Vrec Music Label - Audioglobe
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A tre anni dall’ottimo Dell’amore animale, dell’amore dell’uomo, dell’amore di un Dio torna il cantautore pistoiese Lorenzo Del Pero. Il nuovo lavoro intitolato Nato il giorno dei morti contiene dieci tracce arrangiate insieme alle mani sapienti di Marco Olivotto e Flavio Ferri, che cura anche la produzione. Roventi chitarre elettriche irrobustiscono la tagliente voce di Del Pero nell’iniziale Di troie e di cani (Il nodo scorsoio ben stretto alle mani, le vene recise negli asciugamani, malati, storditi e curati dai sani, le scimmie danzanti dei nostri guardiani) che ci porta a La culla della civiltà (Cieco e sordo alle stanze di una cella in affitto, mentre alzi la terra per guarire un conflitto, nel lamento di un sogno dato in pasto al porcile, nel richiamo intimato dell’impegno civile) con il suo blues sporco. Fraseggi di chitarra desertica e di violino colorano Il teatro dei vinti (Voi seduti sul trono del vostro reame, a stupirvi se il povero ruba per fame, a pisciare sui pali dei vostri recinti, a sbirciare dal buco il teatro dei vinti. Voi maestri del nulla a forzare i dannati, a coscrivere in caste sommersi e salvati, a voltare la testa di fronte agli abusi, a scrollare le spalle tacendo i soprusi), percussioni e chitarra elettrica scandiscono un ritmo ostinato a Nato il giorno dei morti (Dagli agnelli sacrificali che nel dubbio si fecero scarni, al banchetto dei lordi maiali, assuefatti a mangiare le carni, dal sepolcro la Vergine madre al cospetto del figlio tradito, lo proscioglie dall’ira del padre che lo accusa di avere fallito) con una coda di violino nervoso. Inizia quasi come uno spiritual Deponi le armi soldato (Deponi le armi soldato, non ti serviranno, oggi affido al destino il mio tenero giglio, deponi le armi ed allunga le braccia, rammenta il mio volto, raccogli mio figlio) per poi macchiarsi di rabbia distorta, un pianoforte ipnotico culla delicatamente Magdala (Ti dimentichi le pene, tra le risa delle iene, del serpente la spirale, fino a quando sentì male, partorisci dolcemente un sorriso irriverente, mentre il santo gregge arretra, scagli la tua prima pietra). Un arpeggio di chitarra sostiene Candele (Scrivi giovane poeta districando vecchie trame, grida vecchio anacoreta affilando nuove lame, la crisalide di vetro svela il volto degli assenti, un aruspice si libra come un falco tra i serpenti) che lentamente cresce, Il sogno di un profeta (Muore il canto di un poeta, muore il sacerdote esteta, muore il dio della cometa, muore il sogno di un profeta, mentre mi bruci l’anima, mentre ti bruci l’anima) viene accarezzata dal pianoforte , da elettronica opaca e dalla voce sofferta. Arpeggi di chitarra cristallina tessono la malinconica Giugno (Il pudore inchiodato ad un prato di spine, il piacere rubato dietro nere colline, la saliva incrostata al suo lucido crine, la clessidra incrinata implorante la fine, mentre soffoca un flebile canto per nascondere il pianto), in chiusura troviamo il lungo talk-rock di Penitenziagite (E vi perdono per avermi fatto sentire un animale in cattività, probabilmente voi abituati al bracconaggio e vi perdono per aver disprezzato la cultura, probabilmente voi costretti all’ignoranza). Del Pero continua il suo viaggio nella società di oggi, sempre più malata e assetata di potere. La sua è una voce fuori dal coro che urla e vomita rabbia attraverso una scrittura dura, cruda, che affonda come una lama tagliente, che scotta come magma rovente. Un disco lucido, dove la poesia e il rock danzano pericolosamente, una vera canzone d’autore, lontana dalle mode attuali, un ancora di salvezza in questo carnevale mediatico. Ascoltare questo lavoro è un atto di disobbedienza civile quanto mai necessario, non perdete questa preziosa occasione.
Marco Sonaglia
Tracce
Di troie e di cani
La culla della civiltà
Il teatro dei vinti
Nato il giorno dei morti
Deponi le armi soldato
Magdala
Candele
Il sogno di un profeta
Giugno
Penitenziagite
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