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Interviste

Patrizio Trampetti: “‘O Sud è fesso, ma forse no”

23 giugno 2021 by Michele Manzotti in Interviste

Ci sono cinquant’anni di musica e di teatro alle spalle. Patrizio Trampetti, ha voluto celebrare la sua lunga e bella carriera con ’O Sud è fesso (etichetta Finisterre) un nuovo disco di brani inediti. Un album che attraversa tutte le sue esperienze: la grande musica di tradizione con la Nuova Compagnia di Canto Popolare, di cui è stato uno dei fondatori; il rock e la canzone d’autore, grazie alla proficua collaborazione con Edoardo Bennato (è coautore di brani come Un giorno credi, Feste di Piazza, Roma, Donna di luna, Gurdallà), ma anche con Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Francesco Baccini, Amedeo Minghi, Gilberto Gil, Enzo Gragnaniello, Inti Ilimani e Letti Sfatti. Proprio Jennà Romano dei Letti Sfatti è spesso al suo fianco come coautore e musicista all’interno delle tracce.

Partiamo proprio dal titolo del disco

E’ una frase positiva e negativa al tempo stesso. Siamo un po’ ingenui credendo di essere più furbi degli altri. Siamo ladri di caramelle e non di cose più importanti. Siamo spacconi, ce la tiriamo perché pensiamo di avere una marcia in più. E’ sicuramente un luogo comune e ho voluto partire da questo. C’è anche la frase tipica conosciuta anche fuori da Napoli: “Ca nisciun è fesso”.

Come nascono le storie che ha messo in musica?

Io ho scritto sempre canzoni sin da quando ero ragazzino: poi ho incontrato i ragazzi della Nuova Compagnia e il maestro De Simone mentre mi stavo avviando a una carriera di cantautore quando avevo 18 anni. L’incontro con il progetto fu fulminante e ho lasciato perdere per anni quello che è stato il mio primo amore: scrivere le canzoni e cantarle. Il disco è una somma di tanti anni di scrittura, anche se alcuni brani sono più recenti.

L’inizio vede la presenza di voci recitanti…

Ho voluto omaggiare il teatro facendo recitare qualcosa da due attori importanti come Angelica Ippolito, che lavora con Carlo Cecchi, e Gianfelice Imparato, mio sodale con cui ho fatto diversi spettacoli. Villaggio Vomero, titolo del brano, è il luogo dove sono nato, con caratteristiche diverse rispetto al Vomero che si è sviluppato nel secondo dopoguerra.

Ha parlato di canzoni scritte anni fa, qual è una che le piace ricordare particolarmente?

Canzone ‘e niente viene da un provino che ho scritto nel 1983 destinato a farlo ascoltare a Pino Daniele. In quell’anno la Nccp lo contattò per la produzione di un disco: andammo da lui a Formia (ho anche dei provini fatti insieme) quando era già abbastanza famoso. Il disco non fu più fatto perché poi nella Nccp erano sorti alcuni problemi. Peccato perché il disco poteva rappresentare un rilancio del gruppo. Comunque ho recuperato questa canzone che ha suoni un po’ anni Sessanta. e mi faceva piacere fare quest’omaggio a Pino.

Tra quelle più recenti?

‘O mare invece è un brano nato insieme ai ragazzi di un centro di riabilitazione mentale e con Jennà Romano. Una bella esperienza con un seminario di sei mesi. la musica è salvifica per noi che la facciamo da quando siamo nati, ma anche per chi ha problemi, In questo anno e mezzo in cui non ci siamo visti il direttore di questi centro mi ha detto che i ragazzi non vedevano l’ora di ricominciare.

Nel disco si ascolta anche la voce di Fausta Vetere, sua collega nell’esperienza della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Come è stato questo incontro?

Non ho mai perso i contatti con Fausta che recentemente ha passato un momento molto difficile dopo la scomparsa del marito e collega musicale Corrado Sfogli. Oltre a esserci sentiti abbiamo fatto qualcosa insieme negli anni, e prossimamente faremo un omaggio a Sfogli e a Carlo d’Angiò. Saranno insieme a noi anche Eugenio Bennato e Giovanni Mauriello. Va comunque detto che negli ultimi anni, stavo un po’ stretto nella Nccp, anche perché non ci stavamo rinnovando.

Però vi siete imposti nella scena musicale italiana dei Settanta. 

La società era diversa: c’erano degli stimoli sociali e artistici che ti davano la possibilità di portare avanti le idee. Tutto era in continuo fermento. Nel 1971 facemmo una Piedigrotta, la festa popolare di Napoli dove c’erano i cantanti più famosi. Ci presentammo tutti con le camicie bianche, e poco dopo fummo fischiati sonoramente. Rompevamo quella monotonia e il perbenismo non solo di Piedigrotta ma anche del Festival di Napoli.  Siamo partiti dal basso in spazi alternativi. A Firenze ricordo il Rondò di Bacco e l’Sms Andrea del Sarto. Ci esibivamo davanti a 100 persone e venivamo pagati 50mila lire con cui coprivamo le spese. Nella nostra città c’era il Teatro Instabile dove ci venne ad ascoltare Eduardo De Filippo. A lui piacemmo talmente che ci propose al Festival di Spoleto, un’occasione di aggregazione culturale molto forte.

Una platea importante. Quando è stato?

Abbiamo fatto un primo festival nel 1972, un altro nel 1974 dove presentammo un pezzo di teatro popolare che si chiamava la Canzone di Zeza e infine nel 1976 con la Gatta Cenerentola, Era tutto molto più semplice: il direttore artistico Romolo Valli si entusiasmava e ci scritturava, Non come oggi in cui devi far parte di un certo giro, Pensi che nel 1974 in Zeza, che era una rappresentazione un po’ carnevalesca tratta dalla tradizione campana, con noi a fare Pulcinella c’era Edoardo Bennato

Torniamo al presente, sta programmando dal vivo i brani?

Questo è un disco che avrà un anno di produzione. I canali sono lenti da sviluppare, non sono un nome particolarmente popolare. Però in inverno sono previsti concerti.

Anche il finale del disco è affidato a una voce recitante come quella di Sandro Ruotolo

Mi sono ispirato a  Lacrime ‘e cundannate, dedicata a Sacco e Vanzetti. Parlando con Sandro mi segnalò che esistevano lettere di giovanissimi condannati a morte dai nazisti, Una situazione molto commovente. perché nelle lettere si salutano i genitori, i fratelli e le sorelle prima di andare a morire .Io ho aggiunto dei versi in napoletano, Su questo brano, insieme ad altre canzoni di impegno civile, faremo uno spettacolo di teatro e musica insieme.

Michele Manzotti

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