(Edizioni Mariù)
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Dopo i successi come finalista al Tenco e a Musicultura 2019 torna Roberto Michelangelo Giordi con il suo quinto disco. Quattordici tracce, alcune con la collaborazione di Alessandro Hellmann, Gilbert Normand e la produzione artistica di Piero de Asmundis che ha curato anche gli arrangiamenti, l’editing e i missaggi. Tra arpeggi di chitarra acustica e atmosfere soffuse si muovono i primi due pezzi “Spazio e tempo” (“Rimane il pensiero unico, totale, senza voce, senza idee glaciale”) e “Gare de Lyon” (“Riconosco il grano piantato, un sole che non mente, il bagliore sbiadito che rischiara l’autunno, i viali deserti, i comignoli dei tetti spioventi”). Bagliori etnici con percussioni, fiati e intrecci vocali sono posti in primo piano per “L’oltreuomo” (“Aspettiamo inermi di tornare scimmie, braccia al cielo, invocando Dio: Che non tornino più). Tappeto scarno per accompagnare il testo francese de “Le nom”. “Aliene sembianze” (“Venivano dall’isola della resurre-zione dimenticata da Dio, annegata in mezzo al gran mare, insieme alla memoria dei martiri”) è molto intensa con il pianoforte e gli interventi di oboe, si prosegue con la delicata “Mio amor” (“Nella tenue oscurità scorgo ombre e voci di fantasmi e memorie a farmi compagnia”) impreziosita dagli archi e dal flauto. Si cambia atmosfera con l’ironica “Io pettino le bambole” (“C’è chi vince il campionato perché il calcio non c’è più, c’è chi a scuola osanna il profitto come belzebù, c’è chi scuoia gli animali perché non sa disegnare”) dove i cori ricordano l’operetta. Uno dei momenti più alti del disco è la bellissima “Il venditore di ombrelli” (“Chiedimi se ho del pane da dividere, nel deserto non ti puoi nascondere, la solitudine che incontro, lei, non mi lascia mai da solo”) con il delicato pianoforte e i fraseggi oboistici. Un rullante che scandisce una marcia e gli archi ostinati colorano “25 Aprile” (“Portano un Divo in processione, ha un laccio brillante al collo e una croce conficcata nel petto, dove andranno, chissà!) “Il tutto e il niente” (“Se credessi alle profezie dei santoni del tempo atavico, finirei ad inondare gli alvei dell’incommensurabile paradiso biblico”) ha un vestito più jazzato che diventa funky nel duetto tra basso e fiati. Si ritorna al francese con il classicismo di “Chant à la lune”. “Umane sembianze” (“Se muoio in mare, la piccola gridava, salvate la mia bambola, portatela alla riva, vestite a festa la gente del mio villaggio e dite loro che lei non voleva partire”) è una commovente preghiera laica di grande umanità. Più favolistica è “La nuova Atlantide” (“E sul mare echeggiavano canti di sirene a gonfiare le vele dei vecchi marinai, eroi illuminati di forte e grande ingegno reggevano il governo di splendide città”) con la voce di Emilia Zamuner a fare da controcanto. Chiude il disco “La porta dei sogni” (“Chiudi gli occhi e nulla ti tocca, l’ombra splende sulle tue labbra, l’erba aspetta sotto la neve, nel principio germoglia la fine”) dove emerge la bella voce di Giordi sostenuta dal pianoforte. Gli arrangiamenti sono ricercati e tratteggiano bene lo spirito delle canzoni. Giordi ha una bella pasta vocale, riesce sempre ad interpretare con intensità e con buona tecnica. I testi sono veramente interessanti, costruiti con ricercatezza e non cadono mai nella banalità. Un disco che merita la giusta attenzione, un viaggio che ci arricchisce per fare in modo che oggi le nostre sembianze siano del tutto umane. Un lavoro ottimo, intenso ed elegante.
Marco Sonaglia
Tracce
Spazio e tempo
Gare de Lyon
L’oltreuomo
Le nom
Aliene sembianze
Mio amor
Io pettino le bambole
Il venditore di ombrelli
25 aprile
Il tutto e il niente
Chant à la lune
Umane sembianze
La nuova Atlantide
La porta dei sogni