I collaboratori del Popolo del Blues ricordano il direttore responsabile del sito internet, Michele Manzotti, prematuramente scomparso il 28 aprile 2022.
Ernesto De Pascale e Michele Manzotti, insieme erano una autorevole somma della musica a 360 gradi. Grandi esperti senza mai essere autoreferenziali perché hanno sempre messo a disposizione la loro conoscenza e passione anche con quel variegato luogo, “Il Popolo Del Blues”, formato da: programma radio, magazine, etichetta discografica, consulenza. Dal febbraio 2011 Ernesto non è più tra noi, per Michele lo sconforto è stato enorme, ma unendo il ricordo per l’amico fraterno, con la sua encomiabile passione per la musica, ha portato avanti la loro creatura rafforzandola come uno degli imprescindibili punti di riferimento per appassionati, addetti ai lavori, musicisti. Personalmente con Michele il rapporto era più attraverso mezzi tecnologici, causa la distanza, lui Firenze io Milano, ma ogni volta dalla sua voce e dalle parole scritte usciva in modo del tutto naturale il suo entusiasmo, la sua disponibilità, l’incommensurabile passione, la condivisione per un disco o un’artista. Mi ha sempre colpito favorevolmente la sua continua voglia di andare in giro per l’Italia e L’Europa a vedere concerti, non era mai sazio di musica, non si limitava ad ascoltare un musicista o un gruppo solo su disco, voleva sentirli anche dal vivo per una conoscenza totale e per farsi catturare dalle impareggiabili atmosfere di un concerto blues, soul, r&b, rock, pop, folk, jazz, classica. Ed è proprio durante un concerto nello scorso Aprile che il nostro Direttore si è sentito male per poi “ricongiungersi” con l’amico Ernesto e siamo sicuri che ovunque siano ci raccomandano di continuare la bella avventura con “Il Popolo Del Blues”. Durante l’edizione di quest’anno del Porretta Soul Festival è stato assegnato il premio “Sweet Soul Music” alla sua memoria.
Silvano Brambilla
La passione per i Jethro Tull, per i Monty Python, il folk, lo swing, un’incredibile e maestosa conoscenza della musica classica e l’amore per quel mondo anglosassone di cui spesso parlavamo. L’approccio serio e rigoroso alla professione che era nata dalla cronaca, dalla gavetta, e che, in un mondo di maestri più o meno improvvisati, ne faceva un professionista di quelli con le radici ben piantate, di quelli la cui professionalità si avvertiva immediatamente. La forza e la determinazione con cui tenere in vita Il Popolo del Blues dopo la scomparsa di Ernesto. La modestia, la disponibilità e soprattutto la gentilezza, quel valore ormai così raro ma non dimenticato perché, come diceva anche Ernesto, siamo stati un paese di persone gentili.
Mi mancherà il sorriso, le passeggiate per Porretta, gli incontri ad Orvieto per l’Umbria Jazz Winter, i concerti di Kurt Elling, le dritte su dove mangiare e dormire a Londra così come ad Edimburgo, la chiacchiera sui concerti da vedere e quel messaggio che arrivava ogni tanto “Giovanni me le scriveresti due righe su….”. Come abbiamo commentato con il collega Salvatore Esposito, MIchele Manzotti lascia un grande vuoto perché ha avuto il dono raro di aver saputo migliorare la vita di chi lo ha incrociato. Grazie di tutto, indimenticabile Michele.
Giovanni De Liguori
Michele ai microfoni di Controradio, alla conduzione de Il Popolo del Blues (foto Giulia Nuti)
La prematura scomparsa di Michele Manzotti mi ha lasciato senza fiato, senza parole. Un fulmine a ciel sereno che ci porta via un amico, un maestro. Insieme ad Ernesto De Pascale mi accolse nella famiglia de Il Popolo del Blues dove professionalmente sono cresciuto, allargando sempre di più, grazie ai loro consigli e suggerimenti, i miei orizzonti musicali e dove ho trovato amici come Giulia Nuti e Giovanni De Liguori. Quando nacque Blogfoolk, Ernesto e Michele mi aiutarono a farlo crescere, spesso dandomi il privilegio di pubblicare articoli a loro firma. Del resto Blogfoolk era nato nel solco dell’esperienza maturata con Il Popolo Del Blues e ne ha condiviso e ne condivide lo stile, lo standing e la passione per la musica. Quando è venuto a mancare Ernesto, Michele ne aveva degnamente raccolto l’eredità spirituale insieme alla guida de Il Popolo Del Blues.
