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Dopo due anni si è tornati finalmente in presenza. Da Bruxelles a Budapest, grazie allo staff dell’Hungarian Heritage House (Hagyományok Háza) che in soli due mesi ha accolto delegati da tutta Europa nella propria sede al centro di Buda (nella foto 1 di Laura Ambrus). Un palazzo affascinante che contiene sale, archivi storici, spazi per esibizioni musicali e di danza. L’European Folk Network ha così riacceso i motori dopo le sessioni da remoto della scorsa primavera, Confronti, scambi di opinioni, conferenze, momenti conviviali: tutto ciò ha contribuito a ripartire verso una rete che valorizzi la musica popolare. Manca ancora il manifesto su cui l’associazione, che ha sede a Bruxelles, sta lavorando da qualche mese, ma la pandemia ha rallentato il programma. Anche i delegati presenti sarebbero potuti essere di più: chi non è arrivato a Budapest ha potuto comunque seguire i lavori da remoto.
Veniamo ai padroni di casa, ai quali diamo il massimo dei voti per organizzazione e accoglienza. I lavori sono stati aperti dal direttore uscente HHH Laszlo Kelemen e le relazioni di Miklos Both, Soma Salomon e Andras Lelkes hanno mostrato la grande competenza nel lavoro di ricerca e catalogazione delle tradizioni popolari (non solo musica, ma anche danza che in Ungheria gode di attenzione grazie a molti gruppi personali) ma anche in quello di organizzare connessioni culturali tra diversi paesi intercettando contributi per concerti e festival grazie al progetto Most. Tra i relatori di altri paesi ricordiamo Tom Besford di Manchester che ha analizzato il problema della proposta musicale da remoto e le due finlandesi Raisa Siivola e Maria Silvennoinen di Jazz Finland che hanno raccontato l’idea dei festival ecosostenibili grazie al progetto che ha coinvolti altri paesi scandinavi. Il sodalizio doveva anche eleggere il nuovo board: a essere designati David Francis (Scozia, presidente), Danny KilBride (Galles), Eric van Monckhoven (Italia), Angela Hont (Ungheria), Daina Zalane (Lettonia), Araceli Tzigane (Spagna), mentre Nod Knowles (Inghilterra) rimane al suo posto di amministratore e ha coordinato i due giorni della conferenza.
Concludiamo con la parte musicale: il 17 i delegati si sono spostati alla Fonó Budai Zeneház (o Fonó Music House) per la cena e una sessione di danza con musica dal vivo, con protagonisti molti degli stessi delegati sotto la guida di un ottimo maestro (foto 2). Il finale della conferenza è coinciso invece con un concerto che ha visto rappresentanti di primo piano del folk ungherese: Agnes Enyedi & Soma Salamon Duo, Magos Folk Band, l’ensemble Babra (foto 3, con repertorio della minoranza serba in Ungheria) e l’Hungarian State Folk Ensemble (foto 4) per un set che ha ribadito la centralità della danza nel mondo magiaro. Una conclusione in allegria con appuntamento al prossimo anno.
Michele Manzotti
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