(M.C. Records)
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Anche in Italia Guy Davis ha ormai una familiarità. Non si contano le volte che è venuto per concerti nei club, nei teatri, ai festival, con in più una stretta collaborazione con l’armonicista Fabrizio Poggi solidificata con un disco e riconoscimenti vari anche internazionali. Nato a New York è un figlio d’arte, suo padre è lo stimatissimo afroamericano Ossie Davis, regista, produttore, attore, attivista politico e per i diritti civili. Anche Guy ha avuto un passato di attore in teatro, interpretando fra le varie la figura di Robert Johnson, ma la sua vita è da sempre con uno strumento a corda fra le mani, chitarre o banjo, con i quali ha inciso più o meno una quindicina di dischi, rimanendo soprattutto fedele ad una condizione acustica dove le radici sono continuamente toccate con rispetto per una spinta progressiva ben disposta ai nostri tempi. Il titolo del suo nuovo disco, sii pronto quando ti chiamo, porta a pensare ad una valenza sacra, essendo una frase riferita a dio e che si trova in alcuni gospel, impronta stilistica da sempre tenuta in considerazione da Guy Davis, ma mai totalizzante nel suo idioma, dove è sempre l’anima blues a prevalere. Sacro, profano, comunque la si voglia mettere non si può perdere l’occasione di ascoltarlo di nuovo, con quel suo bagaglio di coerenza, determinazione e facilità espressiva, laddove il canto ha sempre quei toni caldi e rochi e le cromature chitarristiche mutano a seconda delle narrazioni che esterna. La chiamata a salire a bordo di un’altra sua nuova e bella avventura discografica è con l’armonica alla quale aggiunge, il banjo, la chitarra e il canto, e via con Badonkadonk Train, seguito dalla bellissima ballata, Got Your Letter In My Pocket. Un frammento sacro è God’s Gonna Make Things Over, dove Guy Davis racconta di un ennesimo orribile episodio razzista avvenuto negli anni venti del novecento. La title track è una delle quattro tracce, compresa l’unica cover in scaletta, Spoonful, dove senza mai eccedere, manifesta una condizione elettrica, aiutato da validi musicisti. La tematica di Palestine Oh Palestine è già palese nel titolo, un suo punto di vista circa un luogo e un popolo ancora violentati, una toccante ballata dove Guy Davis si fa accompagnare da altre voci, e di ballata si parla ancora nella elettroacustica 200 Days. L’anno prossimo diventerà un settantenne, ed è in buona compagnia insieme a Eric Bibb e Keb’ Mo’, tre presidi che continuano a garantire buoni impulsi musicali e sociali.
Silvano Brambilla
Tracce
Badonkadonk train
Got Your Letter In My Pocket
God’s Gonna Make Things Over
Be Ready When I Call You
Flint River Blues
Palestine Oh Palestine
I Got A Job In The City
I’ve Looked Around
Spoonful (It’s Alright, It’s Alright)
200 Days
I Thought I Heard The Devil Call My Name
Every Now And Then
Welcome To My World