(La Tempesta Dischi)
Pagina Facebook Giorgio Canali
Foto Roberta Capaldi (1) e Mattia Zamagni (2)
Un anno fa si entrava nel Lockdown e tanti musicisti hanno deciso di scrivere canzoni pensando a future pubblicazioni discografiche. Giorgio Canali che è sempre un vulcano in piena, suonando a distanza con i fedelissimi Rossofuoco (Stewie Dalcol alle chitarre e piano, Marco Greco al basso e Luca Martelli alla batteria, percussioni e cori) e l’aggiunta di Andrea Ruggiero al violino) ha realizzato così un disco fiume con ben venti canzoni. L’apertura è subito di grande impatto con “Eravamo noi ” una mini storia del nostro paese sostenuta dall’arpeggio di chitarra elettrica con effetti e da un leggero synth (“Eravamo noi, ‘Non sarà più come prima’, il portavoce re del mondo legge la sua velina indicando col dito un altro Goldstein da odiare e i vecchi di sessant’anni con la paura di crepare”). “Nell’aria” (“Nell’aria mille cremazioni e ciminiere a milioni, turiboli laici delle santissime società per azioni e ultimo alito di disobbedienza civile sepolto con le museruole in un unico grande funerale”) è una ballad tremendamente attuale con armonica e chitarre. “Wounded knee” è un pezzo amaro con intrecci di chitarre distorte e di basso (“Vieni a sentire la grandine sui tetti di eternit il rumore che fa, vieni a vedere coi tuoi occhi l’imperdibile e unico tramonto della civiltà , se non ci abbattono prima o se un asteroide figlio della merda non si schianta sulla luna”). “Tre grammi e qualcosa per litro” è ben sostenuta dalla batteria, dal riff di chitarra e da alcune incursioni di armonica ( “La libertà di non essere schiavi, la serie A che ricomincia a giocare, la rivoluzione con cappelli nuovi, come si fa a non vomitare”).
“Circondati” (“Ma lo vedi? Siamo circondati, non ti accorgi che siamo noi, siamo noi i nostri peggiori nemici? E se ti guardi intorno, tanti schiavi felici, tu che dici di essere contro , ma contro chi? Dì buongiorno allo schiavo dentro di te”) è un’esplosione di chitarre elettriche. “Meteo in cinque parti” è una struggente ballad, piena di malinconia, scandita dal basso e dalle tastiere (“E il vento si porta via nebbia e pensieri, in un accesso di poesia ti porta nuovi amori , poi ti spettina un po’ e mi sembri più bella di ieri, mentre soffia e canta fra le foglie e bacia i fiori”). “Dodici” è ancora un’ondata di suono elettrico calzante ( “Anaffettivi asintomatici simulano empatia ma nelle loro parole solo paura e ipocondria, poi il terrore nucleare vintage, dalla capsula del tempo bambini che si accovacciano e si coprono aspettando il lampo”). “Canzone sdrucciola” è di una lucidità disarmante, con quell’arpeggio di chitarra ossessivo, il solo di chitarra straniato e le tastiere (“Chissà perchè non passano di moda mai le svastiche, chissà perchè gli idioti sono spesso in preda a crisi mistiche, chissà perché ci sono tanti fasci fra gli ex tossici, se non ci arrivi da solo, fottiti”) ”Requiem per i gatti neri” è uno dei capolavori del disco con la sua atmosfera cupa, notturna, surreale (” Una notte che non si trova niente, condannata a una lucidità deprimente, E i nottambuli ostinati , in una nuova resistenza, dietro la serranda abbassata all’orario di ordinanza.. E mentre l’insonnia dei tassisti rastrella gli ultimi scampati, nelle case rispettabili si fanno sogni prepagati e la sirena dei pompieri è un requiem per i gatti neri che si portano sfortuna e attraversano la strada distratti dalla luna”). ”Cartoline nere” (“Urla al cielo tutto lo zoo di Berlino e tutti i nove miliardi di nomi di Dio, poi entra in chiesa e si mette a fumare l’ennesima paglia davanti all’altare”) è un altro efficace spaccato di realtà. “Proiettili d’argento” ha un’atmosfera dark con l’incalzante batteria, le sfuriate di chitarre elettriche e l’incisivo violino (“Batte il tamburo veloce , batte il tamburo feroce, c’è la Digos che accoppa i lupi mannari nel segno della croce, proiettili d’argento e poteri speciali e noi, bestie senza pedigree che rifiutiamo l’amore, noi figli della fottuta notte , ci purificherà il sole”). “Rotolacampo” (“E quanto tempo ci vuole per far nascere un amore, quanto tempo per ucciderlo e poi dimenticare? C’è un tempo per amare , un tempo per star male, ora è tempo di andare”) invece è una ballad dylaniana con chitarra acustica, armonica, violino e percussioni, che chiude perfettamente il disco.
Canali ha realizzato un lavoro imponente, dove dentro nuota il suo universo, dalle chitarre distorte a momenti di grande atmosfera, dal punk urlato in faccia ai momenti più acustici. Una capacità di scrittura notevole, cruda, diretta, lontana dalla falsità, un grido di rabbia e disperazione per una società, soffocata da tanti, troppi poteri. Vi divertirete poi a cogliere le citazioni o le rivisitazioni di vari protagonisti della musica italiana. Giorgio Canali e i Rossofuoco sono tornati più carichi che mai, ci sono venti gemme da preservare e da portare dal vivo al più presto,
Marco Sonaglia
Tracce
Eravamo noi
Morire perchè
Nell’aria
Inutile e irrilevante
Wounded knee
Tre grammi e qualcosa per litro
Acompedì
Raptus
Circondati
Meteo in cinque quarti
Vodka per lo spirito santo
Dodici
Canzone sdrucciola
Viani avanti fischiando
Come quando non piove più
Requiem per i gatti neri
CDM ( Te la devo)
Cartoline nere
Proiettili d’argento
Rotolacampo
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