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Festa grande in casa Osanna per i primi cinquant’anni di carriera: fatti era il 1971 quando usciva quel disco capolavoro intitolato “L’uomo”. Per l’occasione di questo importante traguardo sono usciti un cd, un film documentario e un libro che vi presentiamo nel dettaglio. Sarà poi Lino Vairetti, leader del gruppo, a spiegarci un po’ di presente e passato muscialel
A sei anni dall’ottimo “Palepolitana” la formazione è tornata in studio con un nuovissimo lavoro composto da undici tracce inedite. La band che ha suonato nel disco è formata da Lino Vairetti (voce, chitarra e armonica), Sasà Priore (pianoforte, tastiere), Pasquale Capobianco (chitarre), Enzo Cascella (basso), Irvin Luca Vairetti (Sintetizzatore e voce) e Gennaro Barba (Batteria). “Spirit” è una brevissima intro che ci porta direttamente a “Il Diedro del Mediterraneo” (” Nel diedro del Mediterraneo l’odio alberga tra bibbia e corano tra madonne che vendono armi solo giuda ti tende una mano Nel diedro del Mediterraneo si sta barattando la storia anche Cristo ha gettato la spugna il premio è una croce… una lapide a giusta memoria) dove la voce recitante di Vairetti emerge da un tappeto di arpa, elettronica ed archi con la musica firmata da Vincenzo Zitello. “Ti ritroverò” ( “Ti ritroverò nei mercati dell’anima ti ritroveró tra un sorriso e una lacrima ti ritroverò negli abissi più gelidi ti ritroverò nei pensieri più fragilI”) ha un’atmosfera più notturna, sorretta da arpeggi di chitarra elettrica e dai fiati, a metà del brano si tinge di rock-prog. Suggestivi i ricami del violoncello nella prima parte de “L’uomo del Prog” (“Si, sarai tu… sarai l’uomo del prog magia, follia al di fuori del tempo si, sarai tu a parlare di eroi la realtà di una età, senza noi, senza poi…”) che poi lasciano spazio alla chitarra e al moog in un ‘esplosione tipica degli Osanna con una coda free-jazz. “Tu” (“Tu! Quanti forse, quanti se… nella testa tu! Quanta rabbia dentro me… cosa resta? Tu! Quanti giorni già vissuti …per un’idea”) è un delicato omaggio a Danilo Rustici con una ballad dal sapore pop, sostenuta dal pianoforte, dal sax singhiozzante di David Jackson e dall’ottimo solo di Paco Capobianco alla chitarra elettrica.”Signori della terra” (“Crudeltà dipinte ad arte come quadri d’autore come un folle gioco degli scacchi c’è chi vince e c’è chi muore dentro quei palazzi per ballare questo assurdo e vorticoso tango mentre si disperde il nostro sangue tra i cadaveri nel fango”) è un blues cupo e sporco, di stampo dylaniano, specialmente nel testo crudo e nell’essenzialità strumentale. “Tempo” (“C’e’ tempo per raggiungere la meta e sulla pelle i graffi di un poeta c’e’ tempo per giocare ancora insieme e tempo per sputare il proprio seme”) è un brano molto orecchiabile con un hammond in primo piano e virate elettriche. “Zuoccole, tammorre e femmene” è un altro intro scritto da Totò e recitato in napoletano da Francesco Paolantoni che ci introduce “Zuoccole e tammorre” la trascinante tarantella macchiata di prog, cantata con la bella voce popolare di Fiorenza Calogero. Si torna all’ hard rock con chitarre elettriche fiammeggianti, moog, armonica e il sax di Saverio Giugliano in “Mare nostrum” (“Nel Diedro del mediterraneo anche i diavoli volano in alto laggiù c’è veleno, liquame l’inferno è una lastra d’asfalto, nel diedro del mediterraneo c’è un mondo alla fine del mondo al suono di mille tamburi la danza di un popolo inerte… migrante… iracondo”). Chiude il disco la ballata nostalgica “Caracalla ‘ 71″ (“Noi dei sacerdoti elettrici traghettatori sui volti delle maschere multicolori, Elio con il flauto soffia il primo suono io con gli occhi chiusi sussurravo l’uomo, Danilo alla chitarra play bandiera rossa a pugni chiusi un’ovazione che vibrava nelle ossa”) una bellissima fotografia di quegli anni formidabili con Hammond, chitarra elettrica e un finale quasi polifonico. Ci troviamo di fronte ad uno dei lavori migliori della band che risulta compatta, affiatata, con un sound fresco ed energico. La scrittura di Vairetti non ha affatto perso la sua forza, anzi questa volta si fa più tagliente e realista con alcune tracce tra le più politiche della loro produzione. Un disco attualissimo nelle tematiche e che riassume bene le anime musicali del gruppo dove si fondono i suoni prog con musica tradizionale napoletana, senza tralasciare il pop ricercato, il rock e il blues e i virtuosismi strumentali. Lunga vita agli Osanna, paladini di una musica immaginifica capace ancora di farci sognare ed emozionare.
