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E’ arrivato il momento di Pistoia Blues 2021, l’edizione dedicata agli Storytellers italiani. Ad aprirla l’8 luglio è Filippo Uttinacci, in arte Fulminacci di cui abbiamo recensito su queste pagine l’album Tante care cose.
Abbiamo ricominciato finalmente ad ascoltare musica dal vivo, come si presenterà davanti al pubblico?
Innanzitutto non vedevo l’ora di risalire su un palco dopo quasi due anni. Mi presento con il mio gruppo che è lo stesso dall’inizio, cinque elementi in totale in tour in città piccole e medie, mentre il tour invernale sarà in club delle città più importanti, Avremmo l’occasione di visitare luoghi poco inflazionati.
Ritorniamo al disco: nelle tracce si ascoltano tante influenze, ma soprattutto alla fine si ascolta Fulminacci. Quali sono state le sue ispirazioni?
Il primo ascolto che ho fatto in modo analitico è stato quello dei Beatles, quando i miei genitori me li hanno in pratica insegnati. Lì mi sono innamorato della musica e ho capito che mi sarebbe piaciuto molto farla come attività. Nel caso dei Beatles c’è un grande esempio di vastità e varierà, oltre che qualità costante, indipendenza e pensiero di gusto. Poi da adolescente mi sono innamorato dei cantautori italiani degli anni ’70 quindi Dalla, De Gregori, Venditti, Guccini che mi hanno accompagnato molto durante la crescita, mi hanno insegnato a parlare della vita. le piccole cose di tutti i giorni e che riguardano Roma nello specifico. Per il resto ascolto tutto ciò che mi venga proposto, sono molto vario, sono un fruitore delle piattaforme digitali che offrono tanta varietà e riesco a trovare cose molto belle.
Come era nata la decisione di portare un disco a qualcuno per iniziare la sua attività?
Sono quelle cose che non controlli mentre stanno per succedere. Nella mia vita mi stavo occupando di altro, ma scrivevo comunque delle canzoni. Di alcune di esse mi vergogno, altre invece le ho fatte ascoltare alle persone più care e mi hanno incoraggiato per vedere cosa potevo fare. In linea con la mia generazione non ho fatto la gavetta nei locali ma nella mia cameretta facendomi canzoni e bozze di arrangiamento. Il mio primo disco è nato chiuso in una stanza,.
Ha citato Roma, quanto le dà la sua città ai suoi brani? Parlo di spunti non solo musicali, ma caratteriali.
Roma è una città che fa molto parlare di sé e anche nelle canzoni è bello ispirarsi alla sua atmosfera, per le sue mille sfaccettature. Puoi amarla, ma ti può anche dare fastidio per il gran traffico. Però c’è storia, arte, luce. Difficilmente la abbandonerei e forse è dovuto al fatto che abito in periferia e forse sono quasi un turista quando vado nelle zone centrali, le vedo con un occhio un po’ stupefatto. E quindi è una città che mi fa venire voglia di scrivere. Dicevo del traffico, dove rimango per ore e quindi posso fare tutte le mie elucubrazioni mentali.
Tra l’altro il video di Tattica la vede proprio bloccato nel traffico in piena estate mentre la gente si dirige verso il mare. Nasce come possibile brano estivo?
Può essere considerato estivo perché è allegro e fa venire voglia di ballare. E’ facilmente ambientabile in estate ed è un brano positivo. Probabilmente l’ho scritto in inverno, condizionato proprio dallo stare chiuso in auto.
Sarà a Pistoia Blues anche se quest’anno è dedicato ai cantautori italiani. Il blues fa parte dei suoi ascolti?
Senza dubbio fa parte della mia formazione musicale perché ho cominciato a studiare la chitarra elettrica facendo il giro di blues affrontando la scala pentatonica per improvvisarci sopra. Quella è stata la prima parola relativa alla musica che ho imparato e il primo genere che ho avuto la possibilità di affrontare.
Michele Manzotti
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