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Foto (c) Paola Zucchi
Se i Red Wine non ci fossero bisognerebbe inventarli. Al nostro quarto Bluegrass party (il tredicesimo per loro) confermiamo infatti tutto ciò che di eccellente avevamo notato e scritto nelle precedenti occasioni. La formula di Silvio Ferretti, Martino Coppo, Lucas Bellotti e Marco Ferretti è assolutamente vincente non solo per coloro che sono appassionati di bluegrass e Americana, ma anche per chi crede ancora nell’importanza della buona musica al di là dei generi. Una formazione del genere potrebbe riempire sale importanti ed essere ospite fissa di festival e rassegne in tutta la penisola. Ma, appunto, siamo in Italia e la fortuna di ascoltarla regolarmente (almeno in periodo prepandemico) era privilegio di paesi come Francia, Svizzera e Germania. C’è comunque l’appuntamento annuale che i Red Wine dedicano alla loro Genova a rinfrescare la memoria musicale: il primo Party post pandemico non si è svolto nella sala abituale del Teatro della Tosse ma nel vicino club La Claque, la cui capienza ha obbligato a ripensarlo in due serate (abbiamo assistito alla seconda la sera di sabato 27). Oltre al quinto Red Wine, il batterista Davide “Zazza” Zalaffi (alla vigilia di un mese in tour con musicisti di Soft Machine e Gong), il palco ha visto come ospite Filippo Cuomo Ulluoa, pianista e cantante genovese che fa parte di due formazioni, ma all’occorrenza one man band grazie al suo stile basato sul rock’n'roll. A lui è stato affidato un medley iniziato con When You’re Smiling e dedicato a Louis Prima, ma il suo stile si è ben integrato con il suono del gruppo in brani come Galway Girl e Blue and Lonesome Too. Non sono mancati i momenti di bravura strumentale come il duetto dei banjos dei due Ferretti padre e figlio, o Esterina, un valzer in stile Django Reinhardt con il mandolino di Coppo affiancato dal basso a sei corde di Bellotti. Il resto del repertorio ha attinto dall’ultimo disco Carolina Red (Randall Collins, Evergreen, Mac Caleb) presentando ulteriori momenti di qualità eccellente quali Across the Great Divide e Rusty Old American Dream. Un’edizione speciale non solo per la musica proposta e per essere stato il primo party dal vivo post pandemia, ma anche per una dedica piena di affetto al fotografo e amico del gruppo Stefano Goldberg, co-produttore dell’appuntamento negli anni passati.
Michele Manzotti
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