Tracce
Spirit
Il Diedro del Mediterraneo
Tu ritroverò
L’uomo del Prog
Tu
Signori della terra
Tempo
Zuoccole, tammorre e femmene
Zuoccole e tammorre
Mare nostrum
Caracalla ‘ 71
Dopo aver visto questo film-documentario di Deborah Farina si può solamente dire grazie. Perché era quello che ci voleva per omaggiare questa grande band e per far capire bene come è nato e come si è sviluppato quel movimento chiamato Naples Power. L’inizio è quasi commovente con la dedica a Danilo Rustici e le immagini delle proteste al Be-In, il famoso raduno rock della controcultura musicale organizzato dagli Osanna al Parco Kennedy di Napoli nel 1973. La storia del gruppo viene raccontata dalla formazione originale con Lino Vairetti, lo stesso Rustici, Elio D’Anna, Lello Brandi, Massimo Guarino e gli interventi di colleghi e amici (Gianni Leone, David Cross, Giampiero Ingrassia, David Jackson, Corrado Rustici, Giorgio Verdelli, Enzo Vita, Gino Aveta, Carmine Aymone, Raffaele Cascone, Gino Aveta, Fabrizio D’Angelo, Enzo Petrone, Vittorio De Scalzi, Aldo Tagliapietra).
Le immagini sono divise tra quelle di repertorio (parecchie prese dalle teche rai) a quelle più recenti, girate con la formazione attuale. In quasi due ore, il documentario cattura lo spettatore e lo porta a rivivere quegli anni senza cadere mai nella retorica del come eravamo. Uno dei momenti più significativi è il ricordo di Pino Daniele (che Vairetti fotografò per il suo primo 45 giri Che calore/Fortunato) con il frammento audio di una canzone inedita scritta agli albori della sua carriera e intitolata “La vecchia”. La regista ha scritto il soggetto, la sceneggiatura, ha curato la fotografia, il montaggio e le interviste. La colonna sonora, neanche a dirlo, è affidata agli Osanna. “Osannaples” non è solo un documentario, è qualcosa di travolgente, è un vero e proprio atto d’amore.
(Iacobelli editore, Pagg 221, Euro 18)
Per completare i festeggiamenti non poteva mancare un libro che raccontasse la storia di Lino Vairetti e degli Osanna. Ci ha pensato Franco Vassia, già curatore del bel periodico Nobody’s Land, con un prezioso volume scritto con passione e professionalità. Il taglio che l’autore ha dato al racconto è veramente interessante: ci porta a scoprire l’infanzia umile e spensierata di Vairetti nei quartieri di Napoli, l’amore per la propria famiglia, la folgorazione per la musica, l’amicizia con l’anima geniale di Danilo Rustici e le varie band come iThe Shades, i Collegiali, i Volti di Pietra, la Città Frontale che hanno portato alla nascita degli Osanna. Poi si parla dei successi iniziali con i dischi che hanno lasciato un solco nella storia musicale del nostro paese, basti pensare a “L’uomo”, la colonna sonora di “Milano Calibro 9″ e il mastodontico concept album “Palepoli”. Quindi la conseguente partecipazioni a festival e kermesse importantissime come il Festival Pop di Villa Pamphili, Ciao 2001 al Piper Club, il secondo festival di Musica d’Avanguardia e di Nuove Tendenze al Foro Italico, il tour italiano a fianco dei Genesis, ma anche la fase del ritiro della band dopo album interessanti, che riscuotono poco successo come “Landscape of life” e “Suddance”.
