Abeat Records
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Il colore rosso è un po’ ovunque, nel titolo del disco, nei loro capi d’abbigliamento nella simpatica foto di copertina e le scarpe. Pensiamo non sia casuale, le due “Sisters” lo hanno fatto risaltare perché è l’evidenziatore dell’ignobile questione della violenza sulle donne, questione che ha fatto nascere una iniziativa visibilissima, le “panchine rosse” e preso come simbolo anche le scarpe, rosse ovviamente: ma la follia del maschio continua ad annientare il suo senso della ragione! Correva l’anno 2019 quando le due artiste hanno deciso di unirsi senza però chiudere con le loro disgiunte attività. La sorella maggiore, per età, militanza nella musica ed esperienza è Laura Fedele, versatile presenza quarantennale nel panorama italiano ed europeo; cantante, pianista, fisarmonicista, compositrice, docente in canto jazz, con una innata predisposizione che va dal blues alla musica popolare, alla reinterpretazione del repertorio di cantautori italiani ed internazionali, ha una dozzina di dischi all’attivo e presenze dal vivo ovunque, dai club ai festival, ai teatri con suoi spettacoli. L’altra metà del duo è Veronica Sbergia, anche lei artista versatile, canta e suona più strumenti, ukulele, washboard, kazoo, ed è diventata nel tempo uno dei principali punti di riferimento in Italia, non solo della realtà femminile, potenziando gli apprezzamenti anche all’estero, soprattutto da quando forma il rinomato duo insieme a Max De Bernardi. Entrambe le “Sisters” sono appassionate di quelle sonorità pre war, prime forme urbane di black music che divennero parte integrante delle sempre più popolose città dove lo stress, le contraddizioni e l’inquinamento creavano già delle complicazioni. In un contesto del genere, club, teatri e sale da ballo erano luoghi frequentatissimi per momenti di svago e al contempo erano fonte di sviluppo delle sonorità. “Shake your Shimmy – oltre che un gioioso invito alla danza – è un esortazione a scrollarsi di dosso paure e titubanze, ad alleviare l’inquietudine con un pizzico di leggerezza; ed è, soprattutto, un simbolo dell’affermazione del femminile a discapito di ogni forma di sottomissione e restrizione della libertà”. Queste parole riportate all’interno del digipack, ottimo per come è confezionato con annesso libretto con foto e testi, sono lo specchio del loro essere artiste e donne che lottano contro forme discriminatorie. Il disco è godibilissimo anche per la qualità della registrazione che fa risaltare oltre modo le indiscusse peculiarità vocali/strumentali delle “Sisters” e dei musicisti in appoggio che citeremo nei loro interventi. Prima però solo loro due, bravissime al canto con il solo piano suonato da Laura Fedele, danno il via al disco con, “The Jar”(autografo composto a quattro mani) e “Ballin’ The Jack”, ricreando quelle atmosfere da vaudeville, qui c’è il primo contributo di Mauro Porro con il clarino. “It Wasn’t Me” (autografo della Fedele) c’è tutta l’atmosfera del primo jazz con la tromba di Marco Brioschi, mentre la celebre “Puttin’ On The Ritz” di Irving Berlin è rivissuta con un tocco elegante e brioso e un amalgama delle loro voci da applausi. Altro autografo di Laura Fedele è “Love My Shoes”, vivace momento dove Laura suona l’accordion e con un cameo di Lucio Fabbri con il suo violino, per poi rallentare il passo per una strascicata versione di “St. James Infirmary” con ancora la tromba di Marco Brioschi, che cede il passo al clarino di Mauro Porro per accompagnare le bravissime “Sisters” (non finirò mai di dirlo) nella spiritosa “Cake Walking Babies From Home”. Altri due gioiellini stanno ancora nelle esposizione vocale delle “Sisters”, con il solo piano “(I’ll See You In) Cuba” e con accordion (Laura Fedele) e ukulele (Veronica Sbergia) “Makin’ Wickey-Wackey Down in Waikiki”. Nel loro luminoso viaggio in quegli anni ruggenti, non poteva mancare un pezzo iconico della musica tutta, “Choo Choo Ch’Boogie”, registrato per primo e portato al successo da Louis Jordan, qui in una freschissima rilettura con il sax di Mauro Porro. Il disco viene chiuso da un’altra composizione di Laura Fedele, grande fan di Aretha Franklin, che le ha dedicato, “Like Aretha Used To Sing”, e qui giù il cappello signori, perché c’è la complicità di Enrico Rava con il suo fluegelhorn. Questo non è solo un disco gioioso che invita anche alla danza, è un gran bel disco per professionalità, competenza della materia e per spunti di riflessione.
Silvano Brambilla
Tracce
The Jar
Ballin’ The Jack
It Wasn’t Me
Puttin’ On The Ritz
Love My Shoes
St. James Infirmary
Cake Walking Babies From Home
Goodnight Moon
(I’ll See You In) Cuba
Makin’ Wickey-Wackey Down In Waikiki
Choo Choo Ch’Boogie
Like Aretha Used Sing
Tagged blues, Laura Fedele, The Jolly Shoes Sisters, Veronica Sbergia