Produzione indipendente
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“(…) In tutti questi anni e bellissime esperienze c’è sempre stata una costante, quella del piacere di ritrovarsi da solo con i propri strumenti, dell’emozione che si prova mentre delle note escono dalle tue dita (…) Ho sempre pensato che si nasce e si muore soli e che la solitudine possa essere una cosa bella o almeno necessaria ma pure che possa essere un momento creativo e di riflessione”. Queste righe sono una parte della considerazione leggibile all’interno del digipack, che questo navigato musicista toscano ha scritto per il suo disco d’esordio. Pensando alle parole, “solo”, “solitario” e “Lupo” (il suo nomignolo) ci è venuto alla mente “Lupo Solitario”, non il famigerato disk jockey di American Graffiti, ma ad una situazione musicale più individuale. Non è proprio così perché, come il lupo animale, anche “Lupo Andrea” è legato al “branco”. “(…) Per fortuna amo anche la compagnia e con alcuni amici, musicisti di valore internazionale, ho avuto il piacere di condividere il significato di ciò che volevo esprimere”. Ecco dunque che le sue due anime le ha unite per un piccolo gioiellino discografico composito, somma di una passione e competenza fatta di panorami stilistici afroamericani, passi nella tradizione popolare, sguardi nel songbook americano e una sensibilità verso i testi, tutto edificato sia in Italia fra l’attività di musicista, è un cantante-bassista-chitarrista, quella di direttore artistico di due teatri in Toscana, e varie mansioni, fonico, tecnico luci, scenografo, responsabile di palco, sia negli Stati Uniti, dove ha suonato e soggiornato per più periodi, soprattutto a New Orleans, assimilando il caratteristico melting pot musicale e culturale di quella città. Lupo Andrea ha composto il disco con tredici tracce fra le quali ci sono delle cover rese personalissime grazie al suo talento che si estende anche ai musicisti che formano il “branco” che lo accompagna, nessun ululato però, tutto è avvolto da contagiose atmosfere gonfie di feeling, e la prima traccia, “Solitude” di Duke Ellington è già una dimostrazione. Una rivisitazione di alto profilo, incantevole per un intima atmosfera, canto, contrabbasso, chitarra di Lupo Andrea, piano di Roberto Molesti, clarino di Nico Gori. Nel cd è contenuto anche un libretto dove si possono leggere delle riflessioni per ogni traccia: “colori, tratti, segni, pezzi di vita sulla tela di un artista” sono per “Life On A Canvas”, solo chitarra acustica e accordion, e un nostro pezzo di vita si è illuminato da questo bellissimo strumentale! La pronuncia in inglese di Lupo Andrea è perfetta e il suo canto dalle calde tonalità è pertinente ad ogni passo, “If It Be Your Will” di Leonard Coen è una reinterpretazione molto sentita con chitarra acustica, piano e viola-violino di Fulvio Renzi. Come si può comunicare del blues feeling in tutta la sua pienezza? Basta che Lupo Andrea canti e suoni la chitarra ritmica e il basso, Roberto Molesti il piano, Nick Becattini la solista, Mimmo Wild Mollica l’armonica, ecco “Late at Night”, “una storia complicata come tante, due città, ma da lasciare, l’altra dove rifugiarsi. La notte, quando gli argini si rompono”. Uno dei punti di riferimento per Lupo Andrea è quel gigante di musicista che risponde al nome di Charlie Mingus, dal quale riprende “Good Bye Pork Pie Hat”, in trio, lui al basso, Roberto Molesti piano, Cris Pacini sax. Chapeau. Di “Don’t Let The Sun Catch You Cryn’” di Joe Green, Lupo Andrea scrive, “ognuno può dare un proprio significato al blues, le cadute e la volontà di alzarsi nuovamente fanno parte della vita. Questo è uno dei blues più belli mai scritti”. In trio, lui chitarra ritmica, contrabbasso e canto, Roberto Molesti piano e Nick Becattini solista, lo eseguono in punta di fioretto! “Un Blues scritto da un jazzista , cercando di riportarlo a casa”, è Senor Blues di Horace Silver, legato da un filo conduttore che rimanda alla schiavitù, dalle isole capoverdiane (visitate da Lupo Andrea) alla storica Congo Square a N.O, passando per un’altra piazza, Jeema el-Fna a Marrakesch. Per questo pezzo Lupo Andrea ha suonato lo strumento berbero, outar. Un delicato arpeggio di chitarra acustica ed un violino riempiono l’atmosfera di momenti pacificatori in “Just A Breath”, a seguire con “Fairy Tale” Lupo Andrea rende un sentito omaggio a Willie Murphy, polistrumentista, produttore, con il quale negli Stati Uniti e in giro per l’Europa, ha condiviso per molti anni la quotidianità, la musica, le chiacchere. Toccante è “Histoire d’un Musicien et D’un Putaine”, una disperata storia d’amore fra Parigi e la Normandia (altri suoi luoghi del cuore) cantata in francese con quel tipico suono danzante della tradizione popolare d’oltralpe. Lupo Andrea chiude il disco con “Billy” di Bob Dylan, “sono affezionato a questo brano che suonavo quando giovane busker viaggiavo in giro per L’Europa”. Auguriamo ad Andrea Lupo Lupi di tornare a girare tanto per concerti, per far conoscere un disco che dovrà essere segnalato fra le migliori uscite di quest’anno.
Silvano Brambilla
Tracce
Solitude
Life On A Canvas
If It Be Your Will
Late At Night
Racked Mind Blues
Good Bye Pork Pie Hat
Don’t Let The Sun Catch You Cryn’
Senor Blues
Just A Breath
Fairy Tale
Histoire D’un Musicien et D’un Putaine
Observing A Wolf Running Through A Windy Pairie
Billy
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