il popolodelblues

Recensioni

GA-20 – Live in Loveland

29 dicembre 2023 by Luca Lupoli in Dischi

Karma Chief Records 2023

Registrato in un negozio di dischi dell’Ohio, in un paesino dall’esotico nome di Loveland vicino Cincinnati, quest’ultimo sforzo dei GA-20 li affida ad un futuro sconosciuto ma già pieno di gloria. Dopo un tour europeo nell’estate di quest’anno (2023) che li ha fatti conoscere al largo popolo del Blues, continuano a girare senza sosta gli Stati Uniti. Mentre qualcuno li avvicina ai Black Keys come sonorità, le radici dei GA-20 stanno altrove, tra Hound Dog Taylor e J.B. Hutto, e una lunga tradizione di chitarristi slide un po’ marginale nel mainstream Blues contemporaneo. Dal capo tribù Elmore James al grandissimo John Primer, passando attraverso una sfilza di bianchi Bishop, Thorogood, Landreth, Hole, i GA-20 rivalutano l’uso della slide e un suono rozzo che evoca J.B. Hutto piuttosto che Hound Dog Taylor al quale i GA-20 hanno dedicato un disco “Try it … You might like it: GA-20 does Hound Dog Taylor”. Faherty doveva esser bambino quando è morto Hutto nel 1983 ma quelle staffilate secche di slide sono quasi inconfondibili, come l’impatto generale della band, asciutta, quasi scarna, nella migliore tradizione degl’anni 60. L’altro barbuto alla chitarra, Matthew Stubbs, è già conosciuto mondialmente in quanto chitarrista di Charlie Musselwhite, il quale notoriamente non arruola musicisti scarsi. Alla batteria Tim Carman gioca un ruolo ingrato: orfano di bassista assicura la parte ritmica con grande precisione e maestria. Il risultato finale è ottimo, non solo Blues, ma un R’n’B di annata buttato giù come uno scarabocchio, sbafato. S’inizia con due pezzi “I cry for you” di Harold Burrage e “My baby’s sweeter” di Little Walter, per poi passare a canzoni originali tra le quali spicca “Lonely Soul”, una delle migliori composizioni del duo Faherty/Stubbs. In “Double Getting” emerge un’altra influenza forse nemmeno tanto latente, quella ironia sottile dei Those Dangerous Gentleman del compianto James Harman, con un gran lavoro di Carman. Il disco continua con essenziali giri di boogie, infuocati assoli e atmosfere improvvisamente romantiche come “Just Because” di Llyod Price. Chiude “By my lonesome” con Carman e Stubbs sugli scudi. Questo Live in Loveland non è un disco mainstream Blues, quel Blues, per intenderci, che resta sui sentieri battuti. È un disco di Blues e R’n’B presentato in una veste garage-vintage, un suono d’epoca scarno. Per la Colemine Records, di cui Karma Chief fa parte, incidono altri eccellenti artisti come Durand Jones and the Indicators, Devon Lamarr Trio, Orgone, Harlem Gospel Travellers e molti altri. Sede? Loveland, Ohio ovviamente.

Luca Lupoli