(Bloos Records / Ird)
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Martin Scorsese è stato il coordinatore della serie, The Blues, per celebrare i cento anni dalla nascita della forma musicale afroamericana (1903-2003). Sono sette documentari curati da vari registi. Scorsese si è occupato di, Feel Like Going Home, un viaggio a ritroso nelle radici, dal Mississippi al Mali, dove ha coinvolto come “guida” Corey Harris. Ottima scelta, perché il suddetto bluesman ha sempre setacciato la cultura black, dalla musica africana, al blues neroamericano, al gospel, al reggae, fin dal suo esordio su Alligator nel 1995 con, Between Midnight and Day, divenendo disco dopo disco uno dei più credibili portavoce e un punto di riferimento non solo per le nuove generazioni. Non si è mai fermato però al solo aspetto musicale, Harris si è dedicato molto anche ad una formazione intellettuale, si è laureato nel 1991, è stato insignito di un dottorato onorario nel 2007, ha ricevuto una borsa di studio per materie linguistiche in Camerun, ed ha insegnato lingue in un distretto scolastico in Louisiana. I suoi due percorsi qualche volta li ha incrociati nei dischi e nelle varie dichiarazioni. Corey Harris ha vissuto per qualche anno anche in Italia, ad Atri, in Abruzzo, e proprio li nello scorso Maggio, prima di tornare ad abitare in Virginia, ha registrato del materiale per il nuovo disco, dopo tre anni, grazie all’intraprendenza di Simone Scifoni, musicista, produttore discografico e boss della Bloos Records. Fa piacere vedere che la sua rinascita discografica sia stata in Italia, ma con il pensiero rivolto ai fatti accaduti quel 6 Gennaio 2021 quando assaltarono il Campidoglio degli Stati Uniti. Rimase molto colpito da quell’episodio. Nel disco però non ci sono blues che parlano esplicitamente del fatto, l’unico segno evidente potrebbe essere il disegno in copertina che, a meno di smentite, è un ritratto del Campidoglio americano. E’ palese quanto Corey Harris sia immerso nelle radici africane e nella tradizione neroamericana, e in questo disco lo ha ribadito, ripassando alcune cover e qualche traditional in maniera ancora più essenziale e immediata, solo voce e chitarra acustica, e solo due ospiti separati in due pezzi. Tocca con due traditional il gospel, Twelve Gates To The City, e By and By. Poi con personalità ha riletto, Some Of These Days, dell’indemoniato Charley Patton, Special Rider Blues, del conturbante Skp James, Boats Up River, del rassicurante John Jackson e That Will Never Happen No More, dell’affascinante Blind Blake. Belli i duetti, rispettivamente con Lino Muoio al mandolino in, When Did You Leave Heaven, e con l’armonicista Phil Wiggins nello strumentale autografo, Afton Mountain Blues, così come è notevole l’intensità al canto e passaggi di chitarra acustica che Corey Harris pronuncia nella title track. Infine l’Africa, all’ammaliante indirizzo delle sonorità maliane, i due strumentali, Toubaka, e Sunjata, e l’autografa Mama Africa con canto. Questo è uno di quei dischi a cui va incollato il termine in lingua inglese, less is more! Per dovere di informazione segnaliamo che il disco è distribuito in Italia da Ird, in Europa dalla Bloos Records e negli Stati Uniti e resto del mondo, dalla M.C. Records.
Silvano Brambilla
Tracce
Twelve Gates To The City
Some Of These Days
When Did You Leave Heaven
Toubaka
Mama Africa
Special Rider Blues
Sunjata
(interlude)
Insurrection Blues (Chickens Come Home To Roots)
Boats Up River
By And By
You Gonna Quit Me Baby
Afton Mountain Blues
That Will Never Happen No More
Scottsville Breakdown
Tagged blues, Corey Harris