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The state I'm in

Riflessioni sul blues per l’inizio dell’anno nuovo

19 gennaio 2023 by Luca Lupoli in The state I'm in, zuzzu

Cercando di ricordare quel che e’ stato il Blues in questo primo quarto di secolo – Il Blues e’ una musica che si misura come minimo a lustri – non si può che constatare che, inevitabilmente, i padri che hanno fatto grande il Blues sono scomparsi. Per fortuna, a pochi e’ venuta la mattana di cercare il nuovo B.B. King, la nuova Aretha Franklin, il nuovo Muddy Waters ecc… Questi, e tanti altri, erano, musicalmente parlando, pezzi unici irripetibili.  Hanno dato vita a correnti musicali che si perpetreranno nel futuro tanto che, e’ una valutazione personale, tra duecento anni ancora si parlera’ di Freddy King, di James Brown, John Lee Hooker, Willie Dixon e magari anche di Robert Johnson, Son House, Mississippi John Hurt.  Insomma il Blues, e piu’ in generale la musica Afro-Americana, sono gia’ nella storia mondiale della musica.  Anzi, sono la musica del ventesimo secolo.  Poco o nulla della musica cosiddetta Pop – popolare – resterebbe senza la musica Afro-Americana, che ha avuto molti nemici, fuori e dentro le mura.   Sara’ dura sbarazzarsi di Miles Davis, di Marvin Gaye, di Stevie Wonder.  Impossibile, tranne che non succeda l’impensabile, ossia che venga, in un futuro, proibita la musica. O che le macchine, come nei films di Horror, prendano il potere. In quel disgraziato caso, la musica potrebbe essere l’ultimo dei nostri problemi.

Tornando all’attualità, un cambiamento significativo nel Blues negl’ultimi veni anni e’ stata la sua progressiva demascolinizzazione.  Infatti nonostante l’importante contributo femminile fin dal suo principio, il Blues era considerato una musica per uomini, uomini buoni in un cattivo stato di animo. Uomini traditi, uomini complicati, uomini raggirati che tentavano di far lavorare il Mojo, degli Hoochie koochie che volevano sempre the Same Thing  … Insomma tutte storie di sesso, soldi e alcolici.  Ma anche storie di botte, pistole e prigione, dove le vittime erano donne, o al limite “the other”, l’altro.  Trenta, quaranta anni fa ai concerti di Blues c’erano solo spettatori uomini e le rare signore facevano le coriste dietro ad un gruppo di musicisti che suonavano canzoni abbastanza insultanti per il genere femminile.  Va bene, c’e’ stata tutta la generazione delle Koko Taylor, Big Mama Thorton e via andando ma fu un’eccezione alla regola.  In piu’ il pubblico del Blues, fino a qualche anno fa, era apertamente quando non spavaldamente misogino, le donne erano considerate se non delle signore attempate da rispettare in qualche modo, come delle intruse in un mondo piccolo ma perfetto, quasi tutto al maschile.  I commenti sessisti e ingenerosi, anche della critica, erano pane quotidiano.  Quelle che hanno sofferto di piu’ sono la generazione di mezzo, quelle che adesso hanno tra i cinquanta e i settantanni, troppo moderne per girare con la pistola in tasca, in particolare quelle di pelle bianca, viste come oggetti estranei, pretenziose e abusive.

 Nel frattempo c’e’ stato anche un spostamento geo-economico perché il Blues, come  anche il Jazz, sono diventati progressivamente musica per un pubblico eterogeneo, ma non solo Afro-Americano. E cosi’ i musicisti e, in una certa misura, anche la sua commerciabilita’ che si e’ spostata verso l’Europa e l’Estremo Oriente.  Ma il vero Vallo Atlantico era la questione gender.  Puo’ la donna suonare e cantare il Blues, a prescindere dal colore della pelle?  La risposta e’ si’, fatevene una ragione. E forse non e’ casuale che le donne stiano letteralmente dilagando nel sottogenere piu’ machista che ci sia ossia il rock’n’blues, quello dove il rischio di suonare “I wanna make love to you” in mezzo a 50 bikers molto sudati e molto ubriachi, e’ alto.  C’e’ un dettaglio: quasi tutte queste donne sono chitarriste, talvolta pianiste, rare le batteriste e le bassiste, quasi impossibile trovare una donna armonicista. Abbigliamento di ordinanza: minigonna e stivali, shorts e tops.  Peraltro se suoni in Florida non ti puoi mettere la pelliccia e il colbacco … Ma troverete ottime artiste in tutti i generi, dal Funk al Jump Blues.  Piace pensare che adesso le groupies siano uomini, come sempre allupati, che bussano speranzosi ai camerini delle varie Joanna Shaw Taylor, Samantha Fish, Ally Venables, Danielle Nicol, Jackie Venson solo per nominarne alcune, per un selfie e un autografo, magari un sorriso.  Il Blues del ventunesimo secolo sara’ donna.  Ma in fondo la cosa piu’ importante e’ che cambiano le-i musiciste-i ma la musica, fortunatamente, rimane la stessa.

Luca Lupoli

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