Ruf Records
www.ericjohanson.com/
www.rufrecords.de
La Louisiana vanta una ricca tradizione di chitarristi che hanno scelto di suonare il blues in elettrico, ognuno con la propria impronta. Buddy Guy, Earl King, Clarence “Gatemouth” Brown, Larry Garner, Bobby Parker, Tab Benoit, ecc. Eric Johanson fa parte della nuova generazione e sostiene che, “il blues è alla base dei diversi stili che suono, New Orleans funk, americana, hard rock, country, quello che trovo importante nel blues è la crudezza, questo è ciò che rende un disco di blues, la cruda espressione di sé”. È cresciuto ascoltando Robert Johnson e Freddie King, poi una volta intrapreso l’arte del musicista ha ampliato i suoi orizzonti con la chitarra elettrica che sa usare abilmente, e di cui è diventato fra i più seguiti, anche a New Orleans, città di residenza dal 2010 dopo aver lasciato la natìa Alexandria, e dove si è immerso in quel melting pot che vivacizza la cultura musicale di N.O. Questo è il quinto disco dove non fa difetto la sua coerenza per aver messo in pratica l’aspetto “crudo” della sua espressività, diretta e senza fronzoli, attuata con l’apporto del basso di Eric Vogel (Big Sam’s Funky Nation, Fred Wesley, ecc), la batteria di Terence Higgins (Warren Haynes, Ani Di Franco, Tab Benoit, ecc), e la collaborazione per la produzione e co-scrittura di sette pezzi, del noto Jesse Dayton, produttore/autore/chitarrista e di cui recentemente è uscito “Death Wish Blues” cointestato con Samantha Fish. La scorza dura del suo stile è evidente nella iniziale, “Don’t Hold Back”, nella title track “The Deep And The Dirty”, in “Undertow”, “Galaxy Girl”. In un paio di tracce il disco perde un po’ della sua ruvidezza per due ragguardevoli momenti di blues elettroacustico mississippiniano, “Just Like New”, “Familiar Sound”, mentre con “Gets Me High” torna a irrobustire le sonorità con uno svolgimento rock/funk. “The Deep And The Dirty”, il titolo è riferito al sud degli Stati Uniti, non è un disco scontato e ripetitivo, con dodici tracce Eric Johanson ha mostrato una parte di aspetti del blues circondati da una percezione tendenzialmente più tradizionale che moderna e forse non è casuale che chiude il disco con uno slow, “She Is The Song”.
Silvano Brambilla
Tracce
Don’t Hold Back
The Deep And The Dirty
Beyond The Sky
Undertow
Just Like New
Elysian Fields
Galaxy Girl
Familiar Sound
Gets Me High
Stepping Stone
Borrowed Time
She Is The Song
Tagged blues, Eric Johanson, rock blues, Ruf Records