La stanza nascosta records
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Secondo lavoro discografico per il cantautore cagliaritano Matteo Sau. Dieci tracce arrangiate insieme a Salvatore Papotto, che ha curato anche la produzione artistica. La bella copertina e il relativo artwork sono di Manuel Putzolu per MangioDesign. Quanto mi costa la felicità (Cercami bene in mezzo ai respiri, cerca i miei occhi quando ti giri, lasciamo ancora andare le mani, lasciamo ancora odiare domani) apre il disco con gli arpeggi di chitarra elettrica che accompagnano anche la successiva Eggià (Ora abbiamo un’altra faccia che perde pezzi e tu lo sai, frantumiamo desideri, frustrazioni e vanità, aggrappati a due sorrisi che non ci facciamo mai) insieme al pianoforte. Si respira l’atmosfera da milonga con Solito tango (Mi guardo in giro e sembro un po’ Comune, la povertà che non mi fa invecchiare, sarò il tuo ladro e ruberò i momenti, troppo corti per poterci sognare) accarezzata da archi, fisarmonica e pianoforte, Ingresso tesserati (Prendono strade impossibili ma c’è sempre una via per tornare, si guardano, mentre si annusano il corpo, come cani in cerca d’amore, un vuoto di memoria e un’accusa diversa e una foto che porta dolore) è sostenuta dalla chitarra acustica, archi e synth. Quasi in odor di flamenco è Bottoni e luce (Piango dentro ai tuoi passi piango, mentre cucio un altro strappo alla mia semplicità), Gina (Rimani ancora un poco, rimani qui, a fianco a me, saprò ascoltare il rumore ed il fruscio della tua vestaglia, sarò come una danza, di briciole e tovaglia) ha richiami brit-pop ed elettronica. Atmosfere malinconiche con i fraseggi dei fiati si colgono in Così un giorno lei è partita (Vedrai fiori troppo belli per poterti consolare, avrai profumi così vecchi che poi ti faranno male, ci saranno delle sere dove avrò il tuo nome in tasca), Contraddizioni (Vomiterò la rabbia in tutti i miei gesti forti, ti ombreggerò in silenzio senza che te ne accorga e non sarà una risposta sufficiente a far calmare il veleno che ho dentro) è un rock leggero, dove emerge l’hammond. Tornano gli archi, fisarmonica e chitarra elettrica a ricamare. La diva nera (E lascia che chiuda il sipario, lascia quest’ultimo inchino, ti bagna i capelli la normalità senza polvere e stelle, è l’ultima sera della diva nera del varietà), finale in dolcezza con la doppia voce di Roomie in Canzone della bella sorpresa (Così lungo è il soffio, se riguardo indietro vedo tante sere, sensazioni strane, senti, senti com’è bello che si esploda dentro, che si giochi a viso aperto). Un buon lavoro dove Sau mostra una scrittura interessante sottolineata da una voce graffiante e da arrangiamenti riusciti. Non sapremo mai quanto ci costa la felicità, però sicuramente la troviamo quando ascoltiamo una vera canzone d’autore, proprio come questa.
Marco Sonaglia
Tracce
Quanto mi costa la felicità
Eggià
Solito tango
Ingresso tesserati
Bottoni e luce
Gina
Così un giorno lei è partita
Contraddizioni
La diva nera
Canzone della bella sorpresa
Tagged Cantautorato italiano, Matteo Sau