(Materiali Sonori Associated)
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I Whisky Trail si apprestano a compiere il 46° anno di attività. Per primi hanno toccato lidi sonori sconosciuti ai più, guardando verso l’Irlanda (ma in parte anche a certe forme di cantautorato anglosassone) e presentando brani world e celtic prima ancora che queste ultime due divenissero categorie specifiche. Il loro viaggio negli anni è stato costante da un punto di vista concertistico e discografico. Dalla formazione delle origini è rimasto l’arpista Stefano Corsi, che ha curato le musiche di questo disco. Oggi i Whisky Trail sono un trio completato da Valentina Corsi alla voce solista, all’armonium e al bodhran e Paolo Lamuraglia alla chitarra elettrica e alla voce. E’ proprio la presenza di quest’ultimo che conferisce un suono diverso dalla storia del gruppo, quell’elemento in più che permette alla formazione di affrontare il futuro rinnovandosi pur restando ancorata a un passato che l’ha caratterizzata per decenni. Tra gaelico e inglese la musica sottolinea liriche tradizionali o scritte dall’ex componente storica Giulia Lorimer, in un flusso melodico con temi riproposti durante il brano, una caratteristica ripresa dalle forme popolari. Gighe e reels, spesso presenti nelle incisioni ispirate al mondo celtico, lasciano spazio a musiche che permettono la narrazione o la evocano negli strumentali (come la traccia titolo). Chi vuole conoscere i nuovi Whisky Trail (con musicisti ospiti tra cui l’ex componente Lorenzo Greppi al dulcimer) può apprezzare il corso melodico evidenziato in brani come Cètamon, When Men saw the Stars, Laughing Song e la strumentale Saint Patrick. Il tributo alla forma della giga però non manca ed è posto alla fine, ma è molto più vicino alla musica antica rispetto a ciò che si è ascoltato sul palco nel folk revival in tanti anni. Una strada sonora su cui la formazione può costruire agevolmente un nuovo capitolo della sua lunga storia.
Michele Manzotti
Tagged Whisky Trail, world music