Il nostro percorso in questi anni è stato parallelo, non mancava mai occasione per scambiarci impressioni e indicazioni. Non posso dimenticare la splendida presentazione a Firenze del libro su Bob Dylan da me curato. Fu una serata speciale di cui conservo un ricordo splendido che condivido con Daniele Cestellini mio complice anche in quell’avventura editoriale. L’ultima volta che ci siamo visti è stato a Roma, dove era venuto per assistere al concerto dei suoi amatissimi Jethro Tull. Prendemmo un aperitivo e parlammo a lungo de Il Popolo del Blues e di Blogfoolk, di Ernesto, del Premio Ciampi e ovviamente di tanta musica. Prima di accomiatarci, volli fargli vedere il passaporto di Piero Ciampi conservato da Micci, lo storico ristorante che è su Via Andrea Doria. Rimase entusiasta e contentissimo, tanto da volerlo fotografare. Ci lasciammo con la promessa di rivederci per una cena proprio da Micci…
Mi piace, ora, immaginarlo con Ernesto. Insieme potranno andare a sentire Piero Ciampi che canta le sue canzoni da quelle parti o andare a scovare nei negozi di dischi del Paradiso quel disco di blues che mancava alla loro collezione.
Salvatore Esposito
Le ultime due volte che ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Michele, sempre costruttive ed efficaci per la sua capacità innata di trasmettere un connubio perfetto tra passione e lavoro, sono state nel dicembre 2021 e pochi mesi dopo, nel febbraio 2022. Nel primo caso si trattava del suo invito a selezionare per Il Popolo Del Blues la mia Top 10 personale degli album preferiti dell’anno scorso, nel secondo ero io che gli annunciavo l’uscita del mio nuovo disco “Progression”. La cosa che ancora mi sorprende ricordando Michele è che in entrambi i casi, pur conoscendoci personalmente da più di 20 anni per motivi principalmente lavorativi, non c’è stato alcun bisogno di insistere sui particolari, come se esistesse una fiducia reciproca, un tacito accordo, sulle capacità di entrambi. Così dovrebbe essere sempre ma purtroppo è dote rara nel mondo del lavoro, quando invece è la prerogativa di ogni vera amicizia duratura. Michele mi affidava la Top 10 senza alcun vincolo di genere, anzi stuzzicando la scoperta di qualche ascolto del 2021 che magari a lui era passato inosservato. Viceversa, quando gli spiegavo che dopo tanti anni di acid jazz e soul/funk (il genere di sfondo ai nostri primi incontri insieme a Ernesto De Pascale) il mio nuovo album era in realtà un disco di progressive rock quasi tutto strumentale, lui non si dimostrava affatto stupito e anzi confessava di esserselo aspettato in quanto “mi conosceva bene come artista”. Quando si parla di crossover, di passioni musicali intense ad ampissimo raggio, io penso sempre a Michele Manzotti, di cui ho ammirato a lungo l’eleganza nella scrittura e nel modo di presentarsi e porsi anche fisicamente sia davanti agli artisti intervistati sia sotto il palco di performer apparentemente lontani anni luce dal suo stile personale. Dalla musica cameristica al folk, dal prog al pop, dal jazz alle colonne sonore, Michele ha sempre dimostrato che spesso il confine tra buon giornalismo musicale e buona vena artistica è molto labile, che non importa a quale delle due professioni si appartenga, ciò che vale è l’onestà, il trasporto e la passione con cui si affrontano entrambi i mestieri. Ecco perché sulla scia infinita e brillante che ci ha lasciato Ernesto – come amico soprattutto ma in egual misura nel campo della scrittura e della radiofonia – Michele Manzotti ha sempre brillato di luce propria, riuscendo a far sopravvivere (in ottima compagnia di Giulia Nuti e Fabrizio Berti) e a far splendere un’idea fantastica come quella de Il Popolo Del Blues. Un luogo unico, fisico e al tempo stesso etereo, in cui far convergere qualità, passione, originalità ed ecletticità: se solo tutti i portali web, programmi radiofonici o testate giornalistiche avessero la stessa larghezza di vedute, forse il bistrattato mondo della musica si troverebbe in uno stato migliore. Di Michele però mancano già molto anche altre cose, dettagli personali soprattutto, a volte conosciuti direttamente altre volte attraverso la comunicazione sui social. Sempre un piacere leggere ad esempio i resoconti dei suoi viaggi musicali in UK, in alcuni casi forieri di scoperte preziose condivise con gli amici. Così capitò ad esempio che qualche anno fa, sotto la sua guida, entrai in quello che lui amava definire “il mio negozio di giocattoli” ovvero Ben’s Collectors Records, bottega dedita al vinile in quel di Guilford nel Surrey. Atmosfera fantastica, visita che può durare ore e “Ben-ito”, il proprietario, che intrattiene i clienti su musica a 360° e qualche frase in italiano per via della moglie casertana. Come non trasporre infine questo entusiasmo di Michele in altri suoi suggerimenti extra musicali, tipo quelli legati al legame con la cultura siciliana (a tutto tondo incluse le arti gastronomiche e paesaggistiche), sempre corredati di post e fotografie “ghiotte” provenienti dal magnifico arcipelago delle Eolie? Non è da poco, farsi ricordare sia come amico sia come stimato professionista non solo grazie a ciò che si è scritto e inventato, ma anche grazie ai piccoli dettagli, magari diversi per ognuno di noi, che ti rimangono addosso per sempre. Grazie Michele!
