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Paolo Fresu – P60lo Fr3su

26 febbraio 2021 by Michele Manzotti in Dischi, Recensioni

(Tǔk Music / Ducale Music)
www.tukmusic.com
www.paolofresu.it

Auguri innanzitutto a Paolo Fresu per i suoi sessant’anni, con la ricorrenza che diventa un’occasione per nuovi progetti musicali e il recupero di incisioni rare. Questo box dell’etichetta della stesso musicista (arricchito di foto e dalla grafica molto accurata) riunisce infatti tre album corrispondenti ad altrettante esperienze diverse, una consuetudine del suo percorso artistico. Innanzitutto viene recuperato Heartland, un album uscito per la Universal Francia nel 2001 realizzato con David Linx alla voce e Diederik Wissels al piano. Al trio si era aggiunto  il suono di un quartetto d’archi e la ritmica composta da Palle Danielsson e dal compianto Jon Christensen  Un album che contiene a una fusione efficace tra improvvisazione, musica classica e canzone. Fra le tracce segnaliamo la stessa Heartland, Sleep (Emma’s lullaby) e la rivisitazione del tradizionale sardo Ninna Nanna Pitzinnu.

Tutt’altra ispirazione si trova in Heroes, che è un tributo alla musica di David Bowie originato da una commissione del comune di Monsummano Terme. Qui infatti l’allora sconosciuto cantante inglese partecipò a uno spettacolo nel 1969. Cinquanta anni dopo nella stessa località toscana si è tenuto il concerto dal titolo L’uomo che cadde sulla terra con Fresu che ha coinvolto Petra Magoni (voce), Gianluca Petrella (trombone ed elettronica), Francesco Diodati (chitarra elettrica), Francesco Ponticelli (contrabbasso e basso elettrico), e Christian Meyer (batteria) per un tributo che è poi stato registrato lo scorso anno. La lettura dell’ensemble affronta vari momenti della produzione del musicista inglese, da Space Oddity a uno dei suoi brani più recenti come Where Are We Now?. Un disco che presenta a volte sonorità elettroniche che contrastano con melodie conosciute da molti (un esempio è Let’s Dance) mentre in altri casi i brani si trasformano in ballate dal risultato affascinante come la già citata Where Are We Now?. Tra i pezzi più conosciuti di Bowie c’è Space Oddity, dilatata fino a 10 minuti di durata e pezzo di bravura dell’ensemble per atmosfere quasi esoteriche.

The Sun On The Son è invece dedicato al mare, al Mediterraneo che poi sbocca nelll’Oceano da cui si raggiunge il lontano Brasile. L’incontro in trio fra Fresu, Daniele Di Bonaventura al bandoneon e Jaques Morelenbaum al violoncello ci porta in un mondo di incontri pieni di fascino, tra melodie ispirate e armonie corpose. Ci sono pezzi di grande spiritualità come Eg-Gua/Laude Novella e Preghiera in gennaio di Fabrizio De André, o che invitano alla sanza come Un valzer a Lapedona e Un vestido y un amor, mentra l’anima canta con la nota O que tinha de ser di Jobim/Vinicius e Ar livre. Un’unione strumentale felice per un repertorio di originali di ottima scrittura e standard trattati con grande rispetto e amore.

Michele Manzotti

 

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