Lilith Label
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A sei anni da Modir Min torna la cantautrice genovese Sabrina Napoleone con il suo terzo e nuovo disco intitolato Cristalli Sognanti, in omaggio al capolavoro dello scrittore Theodore Sturgeon. Iniziato a metà del 2020, contiene nove brani scritti, interpretati, suonati, registrati, prodotti dalla Napoleone (che cura pure l’artwork e la grafica) con la collaborazione di Giulio Gaietto e racconta il percorso di maturazione emotiva in cui le esperienze personali si intrecciano alla storia di questi ultimi tre anni. Gardur (Prodotti del sogno di quella distesa di sabbia ed ogni granello è un cristallo sognante che sogna una storia d’amore ed ogni granello è un cristallo sognante , ciascuno un diverso finale) apre il disco con i synth polverosi, le pennellate di viola e una voce quasi melismatica, più graffiante la successiva Critone (“Socrate il più giusto tra gli umani a tradire il suo ideale per vantaggio personale, il suo epos personale è un inferno marginale”) un post-rock con i cori sontuosi di Stefano Luna e Simone Meneghelli che omaggiano Franco Battiato e Patti Smith. Atmosfera più delicata in Stupidi disperati (Fragili cuccioli diseredati, con la vita che ci passa sulla schiena, suoniamo di notte, di giorno impiegati con le ali bruciacchiate di una grande falena) dove la voce della Napoleone si intreccia con quella di Cristina Nico e Stefano Luna, oltre agli inserti di violino ed elettronica, Come 7/4 (Cosa avevamo nella nostra testa, con la storia che si fa funesta, ci colpisce duro e non consolato, un pugnale inflitto nella gola?) è sostenuta da un arpeggio di chitarra elettrica e da un groove di basso e distorsioni. Il violino tratteggia la base ritmica di Palazzo (In una città di mare, contemplare l’infinito sembra quasi sia normale, un diritto acquisito, ma io oggi mi voglio ritrovare, non affondare in acque scure, non perdermi nelle paure) con l’intervento recitato di Hilja Russo (che interpreta una sua poesia), più sperimentale, a tratti teatrale, con la viola che si appoggia sul tappeto di basso e synth è La visione dell’occhio di Dio (Così quando Dio stizzito, come si conviene, emanò tosto un decreto per segregare tutte le persone chiuse nelle case insieme, così Dio ebbe il suo finale, così Dio ebbe un finale fatale) scritta a quattro mani con il produttore e musicista Salvatore Papotto. L’elettronica si fa più sporca e serrata in Malattia invettiva (Ma questa malattia invettiva, io credo, avrà un decorso puramente personale e alla fine potremo scegliere a chi credere e chi amare) e nella claustrofobica Chimera (E là incontravo una vecchia amica, il suo corpo tra le spire di un grosso serpente screziato, la avviluppava, io la volevo liberare, ma poi capivo che era lei, quello il suo corpo da chimera). Il finale è affidato a Mevidda, uno strumentale in bilico ambient e techno. Sabrina Napoleone con questo nuovo lavoro coniuga maturità e sperimentazione in maniera interessante. Oltre ad essere una valida polistrumentista (nel disco suona chitarre, synth, basso, programming), la sua scrittura risulta lucida ed incisiva, il cantato molto particolare che in alcuni momenti ricorda la grande Nada. Possiamo dire in tutta tranquillità che i cristalli non sono solo sognanti, ma anche brillanti e preziosi.
Marco Sonaglia
Tracklist
Gardur
Critone
Stupidi disperati
Come 7/4
Palazzo
La visione dell’occhio di Dio
Malattia invettiva
Chimera
Mevidda