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Foto (c) Mark Allan/Barbican
Il Barbican di Londra ha aperto le sue porte. O meglio lo potrà fare dal 17 maggio con un doppio binario per gli spettatori: dal vivo e on line. Fino a quella data, quindi con i biglietti solo per la rete, segnaliamo il concerto del Modfather Paul Weller con la BBC Symphony Orchestra il 15 maggio, mentre il primo con la possibilità di entrare in sala o restare a casa davanti a uno schermo è quello con un monumento della musica britannica, la folksinger Shirley Collins il 23 maggio. Un modo dure di ascoltare dall’Italia ottimi concerti con riprese professionali e audio di ottimo livello. Abbiamo sperimentato l’ascolto da remoto di Live from the Barbican con il concerto jazz del batterista britannico Moses Boyd in sestetto. Produttore, compositore e bandleader. proveniente dalla zona sud di Londra, Boyd ha presentato materiale dal suo album solista di debutto del 2020 Dark Matter, pubblicato per la sua etichetta Exodus Records e accolto molto bene dalla critica. Boyd ha un suono molto elegante, poco propenso a puntare sulla potenza ma con una solida base tecnica. E’ un compositore che si inserisce perfettamente nel jazz attuale, anche se si percepiscono ascolti passati come dubstep, garage, funky. La formazione a sei interpreta molto bene questa visione: tre fiati con Donovan Guy Haffner, sax alto, Quinn Oulton, sax tenore e Nathaniel Cross al trombone, la chitarra di Artur (Artie) Adam Zaitz e soprattutto le tastiere di Renato Paris. Quest’ultimo rappresenta la codirezione musicale che permette a Boyd di lanciarsi in momenti solisti, e anche un’inventiva che deriva al pianismo jarrettiano. Tutto questo per brani di ottimo valore melodico e ritmico come Stranger Than Fiction, Only You, 2 Far Gone e la conclusiva B.T.B. in cui Boyd recupera schemi alla Dave Brubeck per trasformarli a modo suo. Un personaggio giovane molto interessante che speriamo possa far parte di cartelloni dei nostri festival.
Michele Manzotti
Tagged Barbican, jazz, Londra, Moses Boyd