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Siamo arrivati al terzo album dedicato a una trilogia programmata dal 2009, dedicata al futuro, Un progetto che Jon Boden ha tenuto distante dalle atmosfere dei Bellowhead e del duo con John Spiers, tenendolo per se stesso e condividendolo dal vivo con le varie formazioni dei Remnant Kings o dei Remnant Strings. Uno degli esponenti più in vista del folk britannico ha così pubblicato Last Mile Home, dopo Songs From The Floodplain e Afterglow. La presentazione, rigorosamente on line, si è tenuta davanti a una vecchia fattoria dismessa di Sheffield dove Boden vive, Insieme a lui il trio al femminile dell’attuale gruppo dei Remnant Strings. Una sede ideale per un’idea dei tempi che verranno basata sul timore, se non sull’angoscia, dei cambiamenti climatici e del loro effetto sulla vita dell’uomo, Eppure l’anima popolare è un ottimo modo per fronteggiare questo stato d’animo, esprimendo al meglio la capacità di raccontare storie, Boden apre con due brani da Songs From The Floodplain per poi iniziare con il nuovo repertorio. Brani intimisti per la maggior parte, di riflessione, sogno e speranza, ma che sono accompagnati da danze tipiche della tradizione britannica. Boden si esibisce a chitarra e concertina ed è affiancato in modo egregio da Lucy Revis al violino, Helen Bella alla viola e Morven Bryce al violoncello. Tra i pezzi ricordiamo le ballate Cinnamon Water, Dream of the Ocean, Under the Bow, lo splendido The Path quasi in forma di corale e la danza Come Out. In conclusione arriva la traccia titolo che conferma la voglia di ascoltare il disco e al tempo stesso di sperare nei concerti dal vivo.
Michele Manzotti
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