(Vrec/Andromeda relix-Ma.ra.cash rec)
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Atteso ritorno per Marco Ongaro con il suo undicesimo album ( a quattro anni da “Il fantasma baciatore”) che si unisce alla recente pubblicazione del libro “Un poeta può nascondere un altro : Il senso per la parola di Serge Gainsbourg” (Cassa Italia editore). Dodici tracce con la preziosa produzione di Gandalf Boschini , il sostegno musicale della band prog-rock dei Logos e di altri validi musicisti. Una chitarra slide e dell’elettronica colorano “A ritroso” (“Dall’agonia alla guarigione, dalla galleria alla pianura, dal sollievo alla paura, dalla libertà alla prigione e indietro ancora”) la canzone che apre il disco in odor di Dire Straits. “L’atteso” (“Un aforisma stanco, un epigramma vuoto, una lapide buttata lì a ricordare un uomo, che visse per un poco, che forse poi neanche morì”) è sostenuta da arpeggi di chitarre elettriche, virtuosismi tastieristici e da una batteria dai colpi secchi. Un riff di cornamusa tratteggia “Solitari” (“C’è una bella ancella tra la soldataglia, ma la notte è breve e infuria la battaglia, spada taglia e freccia rapida si scaglia, lei ti strizza l’occhio, il dubbio canaglia”) che prosegue in un crescendo esplosivo e una coda di sax. “La canzone di Prèvert” (“Questa canzone le foglie morte, ritorna tra i miei souvenir, giorno per giorno gli amori morti, così continuano a morire”) è un brano di Serge Gainsbourg tradotto e adattato da Ongaro, in una veste country con violino, chitarre acustiche, elettriche e doppie voci. Arrangiamento solare per la deliziosa ballata “Una signora per bene ad Atene” (“Era una dea il giorno prima, sudavia ambrosia e eroina, cacciava cervi, vecchi guardoni, da far sbranare ai cani, dura come il legno, l’occhio lascia il segno, prima di arrivare ad Atene e tornare signora per bene”) dal ritornello efficace e malinconico. Ritmi rock più accesi e serrati per “La paga” (“Chi ritarda, chi è moroso per un iban difettoso, chi non parla non risponde, spalle al muro si difende”). “Ricominciando” (“Così la fine è ancora inizio e il senso scivola lontano e cade il vecchio pregiudizio sull’orlo steso della mano”) ha un tappeto pianistico che si arricchisce poi di altri colori. Si ritorna a ritmi spinti con le chitarre elettriche e l’hammond in “Metaforicabionda” (“Una rosa trascolora, la galanteria ristagna, eri bella, eri signora, ora ammiri la campagna”). C’è spazio anche per omaggiare i Procol Harum con una bella versione del classico “Homburg” (“L’orologio del mercato sta aspettando la sua ora, quando le lancette indietro si incontreranno ancora, divorando anche il folle che ama la sua puntualità, scoppieranno luna e stelle, il segnale sparirà”) tradotto e adattato in italiano dal cantautore. “Parcheggiare a Delfi” (“Qui si creano freddi enigmi in solitudine che il caldo estivo non riesce a sciogliere, sulle ali delle sfingi spesso danzano ineffabili dei dietro le nuvole, parcheggiare a Delfi non è facile”) ha una strofa che riecheggia flamenco e un ritornello dal sapore pop. “Rimasta qui” (“Come in un bestiario medievale, come in una festa di cuccagna, l’illusione vale quel che vale, l’immaginazione l’accompagna”) ha un bell’impasto tra tastiere, synth e la chitarra elettrica che tratteggia un solo tagliente. La chiusura del disco è affidata alla ripresa di “A ritroso”, che si prolunga in una coda strumentale dalle venature progressive. Un lavoro di grande eleganza negli arrangiamenti, dove i suoni entrano ed escono come colori in una tela, tratteggiano con cura l’anima di ogni brano. Ongaro come sempre gioca con le parole e lo fa con maestria, la voce è decisa e delicata nello stesso tempo, le atmosfere sono taglienti e sognanti in un connubio perfetto. Ogni disco di Ongaro è una conferma della sua classe, un dono prezioso da conservare gelosamente, un riparo sicuro da questi tempi incerti.
Marco Sonaglia
Tracce
A ritroso
L’atteso
Solitari ( a Gandalf Boschini)
La canzone di Prèvert
Una signora per bene ad Atene
La paga
Ricominciando
Metaforicabionda
Homburg
Parcheggiare a Delfi
Rimasta qui
A ritroso (ripresa)
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