Quello che emerge dal libro è la forza d’animo di Lino Vairetti che anche nei momenti più difficili non ha mai perso l’entusiasmo, infatti dopo anni di oblio dove si dedica all’insegnamento, nel 1999 riforma la band che ritorna sulle scene al Neapolis Rock Festival. In questo caso siamo di fronte ad una vera e propria rinascita che porta la band ad incidere nuovi dischi e ad affrontare lunghi tour anche all’estero. Il volume contiene per la prima volta tutti i testi della band, una discografia completa, una ricca e lussuosa galleria fotografica di ben 44 pagine, le prefazioni di Guido Bellachioma e Renato Marengo. Una lettura altamente consigliata, scorrevole, ma al tempo stesso ricca e minuziosa sia dal punto di vista storico-biografico, che da quello strumentale, grazie anche alla riproposizione di alcune recensioni apparse sulle riviste specializzate. Il veliero è pronto a salpare con le giuste note e il viaggio sarà sicuramente gratificante.
Come nasce “Il Diedro del Mediterraneo”?
E’ stato concepito tre anni fa come album del cinquantennale Osanna. Sarebbe dovuto uscire il 10 agosto del 2021 a distanza di 50 anni esatti dalla pubblicazione dell’album “L’Uomo” (pubblicato esattamente il 10 agosto del 1971). Purtroppo la pandemia dovuta al Covid, ha fatto slittare tutta la programmazione ed il lavoro in atto che ha avuto il suo reale sviluppo a cavallo tra il 2021 e il 2022. Questo ritardo tuttavia ci ha permesso di maturare e sviluppare meglio alcune idee in cantiere escludendo dei brani già registrati ed inserendone degli altri per noi più maturi e più convincenti. Proprio per onorare questo cinquantennale Osanna, abbiamo voluto percorrere una strada che partisse da quei mitici anni ’70, da quella rivoluzione giovanile che dava spazio a una nuova dimensione di controcultura e di avanguardia artistica e che ci vedeva protagonisti della scena musicale italiana. Nei brani che spaziano tra passato e presente riecheggiano molte citazioni alla musica e ai miti di quel periodo magico che ci hanno segnato e formato indelebilmente. Un vero passaggio tra passato e presente. Il suono analogico misto al digitale, la durata tortale dei brani di circa 45 minuti totali, pari alla due facciate di un album in vinile; l’uso del Mellotron e del Moog; citazioni ad atmosfere Hendrixiane, Kingcimsoniane e anche legate a Bob Dylan, ai Procol Harum, ai suoni echeggianti Woodstock fino alle nostre stesse atmosfere di stampo Osanna da L’Uomo alla colonna sonora di Milano Calibro 9, fino alle tammuriate e tarantelle rock che hanno da sempre caratterizzato il sound Osanna conferendogli una particolare identità nel panorama internazionale del “progressive rock”. I testi poetici e impegnati socialmente e politicamente che affrontano tematiche contemporanee sono l’altra prerogativa degli Osanna che hanno sempre lasciato un segno forte ed indelebile nel loro percorso culturale e musicale. Il tema di fondo è sempre legato all’esistenzialismo come nel primo LP “L’Uomo”, dove si evidenziano le brutture dell’essere umano che per la sua sete di potere diventa il vero colpevole di un mondo alla deriva, al collasso totale in tutti i suoi aspetti umani, ambientali, vitali, razziali, politici, sociali e culturali; colpevole di un mondo che si auto fagocita, che si auto distrugge senza via di scampo.
