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Si definisce una guida turistica pop rock. Perché alla sua attività lavorativa affianca quella di cantante e autrice. Claire (Chiara Becchetti) è italo-francese, nata a Firenze da madre francese e padre italiano. E questo l’ha portata ad affrontare la musica nelle due lingue. Dopo il suo album Deluxe (reperibile su Spotify con diciotto brani) è appena uscito il singolo Amori solitari, ovvero la traduzione della hit Amoureux solitaires di Lio.
Come nasce l’amore per la musica?
«Avendo la madre francese, sono cresciuta con dischi di artisti di quel paese e con quelli mi sono costruita la memoria musicale. Poi ho incominciato ad avere l’amore per la scrittura e quando lo faccio in francese sento di essere me stessa. Nel disco, per farmi capire meglio, ho fatto anche brani in italiano. Spesso ci sono traduzioni nelle due lingue di brani già conosciuti (Nel blu dipinto di blu diventa Dans du bleu du ciel bleu».
Quali artisti hanno fatto parte dei suoi ascolti?
«Le persone un po’ particolari, curiose. Per questo adoro mischiare i generi e non definisco il mio stile con un’etichetta tradizionale. Il mio mito è Serge Gainsbourg, un personaggio eccentrico, eclettico che ha fatto cose meravigliose, oltre che riuscire a fare cantare le donne che lo circondavano. Consiglio anche di ascoltare Edith Piaf, Françoise Hardy e Dalida»
Come ha realizzato le sue idee per le canzoni?
«In genere ho un approccio selvaggio con la musica, quindi sono stata fortunata. Tu veux ou tu veux pas, il mio primo singolo nel 2007, è stato arrangiato da Maurizio Bassi, musicista di grande esperienza. Io non avevo studiato musica, non pensavo di fare la cantante. Ma il contatto con i grandi per me ha voluto dire di più di una scuola di musica. L’ultimo brano ad esempio è stato realizzato in collaborazione con Rudy Marra che è un artista meraviglioso».
C’è un autore di riferimento che mette in musica i suoi testi?
«Sono tanti, da Marra a Raffaele Chiatto, Matteo Gaggioli (con cui è nato un brano perfetto come La chambre grazie a una base che ha preso forma in poco tempo), Simone Papi, Roberto Calonaci. Poi c’è Gianluca Pecchini, direttore generale della Nazionale cantanti che è sempre stato un mio sostenitore».
Michele Manzotti
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