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Foto concessa da ufficio stampa Gdg
La sua è una miscela ben riuscita di vari generi: pop, folk, rock. Tanto da scomodare paragoni importanti di Oltremanica, a partire da Laura Marling. A tutto ciò si aggiunge una voce affascinante. Charlie Risso, cantautrice genovese è arrivata al suo secondo album, Tornado (etichetta Incadenza), inciso in lingua inglese
Questo è un album in inglese: lei vive tra Genova, Milano e Londra e le chiediamo soprattutto quanto la prima, una città che ha la musica nel suo Dna, ha condizionato la sua produzione.
«Le influenze genovesi sono tante. Ci sono gli ascolti dei cantautori fatti da bambina, ma al tempo stesso i miei ascoltavano anche tanta musica internazionale, e da lì nasce molta delle mia passione. Sono stata sempre attratta dall’Inghliterra, e dalla possibilità di raggiungere con la mia musica un pubblico più vasto grazie all’inglese».
La scrittura in questa lingua è stato un fatto naturale, o ha provato prima con l’italiano e poi con l’inglese?
«Sicuramente naturale, anche perché le prime canzoni che ho scritto a 18 anni contenevano una sorta di riservatezza che era filtrata verso gli altri grazie all’inglese. Nei brani racconto me stessa e questa scelta mi aiuta a non esternare completamente quello che sento. Poi c’è la musicalità dell’inglese che agevola la scrittura».
Parliamo di Londra, in quale ambiente ha deciso di muoversi?
«Le origini della musica pop inglese sono fantastiche, a partire dai Beatles. Parlando di artisti più recenti, sono attratta dai Radiohead, Al tempo stesso non posso rinnegare gli ascolti americani, quelli dove ci sono le atmosfere della musica celtica, che comunque arriva dalla Gran Bretagna».
Il suo album Tornado contiene otto tracce: chi l’ha affiancata nel lavoro di produzione e arrangiamento e quali musicisti suonano nel disco?
«Intanto ricordo il chitarrista Marco Ferretti dei Red Wine con cui sono andata in tour per tanto tempo e che aveva suonato in molte tracce del primo disco. Tornado è prodotto da Mattia Cominotto e dall’arrangiatore Tristan Martinelli. Ci sono diverse collaborazioni che sono originate da Genova: un mondo raccolto ma dove le esperienze vengono scambiate volentieri».
La copertina del disco invece viene dall’Inghilterra…
«E’ un dipinto realizzato appositamente dall’artista Jemma Powell, la cui produzione mi ha sempre colpito tantissimo. Avevo conosciuto prima suo marito, Jack Savoretti, inglese di origini genovesi. Le avevo commissionato un dipinto che è nella mia casa a Londra. Quando progettavo il disco, ho pensato a lei per la copertina».
Michele Manzotti
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