Francesco Gazzara
Michele Manzotti da Ben’s Collectors Records (UK)
Ho conosciuto Michele attraverso Ernesto, ma vivendo io all’estero ci siamo visti, prima e dopo la scomparsa di Ernesto, solo sporadicamente e soprattutto in occasione di concerti. Di Michele avevo apprezzato la modestia e la riservatezza, in un ambiente, quello del giornalismo musicale dove abbondano i fanfaroni sguaiati e millantatori. In tale ambiente autoreferenziale, per utilizzare un eufemismo, Michele spiccava comunque in quanto vero giornalista, con molti più pregi che difetti del mestiere. Ricordo un incontro tra noi, poco dopo la scomparsa di Ernesto, molto triste dove entrambi ci aprimmo vicendevolmente a qualche confidenza. Quella sera conobbi un Michele se possibile ancora più umano, molto legato alla famiglia e al lavoro, preoccupato per i genitori, felice per una vacanza non lontana e la passione, come un sottofondo costante, per la musica. In fondo, per come lo ho conosciuto io, Michele possedeva la dote più importante per un essere umano: la mitezza. In un mondo di chiacchiere e contro-chiacchiere, di apparire più che di essere, di gente che vive per quello e con quello che dice il proprio cellulare, Michele era uomo di un’altra dimensione, solido e affidabile, due aggettivi forse poco altisonanti ma di grande spessore
Luca Lupoli
Non è facile per il Popolo del Blues anche solo pensare di ricordare Michele. Era la colonna di questo sito internet, progetto al quale, come giornalista professionista e direttore responsabile, si era dedicato con entusiasmo e passione. Tra le varie attività del Popolo del Blues, vista anche la sua esperienza professionale, la testata giornalistica lo rappresentava in modo particolare. Dopo la scomparsa di Ernesto De Pascale ne aveva assunto la guida e l’aveva rilanciata e fatta crescere con impegno quotidiano, orgoglioso di avere uno strumento di informazione sempre aggiornato ma soprattutto anche caratterizzato da grande varietà. Partendo dal blues, il Popolo del Blues in questi anni si è caratterizzato per l’apertura a tanti generi musicali, purché, come amava dire Michele, si parlasse di “buona musica”. Il suo amore per la musica estera, e in particolar modo per l’Inghilterra, non conosceva confini. Riponeva un’attenzione speciale a far sì che Festival ed etichette straniere potessero in qualche modo trovare nel Popolo del Blues un loro punto di riferimento.
Passando a parlare in prima persona, è difficile scrivere di Michele ma è impossibile non farlo. Anche perché, se si fosse trattato di chiunque altro, mi avrebbe sicuramente tirato le orecchie (“anche poche battute, ma scrivimele…”). Più che scrivere, tiro fuori dal cassetto una foto scattata a Bath nel 2015, durante uno dei numerosi viaggi fatti insieme in Inghilterra. Gli piaceva molto e direi che lo ritrae felice.
Michele era una persona buona, generosa, appassionata, benvoluta, che si spendeva sempre per gli altri. Un piccolo esempio della considerazione che sul lavoro aveva per le persone: non lasciava mai un disco che gli veniva inviato senza concedergli un ascolto attento e scrupoloso, fosse stata anche la band meno interessante dell’universo. E’ importante ricordarlo per il giornalista, per il professionista, per la persona che era. A me fondamentalmente manca un amico, un sostegno, una spalla, una persona che mi ha visto crescere e che con Ernesto De Pascale ha contribuito in modo determinante alla mia formazione professionale e umana. Non c’è giorno che passi senza la voglia di condividere qualcosa con lui.
