(New Model Label / Audioglobe)
Pagina Facebook Francesco Moneti
foto concesse dal musicista (c) Luca A.D’Agostino / Phocus Agency
Francesco ” Fry” Moneti è un eclettico polistrumentista che da tanti anni milita nei Modena City Ramblers, nella Casa del Vento e collabora con tante formazioni diverse, prestando sempre con generosità le sue note funamboliche. I tempi statici del Covid gli hanno permesso di terminare il suo lavoro solista, che aveva concepito negli ultimi due anni . Il risultato è “Cosmic Rambler”, con 12 brani completamente inediti. “This is the world we live in” che apre il disco, è una danza africana intrisa d’Irlanda con gli intrecci virtuosistici di violino e mandolino, Moneti si cimenta anche con il canto, facendosi coaudiuvare dalla voce e dalle parole di Francesco Di Bella (Ex 24 Grana), dalla chitarra di Alfonso Bruno e dalla pulsante batteria di Marco Confetti. “Before the Ghibli” è un piccolo frammento suonato con un Oud elettrico che richiama misteriosamente il deserto, un segnale radio disturbato ci porta verso suoni più arabeschi nella successiva “Electric Ghibli”. Si passa ad atmosfere diverse e più delicate con “Lorenzo the magnificent”, un brano dove convivono tre generazioni di Moneti : la voce del piccolo Lorenzo, il violino di babbo Francesco e il banjo di nonno Giovanni, con il risultato di un ritratto musicale dolcissimo. “African scars” è una ballad dal sapore africano, impreziosita dalla classe di Patrizio Fariselli con synth e piano. “A perfect storm ” è invece un brano più tirato, con mandolino, violino ed interessanti virtuosismi di chitarra elettrica. “The sun is just a dot” è una dichiarazione d’amore alla terra di Sardegna e il violino suonato alla maniera di una Launeddas ne ricorda gli odori, i colori, le tradizioni. “My sweet Tsunami” è sempre dedicato al figlio Lorenzo ed è ispirato all’universo musicale di Pat Metheny, i tamburi a cornice di Alfio Antico lo sostengono magistralmente con il figlio di Alfio aggiunge colori con il Dulcimer. “Jerulasem vibes” è un omaggio alla Palestina, alla bellezza dei suoni e delle anime di Gerusalemme con il violino in primissimo piano, “Vampireska” invece è un brano che era già uscito in un live dei Matti delle Giuncaie che viene riproposto in una nuova veste decisamente più balcanica e trascinante, il disco si chiude con “La valse du sang” un valzerino cullato dall’organetto di Daniele Contardo e da un violino completamente distorto a fare da controcanto. Un lavoro registrato molto bene, curato minuziosamente nei suoni, grazie anche alla co-produzione artistica di Gino Generoso Pierascenzi e dagli ottimi musicisti che hanno affiancato Fry. Ciliegina sulla torta, la colorata e fantascientifica copertina disegnata dal grande Daniele Caluri, fumettista per Sergio Bonelli Editore, Feltrinelli comics e Vernacoliere. Moneti si conferma un talentuoso polistrumentista e specialmente in questo lavoro da sfogo alla sua creatività, creando una cosmopoli sonora affascinante e contagiosa.
Tracce
This is the world we live in (con Francesco Di Bella)
Before the Ghibli
Electric Ghibli
Lorenzo the magnificient
African scars (con Patrizio Fariselli)
A perfect storm
The sun is just a dot
My sweet Tsunami (con Alfio Antico)
Jerusalem vibes
Vampireska
La valse du sang
“On the road” con Mcr, Casa del vento e tanti altri progetti, come nasce la voglia di fare un disco solista?
Gran voglia di novità e di altrettanta nuova linfa. Se ci pensi è un po’ che non esce un album di inediti delle due band dove milito, e io son un piccolo vulcano che tende ad annoiarsi a suonare sempre le stesse cose. In più avevo del materiale che mi ronzava in testa da tempo e per le casualità della vita ero entrato in connessione con due persone molto stimolanti ovvero Govind della New Model Label e Gino Pierascenzi che ha coprodotto assieme a me il cd. Spesso basta una scintilla per appiccare un incendio e questo è stato un incendio gioioso di note
Questo lavoro risente di vari stili musicali e ospita parecchi colleghi, allora è vero che la musica è l’arte dell’incontro?
Assolutamente si. La musica è condivisione e scambio di emozioni da sempre per me, però noto che spesso non è vissuta cosi,anzi. I musicisti e le band tendono spesso a crearsi attorno dei piccoli eserciti di “yes man”,a costruirsi delle piccole roccaforti nelle quali si rinchiudono a fare sempre le stesse cose per un pubblico compiacente e, tutto sommato, poco curioso. Io son l’esatto contrario e nel 2021 salgo sul ring contro me stesso e me ne esco con un cd strumentale che è un salto dal pianeta Saturno senza alcun paracadute!
Ci puoi parlare di quali strumenti hai usato nel disco?
Ho suonato davvero di tutto! Violino,chitarre d ogni tipo,oud, kalimba, flauti. Son passato da strumenti giocattolo per bimbi a pezzi di liuteria, ho registrato dei mazzi di chiavi a guisa di percussioni e giocato con campionatori, loop, elettronica. E’ stato un bellissimo gioco, perché la musica è anche gioco. Se ci pensi bene l’italiano è una delle poche lingue in cui il verbo “suonare” è bruttissimo, almeno per me. Pensa all’inglese ”to play”, al francese”jouer” o al tedesco”spielen”. E la musica è un bellissimo e, al contempo, serissimo gioco. Invece in italiano per le due azioni usiamo due verbi diversi e i musicisti non “giocano”. Forse è per quello che ci son cosi tante facce tristi tra i musicisti.
Hai affidato la copertina al disegnatore Daniele Caluri, sei appassionato di fumetti?
Il fumetto è più un amore giovanile ma una delle cose più appaganti che ho fatto ultimamente è stata suonare nel cd ”Mentre”di Giancarlo Berardi, l’autore di Ken Parker e Julia,di cui colleziono tutti i numeri Son amico di Giampiero Ubezio, uno dei disegnatori storici di Topolino e da ragazzino divoravo i fumetti Marvel e Alan Ford. Daniele Caluri è un mio coetaneo e ha un tratto meraviglioso che lo ha portato ad essere riconosciuto come uno dei più grandi fumettisti italiani. In più è toscano come me ed ha il mio stesso umorismo tagliente! Ti dirò che non posso leggere i fumetti di ”Luana,la babysitter” (anzi la “bebisitter” nel testo) in treno o in aereo perché esplodo a ridere anche se li ho letti e riletti tante volte. Quando mi son immaginato la copertina, ho telefonato al buon Caluri e dopo pochi giorni ha partorito quella meravigliosa tavola
Cinque dischi ideali da portare in un’isola deserta?
Questa davvero e’ una domanda che in termini di imbarazzo se la gioca con la più famosa:”vuoi più bene al babbo o alla mamma”. Scherzi a parte,in questo momento forse mi porterei 5 cd della Putumayo records. E’ un’etichetta di world music di ottimo livello che presenta artisti d ogni parte del globo e spesso ho trovato delle vere e proprie gemme nei suoi solchi ,penso allo scomparso Rachid Tua o tanti altri. Ecco, forse mi porterei dei dischi che mi potessero offrire un ventaglio di suoni dal mondo piuttosto che qualcosa di Tom Petty, che comunque adoro!
Marco Sonaglia
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