(Maninalto-Believe)
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Giulio Wilson il cantautore-enologo fiorentino torna con un nuovo lavoro dal titolo quasi fiabesco. Tredici tracce scritte da Wilson, con la produzione artistica di Walter Sacripanti che nel disco suona la batteria, una confezione digipack con la grafica di Jennifer Greinschgl e le fotografie di Francesco Nerone. Il disco si apre con la delicata “I ricordi” (“Ricordi raccontati piano tra le foto in mezzo al marmo della gente che non c’è, sono fiori d’azzeruolo, sono un vecchio partigiano che racconta un po di se”) sostenuta dal pianoforte e con il tappeto di archi e fisarmonica che dona intensità. Tracce di synth e una chitarra acustica caratterizzano “Fido” (“Carlo è morto sotto i bombardamenti, mentre Fido è ritornato tutti i giorni, si sa che un cane non cambia i sentimenti e per questo l’ha aspettato, l’ha aspettato, l’ha aspettato per altri quindici anni”) una commovente storia di amicizia. Il frammento strumentale “L’organetto” ci porta a “Budapest” (“Un vecchio treno che non ritorna, l’ultimo abbraccio di un padre alla figlia qui a Budapest, lo sguardo di un bimbo che non ha capito parole gridate da un vetro appannato a Budapest”) un brano che musicalmente ricorda alcune cose di Cristicchi e racconta la storia del gelataio Francesco Tirelli, emigrato in Ungheria che nella sua gelateria salvò parecchie persone dalle deportazioni del maggio 1944.
Charango, percussioni, flauti di pan direttamente dagli Inti Illimani caratterizzano “Vale la pena” (“Vale la pena coltivare le piante, correre al vento su colline scoscese, aprire un libro chiuso in soffitta, sentirsi bene pure in minoranza”) una canzone di speranza con un ritornello che trasporta. “Finale all’italiana” è un reggae molto ironico, a tratti teatrale che vede Roy Paci ospite alla tromba, si continua con i ritmi trascinanti e ballabili di “Disamore”. L’atmosfera ritorna più soffusa, torna il pianoforte in ” I gatti di Magritte” (“Amanti di vecchie comari, immersi nei loro pensieri, esteti d’un certo bon ton, ascoltano al piano Chopin”) dove gli archi esplodono nel ritornello in odor di Jazz. “Romanzo epistolare” (“L’Italia innamorata di un soldato militare, si promisero la mano con lettere d’amore, oggi carte un pò in giallite ma che voglio custodire, perchè non c’è futuro se non sai ricordare”) è un bel viaggio nell’Italia di una volta ben arricchito musicalmente dai Musici di Francesco Guccini con le chitarre di Flaco Biondini, le tastiere di Vince Tempera e il sax di Antonio Marangolo. Le note di “Maremma Amara” sostengono la voce di Sandra Landi che declama il suo racconto di femminicidio realmente accaduto nella traccia “Ottavia” . Ancora un brano lento con “L’albero sognante” (“Quassù dove la pioggia ci può dissetare ed il fruscio della mia chioma al vento è un romantico vinile, quassù dove le stelle sono più vicine, dove c’è un albero che può sognare emozioni significative”) dove Wilson trova sempre il suo terreno musicale migliore. Il “Prologo” di violoncelli ci conduce verso il bellissimo finale con “L’amore dei nostri difetti” (“Cercami quando ci sono, curami quando sto bene, il tempo trasforma le cose che abbiamo vissuto, costruito insieme, poi separa le scene”) una struggente, a tratti disperata, storia di riconciliazione. Un disco curato negli arrangiamenti, cantato con uno stile personale che caratterizza ogni brano, dove Wilson unisce sempre una bella scrittura unita a raffinate melodie. In conclusione parafrasando Guccini: ci piaccion le fiabe, raccontane altre.
Marco Sonaglia
Tracce
I ricordi (Storia già vissuta)
Fido (Storia vera del cane di Borgo San Lorenzo)
L’organetto ( Piccola introduzione)
Budapest ( Storia vera del gelataio Francesco Tirelli)
Vale la pena (Storia di speranza con Inti Illimani)
Finale all’italiana (Storia nostrana con Roy Paci)
Disamore (Storia di una patologia condivisa)
I gatti di Magritte (Storia di felini e nostalgia)
Romanzo epistolare (Storia d’altri tempi con i Musici di Francesco Guccini)
Ottavia (Storia di un femminicidio con Sandra Landi)
L’albero sognante (Storia di coscienza vegetale)
Prologo (Di violoncelli)
L’amore dei nostri difetti (Storia di riconciliazione)
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