Shake Edizioni
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Pag.160 – euro 17.00
Quest’anno la Shake Edizioni ha pubblicato due libri riguardanti altrettante figure iconiche, non solo della musica nera. In ordine di uscita: “Il Reverendo Gary Davis” di Ian Zack, e “Nina – La Storia Musicale e Politica di Nina Simone” di Gianni Del Savio. La casualità vuole che entrambi sono nati nell’area geografica che porta lo stesso nome ma divisa in due Stati, Carolina del Nord e Carolina del Sud. Nel primo Stato, a Tryon , Nina, nel secondo, nella contea di Laurens, Il Reverendo. Sono due località ad un’ora di auto, due località che, purtroppo, non sono state risparmiate dalla follia umana del razzismo. Un tema subito trattato nelle prime pagine dall’autore, senza giri di parole, perché anche Nina fin dall’infanzia ha dovuto convivere con la vergognosa questione. “Eunice Kathleen Waymon è decisamente black: ad un estremo di quella scala cromatica della pelle che da sempre attira problemi, quando non violenze, (…) una caratteristica che inevitabilmente la toccherà a fondo, e che si manifesterà pure con dichiarazioni radicali”. L’articolata faccenda del razzismo continua ad essere evidenziata citando: “Black, Brown and Beige” di Duke Ellington e “Black, Brown and White”, con una parte del testo in inglese e in italiano, noto per la versione di Big Bill Broonzy; il film “Watermelon Man” di Melvin Van Peebles; un estratto da una recente intervista alla giocatrice di pallavolo Paola Egonu, che ha affermato, “se mai dovessi avere un figlio di pelle nera, vivrà tutto lo schifo che ho vissuto io, se dovesse essere di pelle mista, peggio ancora, lo faranno sentire troppo nero per i bianchi e troppo bianco per i neri”. Quando si tratta di Nina Simone le due situazioni, musicali e politiche, diventano un campo solo, l’epicentro della sua esistenza, la forza che ha forgiato il suo carattere, spavaldo, umorale, dispotico, ma con anche segni instabili di fragilità psicofisica. Vista la sua personalità, proviamo ad immaginare che quando era nel grembo materno di mamma Mary Kate Irvin, per dare segni di vita muoveva le piccole dita come se già volesse suonare su di una tastiera, avvenimento che avvenne fin da bambina con una tale passione da suonare a tutti i costi l’organo a pompa di casa, malgrado non arrivasse ancora ai pedali. Si dedica quotidianamente per ore, rinunciando a giocare con le altre bambine/i, una situazione che segnerà una parte della difficoltà nelle relazioni sociali, come purtroppo successe anche con sua figlia. Dalle prime situazioni chiesastiche, dove suona, accompagna e in qualche occasione canta con le sorelle, all’interesse della signora Katherine Miller, dove la mamma Mary Kate è a servizio, la quale colpita dal precoce potenziale artistico della giovane Eunice, agirà sulla postura e sull’apprendimento allo strumento, il piano, con esercitazioni su composizioni di Beethoven, Chopin, Liszt, Brahms, ecc., anche se sarà Bach quello che più la entusiasmerà. Ecco dunque l’importanza della musica classica riconoscibile in più passi del suo variegato repertorio. Voleva diventare la più grande pianista classica nera, certa della buona prova d’esame per l’ammissione al Curtis Institute, ma ancora una volta ha trovato il muro razziale con la lettera che comunicava il risultato, “rejected”, respinta! La delusione non le ha tolto il lato orgoglioso, riparte modificando la sua vita, l’approccio artistico, il nome e gli affetti, grazie all’incontro con una prostituta Kevin Matthias, nome d’arte “Faith Jackson”, con la quale avrà anche una relazione, e che le farà conoscere persone e locali dove suonare. E’ la metà degli anni cinquanta, Lascia Philadelphia per Atlantic City, faticosamente inizia a costruirsi una reputazione di artista e cambia generalità in, Nina, per il nomignolo con cui la chiamava l’amico Chico e, Simone, ispirata dalla grande attrice francese, Simone Signoret. Ha cambiato nome ma non il carattere, sempre orgogliosa della sua condizione sociale e musicale, trasferitasi a New York, nel 1957 incide il suo primo disco “Little Girl Blue”, che fonti attendibili lo danno come pubblicazione due anni dopo, composto da alcuni pezzi che diventeranno dei classici della Simone, “Mood Indigo”, “You’ll Never Walk Alone”, “I Loves You, Porgy”, “My Baby Just Cares For Me”. Addetti ai lavori la indicheranno come artista jazz, ma lei non è molto d’accordo. “Jazz è un termine usato dai bianchi per definire il popolo nero. La mia musica è musica classica nera (…) definirmi cantante jazz era un modo di ignorare il mio background musicale…è razzismo…così come definire Langston Hughes un grande poeta nero, è un modo per sminuirlo, lui è un grande poeta, punto”. Questa è Nina Simone, una donna combattente che rivendicava la sua natura musicale, così come essere orgogliosamente black, un’artista che ha registrato pezzi come, “Mississippi Goddman”, “Backlash Blues”, “To Be Young Gifted and Black”, che ha sfidato l’establishment, come nell’estate del 1969 quando all’Harlem Cultural Festival legge una sorta di poesia rap ante litteram, “Are You Ready?” (siete pronti a uccidere se necessario?), “Are You Ready To Burn Buildings?” (siete pronti a bruciare gli edifici?), una donna vicina alle Pantere Nere e Malcom X, al Black Power di Stokely Carmchael, ad Angela Davis, a James Baldwin, una donna molto legata all’Africa. Gianni Del Savio, con riconosciuta competenza e passione, ha scritto un bel libro su Nina Simone, artista e simbolo delle rivendicazioni dei diritti del popolo afroamericano. Questo 2023 è segnato da due sue ricorrenze: il novantesimo anniversario della nascita (1933 – 2023) e il ventesimo della morte (2003 – 2023).
Silvano Brambilla
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