(Produzione indipendente)
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Tra i benefici del web, in campo musicale, è indubbio che ci sia quello di poter conoscere, contattare o, come in questo caso, essere contattati, da artisti che si rivelano, in positivo, vere sorprese. Un cortese messaggio su twitter, “ciao Stefano, ti farebbe piacere ascoltare il nostro nuovo cd? Siamo un gruppo blues di Porto.” Dopo l’ovvia risposta affermativa, ho ricevuto nel giro di pochi giorni, Threadbare, esordio, in ambito blues, di Kiko & the Blues Refugees. Dietro a questo nome, si nasconde però, come ho scoperto in seguito, un vero big del Jazz portoghese, Francisco “Kiko” Pereira, nato a Newark, in New Jersey, ma trasferitosi in Portogallo sul finire degli anni ’70. Cantante, produttore, autore, insegnante, in 30 anni di carriera ha collaborato con molti celebri artisti, soprattutto in ambito jazz, portando avanti parallelamente la carriera solista, o come leader di varie formazioni, in primis la Kiko & The Jazz Refugees, con la quale ha prodotto nel 2012, un album dal titolo L’USA. Il recente Threadbare, rappresenta invece il ritorno al suo primo amore, il blues, e per l’occasione Francisco “Kiko” Pereira ha deciso di denominare la sua band Kiko & the Blues Refugees, radunando attorno a se una sorta di super gruppo, formato da quelli che sono tra i migliori e più rappresentativi musicisti blues portoghesi. Detto di Kiko Pereira alla voce, citazione doverosa quindi per António Mão de Ferro alle chitarre, Jorge Filipe Santos alle tastiere, Carl Minnemann al basso, che a dispetto del nome di origine tedesca è nativo di Porto, e João Cunha alla batteria. Threadbare contiene undici brani originali, interamente composti da Kiko Pereira, mentre gli arrangiamenti sono frutto di un lavoro d’insieme, portato avanti da tutta la band. Se è vero che in ogni traccia il comune denominatore è il blues, è impossibile non riscontrare forti contaminazioni con il soul, il jazz , il R&B e la Black Music, in un senso più ampio del termine, senza farsi mancare anche un paio di brani di matrice rock blues, come Poor man’s justice e Ain’t gone yet, ed il funk/blues di Say it (to my face), così da rendere l’ascolto sempre vario ed interessante, mettendo in risalto, non solo le eccezionali doti vocali del leader, ma anche le notevoli capacità di tutti i musicisti coinvolti nel progetto. Kiko Pereira è un vocalist che riesce nell’intento di trasmettere sensazioni e le sue interpretazioni hanno una grande carica emotiva. All’ottima riuscita dell’album hanno collaborato anche alcune “special guest”. Impossibile non citare il britannico B.J. Cole alla pedal steel (Cochise, Elton John, David Gilmour, Sting, R.E.M, Depeche Mode, Roger Waters…) nell’iniziale If this is the end of me, Marta Ren alla voce, leader dei The Groovelvets, in Sittin’ and Wishin’ e João Andresen all’armonica in Poor man’s justice. Mila Dores, Rafaela Alves, Anabela Trindade, e il JazzSquad, coro Jazz del conservatorio musicale di Porto, arricchiscono dal punto di vista vocale alcune delle tracce. Threadbare, è un ottimo album e vi permetterà di conoscere un cantante/autore e dei musicisti dalle doti non comuni che auspichiamo possano essere presi in considerazione anche dai principali Festival Blues Italiani. Consigliatissimo.
Stefano Tognoni
Tracce
If this is the end of me (ft BJ Cole)
Poor man’s justice (ft João Andresen)
Giver
Too lazy to be a nice guy
Fake News
Sugar for your Instagram
Say it (to my face)
Sittin’ and Wishin’ (ft Marta Ren)
Deep
Ain’t gone yet
The end, again
Tagged blues, Kiko & the Blues Refugees