini all’alba per conduttori e tecnici. Inoltre la musica proposta, proprio perché libera da ogni costrizione di scelte, aveva effetti inaspettati. Un giorno arrivò la lettera di un agricoltore della provincia di Latina che andava al lavoro molto presto: ringraziò il conduttore per aver trasmesso un brano che lo aveva conquistato. Era una traccia di Musica per aeroporti di Brian Eno (che l’ascoltatore indicò come “Ino”), dalla durata di ben dodici minuti.
Stramacci, Tabasso, De Pascale (Roma 2009, foto Michele Manzotti)
Il libro è la storia radiofonica di tante persone che dalle onde radio sono state, come voleva Tabasso, “francescanamente” al servizio della musica e degli ascoltatori. Erano quattro i conduttori per notte. Alcuni sono rimasti in Rai come Fabrizio Stramacci, che prese il testimone della supervisione nell’ultimo periodo di questa esperienza, altri hanno proseguito nel giornalismo o nel mondo musicale. Tanti non ci sono più da Maria Laura Giulietti a Ernesto de Pascale, Alessandro Mannozzi, Lucio Seneca, Maurizio Iorio, Giancarlo Susanna. A loro è dedicato un ricordo curato dagli stessi colleghi di microfono. La parte finale del libro è basata sulle testimonianze degli ascoltatori, tra cui nomi noti della musica e della cultura: Renzo Arbore, Claudio Baglioni, Edoardo Bennato. Eugenio Finardi spiega che dopo i suoi concerti faceva un altro viaggio musicale, Teresa De Sio la considerava una zona franca, per scrittori come Giancarlo De Cataldo e Sandro Veronesi era un appuntamento abituale. Quindi in tanti che grazie a una pagina Facebook hanno mandato il loro ricordo, legato a momenti di studio, di lavoro, ma anche di amore, di spensieratezza, di voglia di ascoltare buona musica.
Michele Manzotti
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