(Produzione indipendente)
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La musica è spazio. Le vibrazioni del suono sono materia capace di accarezzare la nostra epidermide e sollevare emozioni dal profondo. La musica è luce che scorre nell’immaginazione e costruisce mondi rarefatti, immensi eppure leggeri. Fabio Capanni è un filosofo del suono, un architetto dello spazio musicale, disegnato attraverso le corde della chitarra e del pianoforte. L’artista – architetto di professione e musicista di rilievo internazionale, già collaboratore di Hans Joachim Roedelius e della scuderia Materiali Sonori – torna dopo un lungo silenzio con l’album solista “Home”. L’abitazione concepita da Capanni è un luogo senza confini, eppure intimista, come la dimensione della coscienza sommersa. Là dove si condensa l’energia della vita e del vivere, Capanni lascia libera la sua chitarra elettrica di sprigionare armonie primarie, assolute. Un’acustica profonda e raffinata ci solleva dal peso della gravità, alla scoperta di città invisibili. Spazio e tempo scoprono la propria vocazione musicale in un paradigma contemporaneo. Il senso fisico del suono, materia impalpabile, si percepisce nella scelta strumentale, nei titoli delle otto tracce: “Some Dust”, “Slow shadow” , “Still shining”. Come inseguendo il viaggio della luce, ci sentiamo assorbiti nel moto continuo di una notte bianca, segnata dai passaggi sonori di chitarra e piano. La sintesi elettronica non produce vibrazioni chimiche ‘artificiali’, ma recupera il senso naturale e primario del suono, proprio come nella malinconica “Almost forgotten”. Capanni chiude il disco con un ossimoro, “Don’t close”. La casa surreale dell’artista non ha barriere o porte da chiudere, ma solo spazi infiniti, attraversati nel finale anche dal sax alto di Nicola Alesini.
Laura Tabegna
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