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Bonaveri è stato di parola, dopo “Il Bardo e il Re dei gatti” e “Faol”, si chiude la trilogia con “Mondi immaginati”. Il cantautore bolognese da alcuni anni produce nuovi lavori senza tregua, sempre con ottimi risultati. Questo nuovo capitolo contiene ben diciotto canzoni, che in un primo momento potrebbero scoraggiare l’ascoltatore e invece con la giusta attenzione e la dovuta calma, si assapora tutta l’anima di Bonaveri in un viaggio suggestivo. Infatti troviamo le tematiche a lui molto care, come quelle ambientali, legate anche a vecchie storie popolari. Dall’iniziale “Demetra” (“È inconcepibile non aver capito ancora, che è soltanto nella natura che si può immaginare un mondo anche per noi”) con le sue sonorità etniche, i colori Irish di “Robin Goodfellow” e “Primavera” (“Come un segreto che adesso è svelato, l’erica in fiore occhieggia nel prato, ciò che temevi di avere perduto, grida alla vita: L’inverno è finito”) le atmosfere sognanti e sinfoniche in “La leggenda del sempreverde” , gli echi di filastrocche in “Madamadore’” (“Con viole e rose potrebbe vestire, balli di corte, ricchezza e potere, un sacrificio si deve pur fare, scelga con calma, che tempo ce n’è”). Poi c’è il Bonaveri più sociale che denuncia le ingiustizie del passato come nella potente “Gentile Budrioli” (“Alla folla parve quasi normale, applaudire nonostante l’orrore, solo Dio si rifiutò di guardare, con il sospetto d’aver fatto un errore”) che racconta la storia dell’astrologa bolognese accusata di stregoneria e arsa viva il 14 luglio 1498, quelle più recenti di “Canzone per Julian” (“Chi può non vuole, si ostina a non vedere, invocheremo la censura, per zittire quelle voci che domandano che cosa sia menzogna e cosa la realtà “) dedicata al giornalista australiano Julian Assange, incarcerato nel regno unito. Oppure la teatrale gaberiana “Non è normale” (“È finito il tempo del benessere di stato, l’anestetico perfetto per un pubblico stordito, dominato dalla voglia di sembrare qualche cosa che d’umano ha soltanto il defecare”) i toni aspramente polemici in “Mio caro presidente” e “Mòlon Labe”(“Ditemi adesso che impressione vi fa essere nei panni del discriminato che avreste imprigionato poco tempo fa?”) , il crescendo ansioso di “Non sarai tu”. E quello più squisitamente cantautorale con le nostalgiche malinconie di “Un tempo” (“Quel tempo è trascorso in un battito d’ali e ho capito che siamo mortali, ma non sono cambiato, mangio ancora le primule, credo ancora alle favole”) e “C’è troppo vento” (“L’istante esatto in cui la storia accade, è l’attimo perfetto da cui tutto procede”) , le tessiture acustiche in momenti classici come “Diventare grande” (“Finché all’improvviso proverai paura per quella ruga sottile nel viso che fino a ieri non c’era, non ti preoccupare, ogni traccia del vivere ti aiuta a ricordare chi sei tu”), “Memento mori” (“Un’onda di calore radiante e silenziosa pervade l’atmosfera , il battito del cuore, un petalo di rosa, un’ultima preghiera”) e “Come un lungo sogno” (“Per questo adesso ho scelto di essere vivo, in fondo so già come andrà a finire, il viaggio non consiste nell’arrivo, ma è implicito nell’atto del viaggiare”). In chiusura due canzoni di speranza, l’epica “Prometheus” (“Il nome mio risuonerà nell’eco immenso dell’eternità, oltre la soglia, oltre la misura, non più mortale, finalmente solo, aldilà del bene e del male”) e “Mondi immaginati” (“Sotto un cielo senza nuvole, l’innocenza dell’amore, l’ottimo cocciuto delle favole per lenire ogni dolore”), cullata dal tappeto di archi e pianoforte. Che altro aggiungere? Un disco mastodontico composto, scritto, cantato e suonato da Bonaveri. Lunga vita a questo instancabile cantore dal cuore puro e dalla voce avvolgente, che si conferma un cane sciolto, capace di muoversi libero nel mondo della canzone d’autore, troppo spesso popolato da pecore belanti.
Marco Sonaglia
Tracklist
Demetra
Robin Goodfellow
Diventare grande
Un tempo
Primavera
Canzone per Julian
Gentile Budrioli
C’è troppo vento
Come un lungo sogno
Memento mori
La leggenda del sempreverde
Non è normale
Mio caro presidente
Mòlon Labe
Non sarai tu
Madamadorè
Prometheus
Mondi immaginati
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