We Work Records
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Tra gli altri è l’esordio discografico solista di Marco Mattioli, chitarrista emiliano con un passato in varie band tra cui Diluvio, Maybe Happy, Sex Offenders Seek Salvation.
Nelle otto tracce composte dal cantautore nei mesi della pandemia, Mattioli canta e suona la chitarra classica, accompagnato da Marco Degli Esposti (Chitarra elettrica, piano), Mirco Chiavelli (basso) e Diego Mantovani (batteria).
Apre il disco “Enrosadira” (“Come sempre impreparati alle sorprese del tempo, credendo sempre che il presente sia uno scarto del presente, leggeremo un’altro libro che ci parla della gente di cui non capiremo il senso ricadendo a peso morto in quel letto da rifare”) scandita da una chitarra classica che si intreccia con l’elettrica in una sovrapposizione di voci nel ritornello.
“Un giorno dopo l’altro” (“Dall’altra parte, dello specchio un gran buio, non rubo il destino a nessuno, ma un giorno dopo l’altro, mi abbandono”) è uno dei brani migliori del disco, dove la classica che arpeggia e l’elettrica che produce note strozzate creano un’efficace malinconia.
Atmosfera notturna in “L’ultima volta” (“Sono ogni voto che hai sprecato, sono quello in bicicletta che hai bagnato, sono quel bicchiere che si è frantumato, sono io l’ultima volta che c’hai provato”) con l’incedere della chitarra e della batteria.
“Tornare a casa” (“Un altro giorno qui da solo, un continuo mutamento da sedare, stanco, come un libro passato per troppe mani, la prima cosa a cui pensare, prima di tornare”) è rivestita di arpeggi acustici, macchiata di elettrico e con un basso incisivo.
“Immaginiamo” (“Immaginiamo un mare spento, senza le onde, senza un gabbiano, senza maree e senza luci lontane, immaginiamoci per mano lungo la sua riva senza orizzonti”) è un altro momento felice, con delle sonorità inglesi intrecciate ad una classica canzone d’autore italiana.
Un pianoforte dialoga con la chitarra classica nella dolce e delicata “Un pugno di parole” (“Non ci fare caso, ho perso il diritto a dormire, una scacchiera scombinata e il mio cane che non la smette di abbaiare ed io mi incazzo ogni volta, con un abisso sotto i piedi che non molla”).
“Villanoia” (“Mi lasci senza pelle, sai, mentre i giorni passano, un cielo di cirri riflesso nelle finestre e nella memoria, passiamo i risparmi del nostro tempo lungo vecchie ferrovie”) ha una bella ritmica che viene ombrata dalla batteria, dall’hammond e dalla chitarra elettrica.
In chiusura troviamo l’incisiva “Casa dentro casa” (“Fuori il vento, dentro il cemento, nelle pareti le misure di chi cresce e noi come un ricordo scritto a voce”) dove emerge la chitarra slide.
Un lavoro decisamente intimista che ricorda il miglior Niccolò Fabi (quello di “Una somma di piccole cose” per intenderci) sia nell’uso della voce, che nello sviluppo degli arrangiamenti.
Mattioli ha comunque un proprio stile personale con una scrittura sognante e sonorità raffinate che gli permettono (citando Guccini) di far diventare le otto canzoni delle piccole “Stanze di vita quotidiana”.
Un disco terapeutico, rilassante, in tempi dove tutto è urlato e sottolineato con forza.
Tra gli altri è una boccata di dolcezza, è un angolo di pace, è una ventata di belle vibrazioni.
Marco Sonaglia
Tracklist
Enrosadira
Un giorno dopo l’altro
L’ultima volta
Tornare a casa
Immaginiamo
Un pugno di parole
Villanoia
Casa dentro casa