Tania Giannouli – In Fading Light (Rattle)
Di questa brava pianista greca avevamo già parlato su queste pagine. Oggi torna con un nuovo disco in trio dalla composizione inconsueta. Infatti ad affiancarla sono un trombettista, Andrea Polyzogopoulos, e il solista di oud Kriakos Tapakis. Questo porta a un intreccio sonoro di grande fascino, evocativo dell’anima mediterranea tra ritmi antichi e melodie cantabili, ma anche di assoli che sembrano recitativi. In questo disco sono tanti i brani degli di menzione: segnaliamo When Then, Hinemoa’s Lament, Bela’s Dance, Inland Sea che mostrano la bella ispirazione della scrittura della protagonista dell’album.
Nikol Bóková – Inner Place / Nikol Bóková- Unravel (Animal Music)
Presentiamo ora una pianista classica della Repubblica Ceca prestata al jazz, tanto da incidere due album in due anni che evidenziano questa doppia anima. In entrambi i casi è affiancata da Martin Koclán al contrabbasso e Michal Wierzgón alla batteria, che la sostengono nei momenti di improvvisazione, ma evidenziando anche le loro capacità strumentali. Questo specialmente in Inner Place, il debutto jazz della solista. Anche se è evidente la formazione classica, basti ascoltare brani come Happy to Be Three, I Guess So, Seven a dimostrare la validità della sua scrittura. Che in Unravel si misura con quella di autori classici come Rachmaninov, Ravel e Novák.
Susanna Aleksandra - The Siren (Eclipse Records)
Qui ci troviamo di fronte a una cantante che è di base in Estonia, un paese che in Italia non è particolarmente noto per una scena jazzistica che è invece piuttosto vivace. Susana Aleksandra si presenta in quartetto con il pianista Joonas Haavisto, Joonas Tuuri al contrabbasso e Ville Pynssi alla batteria. Nelle intenzioni è un disco jazz pop, ma quest’ultima caratteristica spesso e volentieri scompare a favore della prima con ottimi risultati. Sono molti i brani originali, sia di Aleksandra sia di Haavisto, con uno standard di Levant/Heyman e un brano folk finlandese; tra i primi citiamo Clumsy, Summer Came Early con Haavisto al sintetizzatore, e Let’s Call It a Day
Antonella Vitale – Segni Invisibili (Filibusta Records)
Torniamo in Italia con una cantane che stavolta si presenta in quintetto (Gianluca Massetti, piano, Andrea Colella, contrabbasso, Francesco De Rubeis alla batteria, Danielle Di Majo a sax e flauto). E’ la stessa Vitale a firmare sei tracce su otto (le altre sono Tu non mi basti mai di Lucio Dalla e Per me è importante dei Tiromancino) presentando un’ispirazione tutt’altro che banale e basata su sonorità evocative unite a una vocazione melodica molto spiccata, Una produzione che presenta momenti molto interessanti nell’equilibrio tra voce strumenti come l’iniziale Eschilo, Amara, Incoerenza, Segni invisibili.
Valentina Nicolotti – Calicantus (Emme produzioni musicali)
Proseguiamo un’altra cantante italiana che questa volta sceglie anche l’inglese come lingua per i suoi brani. Il suo quartetto è formato da Nicola Meloni a pianoforte e tastiere, Gianmaria Ferrario al basso e contrabbasso, Francesco Brancato alla batteria. Otto le tracce del disco, tutte originali, che mostrano un’attitudine particolare per il jazz senza perdere di vista un cantautorato che può portare a uno sviluppo jazzistico del singolo brano, Valentina Nicolotti sa costruire brani adatti alla propria vocalità, caratterizzata da eleganza stilistica. Citiamo tra i migliori Lying close to you, Calicantus, Briciole, Alice in Wonderland.
Valentina Marino – Quarantine Covers (piattaforme digitali)
Concludiamo accennando al lavoro della cantante jazz siciliana di base a New York, un progetto nato (come dice il titolo) in quarantena. Un prologo a un prossimo titolo di brani originali che ha già un titolo: East 75 th street, che ci auguriamo nasca in formato fisico. Interessanti le versioni della dylaniana Gotta Serve Somebdy, Dance Me to the End of Love di Leonard Cohen e di All I Want di Joni Mitchell.
Michele Manzotti
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