Produzione Indipendente
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A quattro dall’ottimo “Grano”, il suo album d’esordio (finito nelle cinquine del premio Tenco), torna la cantautrice e poetessa marchigiana Marta De Lluvia con un nuovo lavoro intitolato “La festa che non c’era”. Dodici brani da lei firmati, con la produzione artistica e gli arrangiamenti di Edoardo Petretti, la direzione e arrangiamento archi di Federico Ferrandina. Gli incastri di pianoforte e batteria colorano l’iniziale “Domestica duna” (“Come parlano queste pareti, tinte accese giorni quieti, fare insieme, fare senza… smemorata pazienza”) seguita dal tappeto jazz con “La festa che non c’era” (“Quanto ho odiato per amore, preso a scarabocchi le tue lettere, parole, ho mutato il tuo nome perché in bocca mia, suonava a nostalgia”). Inserti di fisarmonica e tromba donano malinconia a “Mare” (“Nessuno e niente è mai sicuro in fondo al mare, nella sua pancia, figli e prede, destini rubati alla riva, nel corpo che lotta e che cede”), invece “Verrà settembre” (“Verrà l’autunno, ce l’avremo addosso, nell’esplosione cadente di foglie, ti saluterò, se abbracciarti non posso, come d’ottobre, di giallo e di rosso”) è accarezzata dagli archi e dall’arpeggio della chitarra classica. Ancora gli archi con il pianoforte e la chitarra emanano dolcezza in “Cercasi miracoli” (“Rami a forma di preghiera, per sperare dio, non avere un senso, fare sera”), “Un centimetro al mese” (“Ed anche tu parti ma vorresti restare, all’ombra, al riparo dai desideri, scoprire chi sei oltre tutte le impressioni, scoprire chi sei oltre chi eri”) è tratteggiata dai fraseggi della tromba con la sordina. Il canto si fa intenso “In amore” (“Cadi ai miei piedi, cadimi, tanto mistero vestito di niente, non resta in piedi, guardaci, siamo due puzzle confusi per terra”), struggente in “Malerba” (“Poco importa se non crescerò bella, in alto, se nessuno saprà le mie lunghe invisibili dita, come rosa e violetta ma figlia di un vento bastardo, come loro avrò aria e carezze, avrò almeno la vita”). I ritmi si fanno più sostenuti nella successiva “Bastava la città” (“E tutta la vita restava di là, l’altra parte del ponte, qui solo leoni, acqua, fantasmi, la tua voce, io e te sulle rive della Neva, sospesi arresi a un’ingrata felicità”), “C’è di più” (“E quando mi cerchi gli occhi, io non so più che fare, sarà il male di questo tempo, riuscire sempre a fuggire e quando vorrei gridare, tutto il rumore, il rumore che c’è, si chiude ogni parola su me”) ha un’interessante progressione armonica. Ben riuscita la melodia in ”Second hand” (tutta cantata in inglese), la conclusiva “Miele” (“Respiri senza fiato, poesie senza parole, nascosto e inosservato, cresce il bene, l’abbraccio impossibile di gioia e di dolore, niente è solo tuo, però tutto ti appartiene”) affascina con le sue atmosfere retrò. Un bel ritorno quello di Marta De Lluvia, caratterizzato da una scrittura interessante e personale, da una voce calda e passionale, dagli arrangiamenti raffinati e puliti. ”La festa che non c’era” è un’ulteriore conferma della sua bravura, è un’isola felice dove rifugiarsi in questi tempi di burrasca.
Marco Sonaglia
Tracklist
Domestica duna
La festa che non c’era
Mare
Verrà settembre
Cercasi miracoli
Un centimetro al mese
In amore
Malerba
Bastava la città
C’è di più
Second hand
Miele
Tagged Cantautorato italiano, Marta De Lluvia