Anche se in controtendenza rispetto alle continue innovazioni musicali promosse dai mass-media e dallo show-business, cercando di tenere a bada la banalità e l’effimero, abbiamo cercato di offrire un prodotto discografico pieno di spunti musicali e poetici che guardano al passato e al presente per proiettarsi verso il futuro. L’album pubblicato in vinile e in CD è solo una delle tre produzioni di questo cinquantennale, infatti oltre a “Il Diedro del Mediterraneo”, sono stati pubblicati anche un libro ed un film, ovvero: il libro “L’Uomo. Sulle note di un veliero” scritto da Franco Vassia (già vincitore del premio “Macchina da scrivere”) e il film rockumentary “Osannaples” scritto e diretto da M. Deborah Farina che, parallelamente alle pubblicazioni editoriali, è stato già proiettato in anteprima mondiale il 25 febbraio 2021 – con notevole successo di critica e di pubblico – nella settima edizione del “Seeyousound International Film Music Festival” di Torino, al “Los Angeles Italia Film Festival”, al “Laceno d’oro”, fino al recente “Cine Detour” di Roma.
E’ legato a qualche disco in particolare?
In realtà ho un rapporto di odio e amore con tutti gli album realizzati perché una volta pubblicati ti accorgi sempre che avresti voluto cambiare qualcosa per migliorarli … devo dire che L’uomo (quale primo album del gruppo) è quello a cui sono legato di più e che più mi rappresenta. Poi l’ultimo “Il Diedro del Mediterraneo” perché è legato al momento storico attuale, ma c’è un altro album che hi nel cuore che è “El Tor” Città Frontale, gruppo parallelo agli Osanna in cui militavano anche dei giovanissimi Enzo Avitabile e Rino Zurzolo.
Da un anno ci ha lasciato Danilo Rustici, ci può lasciare un suo ricordo?
Danilo per me era come un fratello. Siamo stati noi due i veri fondatori degli Osanna lanciandoci in tempi non sospetti a fare un percorso tutto nostro creando brani originali e staccandoci dalla esecuzioni di cover di gruppi eccellenti come Led Zeppelin, Deep Purple, Jimi Hendrix e tanti altri, come era solito fare in quegli anni ’60. Noi due spinti da una vena creativa personale decidemmo di fare un nostro percorso creativo coadiuvati da altri musicisti come Massimo Guarino, Lello Brandi e Gianni Leone, formando il primo gruppo Città Frontale che divenne poi Osanna agli inizi del 1971 con la fuoriuscita di Gianni Leone e l’ingresso di Elio D’Anna. Danilo era un vero genio, un musicista creativo straordinario ed un chitarrista eccellente non valutato quanto meritasse. Ha avuto una vita travagliata e sfortunata che lo ha portato a vivere momenti molto bui della sua esistenza. Il famoso detto “genio e sregolatezza” gli si addiceva moltissimo. Ha vissuto gli ultimi 20 anni chiuso in casa per una grave malattia per poi volare via il 26 febbraio dello scorso anno 2021, giusto in tempo per assistere in streaming alla proiezione del film Osannaples che è stato a lui dedicato.
Siete da poco partiti in tour, come avete scelto i brani della scaletta?
La selezione precede naturalmente l’esecuzione di gran parte dei brani del nuovo album “Il Diedro del Mediterraneo” e molti dei brani più rappresentativi del repertorio storico tratti da “L’Uomo” del ‘71, “Preludio, Tema. Variazioni e Canzona” (Colonna sonora del film “Milano Calibro 9”) del ’72, da “Palepoli” del ’73, da “Landscape of Life” del ’74 e da “Suddance” del ’78; poi dei brani tratti dagli album più recenti quali “Taka Boom”, “Rosso Rock”, “Palepolitana” e “Pape Satàn Aleppe”. Non mancheranno degli omaggi a Luis Bacalov, a Francesco di Giacomo e naturalmente a Danilo Rustici. Tutto il repertorio sarà accompagnato da citazioni e dalla proiezione di video storici e filmati recenti tratti dal film Osannaples, con momenti di recitazione e in alcuni casi dalla presenza di una orchestra di archi. Il tour prevede una serie di concerti in Italia e, nel mese di ottobre 2022, il nostro ritorno in Giappone. La line-up attuale è formata da me alla voce, armonica e chitarra acustica, Gennaro Barba alla batteria, Enzo Cascella al basso, Pako Capobianco alla chitarra elettrica, Sasà Priore al piano, organo e synth e da Irvin Vairetti voce e vintage keyboards, Special guest in molti concerti: David Jackson al sax e flauto e Gianni Leone all’organo Hammond.
