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Fotoservizio (c) Sebastian Wołosz
Un esperimento, un modo di coinvolgere musicisti di vari paesi. Un modo di intendere il jazz come scambio di esperienze e modo di condividere il concetto di sonorità. L’idea è stata lanciata dal tenorista polacco Sylwester Ostrowski con la collaborazione del chitarrista italiano Francesco Bruno, il quale abita ad Anzio, nella località in provincia di Roma dove si è tenuto l’Italian Jazz Gala: A Night in Anzio. Il luogo individuato è stato un club sul mare, l’Abbraccio con uno spazio apposito per i concerti a forma di anfiteatro
Sylwester Ostrowski, come ha avuto l’idea di coinvolgere musicisti di vari paesi per questa serata?
Conosco ognuno di loro da un paio d’anni, con alcuni ci ho lavorato, ma con altri suonerò stasera per la prima volta come nel caso di Igor Gutman, Camilla Thurman e Alexander Beets. E una sorta di riapertura dopo il periodo del covid, o almeno spero sia così. Lo penso come un concerto celebrativo per godere insieme della musica e per festeggiare l’amicizia. I mesi della pandemia ci hanno insegnato che non c’è un’alternativa al fare musica insieme. La separazione, la distanza sociale, la chiusura non sono situazioni che sostituiscono la vita reale. Questa è la ragione per cui siamo qui a celebrare la musica e l’amore per la vita. Anche un modo per approfittare di questo momento sperando che duri a lungo,
Per quanto riguarda il repertorio avete scelto standard o brani scritti dai lei e dai suoi colleghi?
E’ una notte speciale qui ad Anzio, un’occasione di stare con gente meravigliosa. Ma non siamo una band regolare, è un progetto speciale con tante partecipazioni. Così abbiamo pensato a un programma di originali e grandi classici. Ognuno degli ospiti ha poi scelto un brano con cui presentarsi al pubblico.
Lei ha parlato di musicisti amici, ma forse non è stato facile in questo periodo di organizzare tutto e fare in modo che i colleghi arrivassero a destinazione. Per quanto tempo ha lavorato a questo appuntamento?
Devo intanto ringraziare Francesco Bruno e sua moglie oltre a Massimiliano, il gestore di questo club. Ho iniziato a pensarci a febbraio. Inizialmente volevamo produrlo a Stettino, in Polonia, la mia città dove dirigo anche un festival jazz. Ma in aprile siamo venuti in Italia a salutare gli amici e Francesco ci ha portato qui a cena. Il posto ci è piaciuto e abbiamo deciso di fare il concerto a L’Abbraccio, anche per l’ambientazione. Il concerto sarà filmato per poi essere trasmesso in streaming nella piattaforma americana Jazz Corner, visibile in tutto il mondo, a partire dal 14 luglio. La registrazione vuole immortalare una all star band. Lo scopo di ognuno è quello di suonare al meglio per evidenziare l’ambientazione: la star più grande è Anzio.
La line up è interessante, forse il suono uscirà fuori stasera per la prima volta
Abbiamo fatto una prova ieri sera. Capiremo la direzione nella nostra musica una volta che avremo iniziato.
Francesco Bruno, lei è stato più volte ospite delle nostre pagine con i suoi dischi. Su quali progetti sta lavorando?
Uno è riferito all’ultimo disco, Blue Sky Above The Dreamees. L’altro si chiama Remember ed è un progetto multimediale ispirato alla poesia di Primo Levi e che faremo prossimamente a Nettuno. E’ uno spettacolo che ho ideato insieme al giornalista israeliano Adam Baruch che aveva già conosciuto il mio precedente progetto su Tiziano Terzani Le parole altre, ed era rimasto entusiasta. Lui inoltre dirige un festival dedicato a uno scrittore scomparso che non tratta solo cultura ebraica ma anche jazz. E così è nata una lettura multimediale diversa da quella che a volte è troppo retorica su queste tematiche drammatiche. Lo spettacolo è basato su poesie di Levi in cui lui si lascia andare a livello interiore e umano, come in quelle d’amore. Insieme a me c’è l’attrice Silvia Lorenzo, i musicisti Marco Rovinelli e Luca Bulgarelli e i video di Iginio De Luca in collaborazione con Giovanni Bruno e gli allievi dell’Accademia di Belle arti di Frosinone.
La serata
Gli altri musicisti partecipanti a A Night in Anzio, tutti provenienti da varie nazioni, erano Igor Butman (Russia), sax tenore, Camille Thurman (Usa), voce e sax tenore, Alexander Beets (Paesi Bassi), sax tenore, Freddie Hendrix (Usa), tromba, Jakub “Mizer” Mizeracki (Polonia), chitarra, Albert Bover (Spagna). pianoforte, Endea Owens (Usa), contrabbasso e Owen Hart jr (Usa) alla batteria. Il repertorio scelto, tra originali e standard, ha seguito una linea musicale di omaggio al bop e a una composizione che conseguentemente ne seguiva la linea strutturale. Il fatto di non presentare soluzioni stilistiche nuove o sperimentali non ha certo condizionato il risultato musicale della serata. Anzi ha contribuito ad ascoltare come scuole diverse leggano e reinterpretino insieme la stessa linea musicale. Lo strumento principe della serata è stato il sax tenore con i quattro solisti che si sono alternati nei vari brani: Thuman è anche una bravissima cantante, menre Butman ha lanciato le proprie note verso momenti virtuosistici senza dimenticare la cantabilità del brano (in Our Day Will Come), Beets ha invece virato sull’eleganza per caratterizzare uno standard quale Sunny. Entusiasmante è poi stata la proposta di Cheese Cake di Dexter Gordon con i quattro tenoristi insieme ad alternare una sezione compatta ai momenti solisti. Tra i protagonisti non possiamo non citare Hendrix alla tromba. In Italia siamo abituati ai suoni melodici, soffusi della nostra ottima scuola che spesso si rivolge al flicorno per evidenziarli.
Nel suo caso invece abbiamo ascoltato una brillantezza e un’energia che modernizza una tradizione molto forte con risultati di grande impatto sonoro con conseguente coinvolgimento del pubblico, E anche la sezione ritmica non è stata da meno con la potenza della contrabbassista Owens e i giusto equilibrio tra precisione e fantasia del batterista Hart. E’ doveroso anche ricordare Francesco Bruno, che con Voyage ha incrociato il suo stile con quello del giovane collega polacco Mizeracki. Gran finale con Now’s The Time di Charlie Parker e aria di festa con soddisfazione di tutti, ma soprattutto di Ostrowski, un perfetto padrone di casa sul palco e un direttore musicale autorevole e generoso con i colleghi.
Michele Manzotti
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