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Foto concessa da ufficio stampa
Molti lo conoscono per il programma 610 che da anni imperversa su Rai Radio 2. Altri invece lo hanno visto in televisione o a teatro insieme al compagno di gag e di microfono Lillo. Ma Claudio Gregori, in arte Greg, ha da anni la musica nel sangue. Una grande passione che lo ha portato a incidere un nuovo album, A Swingin’ Affaire (Highlights). Qui è affiancato dal trombonista Massimo «Max» Pirone e i suoi musicisti The Fatbones.
Innanzitutto ci può ricordare le sue esperienze musicali?
«Nascono nel 1978 quando mi esibii la prima volta nella palestra della scuola. In quell’occasione si formò il gruppo Bad Boy Blues Band. Nell’81 nacquero poi i Jolly Rockets, la mia prima band di Rock’n’Roll. Successivamente nel ’92 ho fondato con altri Latte e i suoi Derivati, mentre dalle ceneri dei Jolly Rockets si formarono i Blues Willies. Adesso, come gruppi a latere di Latte e i suoi Derivati con cui ancora mi esibisco, ho una formazione di Doo Wop (i Frigidaires) e una di Rockabilly (Rockin’ Revenge)».
L’album è invece con Max Pirone e i Fatbones. Come nasce la collaborazione e la scelta del repertorio?
«Con Massimo ci conosciamo dalla metà degli anni ’90, perché aveva collaborato proprio in un disco di Latte e i suoi Derivati con i successivi concerti fissati per il tour. Siamo rimasti in contatto perché condividiamo la passione per i crooners, i cantanti melodici swing-salottieri degli anni ’50 e ’60. Lui va matto per Frank Sinatra, ma ce ne sono tanti altri come Tony Bennett, Sammy Davis Junior, Dean Martin, Bobby Darin. Lo stesso Pirone un paio di anni fa mi propose di portare avanti questo progetto con la sua orchestra: per motivi di budget e spazio era difficile contare sull’intero organico. Quindi ha risolto il problema con due organici di sei elementi: uno di questi è i Fatbones con quattro tromboni come sezione fiati. Così abbiamo fatto un po’ di serate da lì è nata l’idea del disco, voluto fortemente da Francesco Comunale della Highlights che ha stampato il disco».
I brani delll’album sono quindi quelli dei crooners più famosi?
«Sì, un repertorio che era stato rodato nei concerti. Pirone ha curato gli arrangiamenti mentre in alcuni casi ho scritto i testi in italiano. Alcuni li ho adattati tenendo conto dell’argomento del testo originale. Ad esempio It Happened in Monterey diventa Accadde a Monterey. In altri ho stravolto completamente la storia giocando sulla fonetica e l’incastro delle parole e Ain’t That a Kick in The head diventa Love Story di rango B. Una serie di brani che ci siamo divertiti a realizzare e a incidere».
Michele Manzotti
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