Laura – Quiet Land (Glm Music / Edel)
E’ l’album di debutto, ma la tedesca Laura Kipp ha già avuto il plauso di un personaggio come Quincy Jones per la sua voce al festival jazz di Stoccarda. Cantante e occasionalmente pianista, Laura ha affidato le sue liriche alla musiche scritta da Jens Loh, bassista della sua formazione. Il risultato è un album ben costruito con un’atmosfera legata alla canzone anglo americana. Brani in inglese e francese tra cui evidenziamo la traccia titolo, Jardin du Luxembourg, Sassy dal sapore soul, la ballata folk All we ever tried.
Nikol Bóková - Prometheus (Animal Music)
Ritroviamo con piacere la pianista della Repubblica Ceca che proviene dalla classica e che ha trovato nel jazz un modo originale per proporre la sua visione musicale. In Prometheus si presenta in quintetto dove spicca per originalità sonora il corno francese di Radek Baborák. I suoi sono brani dalla struttura solida che si basano su armonie ben distinte che fanno da base al gioco di improvvisazioni di tutti i musicisti. L’inizio è esaltante con A Star-Trodden Way e la traccia titolo, con Lightness of Space e Peaceful Ride tra i brani da ricordare.
Franca Masu – Cordemar (Aramusica-Wmusic)
Torniamo in Italia e più precisamente nella Sardegna dove si parla catalano, ad Alghero. La cantante infatti ribadisce questa particolarità linguistica nei testi dei brani e nelle note del disco. Un album che alterna originali in catalano (scritti in collaborazione con il chitarrista Luca Falomi e il contrabbassista Salvatore Maltama) a standard in italiano, spagnolo e portoghese. Un bell’esperimento in una lingua che ricorda quella d’oc dei trovatori medievali, e brani affascinanti come la traccia titolo, Amb tu sense tu, Al càntal, in un Mediterraneo che sa guadare lontano come gusto musicale.
Daniela Spalletta – Per Aspera ad Astra (Trp music)
In questo disco la cantante compositrice compie una ricerca sonora molto accurata servendosi di un combo (Seby Burgio al piano, Jani Moder alle chitarre, Alberto Fidone al basso, Peppe Tringali alla batteria), un’orchestra d’archi e la sua voce che spesso spinge nel registro alto, modellandosi con gli strumenti, in brani con testi in inglese. Un’atmosfera che a volte ricorda il tardo prog o la world music, ma che resta ancorata a un jazz ben cesellato dal lavoro di tutti i musicisti. Tra i brani più interessanti Samsara, Power Flow-Er, Yasam, la traccia titolo posta nel finale.
Sara Battaglini – Vernal Love (Auand / Goodfellas)
Concludiamo con un’altra cantante compositrice che si è avvalsa di una formazione di lusso a partire da Simone Graziano al pianoforte e alle tastiere. Anche in questo caso troviamo un lavoro molto attento alle sonorità e alle armonie che sorreggono la voce e i testi di Battaglini. Le melodie si muovono con grande sicurezza in sentieri accidentati da intervalli e turbolenze sonore, dando ordine a un caos solo apparente. Sperimentazione felice per un disco con momenti da sottolineare come Siren, Birdcage, Am I hysterical?, Dialogue.
Michele Manzotti
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