Ci può fare un bilancio di questi primi 50 anni degli Osanna?
Non è facile perché legato a tante variabili di vita vissuta tra alti e bassi e principalmente perché sono troppo coinvolto e di parte. Tuttavia posso dire (essendo l’unico elemento di continuità della band originale), che il coinvolgimento musicale, artistico e culturale e principalmente la creatività e la passione mi hanno portato a credere sempre nel progetto Osanna nonostante tante difficoltà. La storia degli Osanna è divide in due soli momenti, quello storico legato agli anni ’70 con i cinque album pubblicati da “L’Uomo” del ’71 a “Suddance” del ’78 passando per “Milano Calibro 9” del ’72, “Palepoli” del ’73 e “Landscape of Life” del ’74. Una avventura meravigliosa piena di successi e di forti emozioni vissuti in quegli anni dove la nostra musica – etichettata come progressive rock – aveva un grande riscontro sia di pubblico che di critica. Tutto legato a quella straordinaria formazione in cui militavano (oltre me che ero la voce del gruppo), un genio come Danilo Rustici, un flautista e sassofonista carismatico come Elio D’Anna, e una splendida ritmica con Massimo Guarino alla batteria e Lello Brandi al basso. Poi 20 anni di buio dopo lo scioglimento avvenuto in quegli stessi anni per tante motivazioni comprese le incomprensioni ed i litigi tra noi stessi musicisti, forse troppo giovani in quel tempo, per trovare nuovi e giusti equilibri per rimanere insieme. Rimane comunque una testimonianza eccellente riconosciuta a livello internazionale attraverso la testimonianza discografica che ancora oggi è presente nel mercato del vinile sia con stampe originali che con nuove ristampe. La seconda fase che porta all’attualità è iniziata il 14 luglio del 1999 sul palco del Neapolis Rock Festival quando una nuova formazione che rivedeva accanto me e Danilo Rustici (quali veri fondatori e autori di tutta la produzione Osanna) con nuovi e giovani musicisti, ci vedeva coinvolti insieme ai Jethro Tull e PFM in un favoloso concerto Prog.
Da quel momento (dopo una défaillance di Danilo Rustici che colpito da un ictus dovette abbandonare la carriera musicale), ho dovuto prendere in mano tutta la nuova produzione cercando gli elementi giusti per creare una formazione più idonea a questo genere musicale ed è iniziata una seconda avventura Osanna che ci ha riproiettato oggi tra la band più significative del progressive rock internazionale. Con Gennaro Barba alla Batteria, Pako Capobianco alla chitarra elettrica, Enzo Cascella al basso, Sasà Priore al piano, organo e synth, mio figlio Irvin Luca Vairetti e la special guest David Jackson (quale membro aggiunto della nuova formazione), abbiamo realizzato molti nuovi album tra i quali: “Prog Family”, “Rosso Rock”, “Tempo”, “Palepolitana” e “Pape Satàn Aleppe” fino al recente “Il Diedro del Mediterraneo” e abbiamo suonato sui palchi più prestigiosi del prog a livello sia nazionale che internazionale come il Giappone, la Corea, il Mexico, La Francia, la Russia, il Brasile e la Germania. Un bilancio comunque positivo che ci porta ancora a vivere, dopo più di 50 anni di attività, grandi emozioni che rimarranno indelebili nella storia e che ci rendono responsabili testimoni di un genere che ha radici molto profonde.
Marco Sonaglia