Spero facciano dei bei concerti dove sei adesso, Reverend Michele Manzotti
(Sister) Giulia Nuti
Michele Manzotti, Bath, 2015 (foto di Giulia Nuti)
Caro Michele,
prima di arrivare a parole più tristi, vorrei ricordare il tuo sorriso, i tuoi abbracci, la tua voglia di vivere e di come riuscivi sempre a trasferirla a chi ti incontrava. Per non parlare della tua professionalità, mai ostentata, sempre pronto a metterti in gioco e al servizio di chi collaborava con te o ti chiedeva consiglio.
È superfluo scrivere che a questo momento non si vorrebbe mai arrivare, e pensare a delle parole per poterti ricordare non è facile. In “Samba da benção” Vinícius de Moraes, Giuseppe Ungaretti e Sergio Endrigo scrivevano che “La vita, amico, è l’arte dell’incontro”, e il nostro è stato forse fortuito ma necessario, e ha segnato la mia vita professionale e umana. Abbiamo avuto modo di incontrarci molte volte di persona, alcune concordandole e altre in modo inaspettato. Come a Lucca dopo un concerto di Bob Dylan, oppure al Amiata Piano Festival, o ancora durante un festival a Varese di musica a-cappella. Poi ci sono state le occasioni mancate: a Bellinzona (dove avrei dovuto incontrare Ernesto e così non è stato per un’incomprensione), a Porretta o Faenza (che ho sempre disertato per impegni lavorativi). Ma ogni volta che ti vedevo o ti sentivo per telefono (o alla radio) avevi la capacità di infondermi nuova linfa per tenermi ancorato a questa professione ormai persa. Professione che tu conoscevi molto bene e a cui sei stato legato fino alla fine.
Caro Michele, di persone che hanno creduto in me, come tu hai fatto, ne ho incontrate poche, e spero di non averti deluso. Se ne sarò capace porterò gli insegnamenti che ho tratto da questa collaborazione / amicizia nella mia vita, cercando di essere un uomo migliore.
Grazie Michele, non ti dimenticherò.
Riccardo Santangelo
Lo chiamavo “direttore” perché sin da subito mi aveva colpito quel senso di sicurezza, quella professionalità, quella signorilità che lo contraddistingueva.
La nostra conoscenza è nata tramite facebook, qualche scambio di mi piace, qualche commento e poi quasi per caso la mia collaborazione con “Il popolo del blues”, la sua amata creatura che portava avanti nel ricordo del grandissimo Ernesto De Pascale, anche lui partito troppo presto.
Una collaborazione bellissima che mi ha permesso di conoscere ancora meglio il mondo della musica anche attraverso gli uffici stampa, di seguire i suoi preziosi consigli, di ascoltare nuove proposte.
Una persona solare con la battuta sempre pronta da buon toscano, amante della compagnia e del buon cibo.
Ho avuto l’occasione di incontrarlo solo due volte: Nell’ultima edizione del Mei e poi a Recanati dove ha presentato il mio nuovo disco.
Devo ammettere che mi ha lasciato un grande vuoto, così all’improvviso con quella voglia che aveva di vita e di musica.
Di lui ho sempre ammirato la tranquillità nell’affrontare situazioni delicate e la capacità di sintesi nella scrittura, quando recensiva un disco riusciva con poco a dire tutto e in maniera impeccabile.
Mi manca come può mancarti un amico, ma anche un maestro o un punto di riferimento.
Grazie Michele perché hai creduto in me e mi hai accolto nella famiglia del popolo, starai sicuramente ascoltando qualche gruppo che ti piaceva con il sorriso sereno.
Marco Sonaglia
Ho conosciuto Michele, grazie alla comune collaborazione con la rivista L’Isola che non c’era. All’inizio del 2012, con mia grande sorpresa e soddisfazione, mi telefonò per propormi, vista la mia grande passione per il Blues e la musica di derivazione americana, di diventare un redattore de Il Popolo del Blues. Appena ho saputo della sua scomparsa, non sono riuscito a trattenere le lacrime, non riuscivo a ragionare, non credevo potesse essere vero. Un amico sincero, un grande giornalista, appassionato ed entusiasta, sempre pronto a consigliarmi o a condividere con me la soddisfazione per la scoperta di un nuovo artista esordiente. Grazie Michele per tutto quello che mi hai insegnato e per l’amicizia che mi hai dimostrato. Ti porterò sempre nel cuore
Stefano Tognoni
Michele Manzotti ai Folk Awards di Cardiff, 2015 (foto di Giulia Nuti)