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Paolo Zangara – Scusi, dov’è il bar?

30 ottobre 2024 by Marco Sonaglia in Dischi, Recensioni

Snowdonia Dischi - Audioglobe
https://www.facebook.com/PaoloZangara.artista

Primo disco solista per Paolo Zangara dopo numerose esperienze musicali e nato in maniera quasi casuale alla fine del lockdown. Otto tracce con la produzione esecutiva di Zangara che ha curato gli arrangiamenti insieme a Lory Muratti e Roberto Talamona. Silenzi irrequieti (Ho vissuto a lungo il silenzio di quest’oggi con la bocca avvelenata dai fatti e la mia freddezza riguarda anche la morte, come un gioco di luci lontane) apre il disco con un tappeto di pianoforte e dai fiati in un efficace crescendo, più delicata è la successiva Non mi sembrava un capriccio (Noi eravamo già il nostro destino e che si vince e che si perde tu lo sai, tu lo sai, chi non crede nei sogni è costretto a morire in un solo momento ) con fraseggi di chitarra elettrica e la voce graffiante. Dall’altra parte del mare (Le strade all’indomani, come vene sanguinavano odio e colori, piccoli occhi di topi al lavoro, altri più grandi progettavano il futuro) ha sonorità anni sessanta con i cori femminili e il sax, Giorni e notti (E allungo le mie mani dove scendono le tue lacrime che parlan di noi, sopra un tavolo di un bar così affollato noi ci siamo ritrovati per poter perderci ancor) è macchiata dal flicorno e dalla batteria. Più ritmata in odor di free-jazz è Parole (Quando le suono, guardando le stelle, le vene pulsano lente, bruciando il pensiero che schizza selvaggio, profondo, brillante), Sono quel che sono (E cosa fai, adesso piangi e come un liquido perdi la forma? E allora sappi, se può farti stare meglio, che i miei amici non sono solo Ciampi e Tenco, ma c’è un Endrigo che mi gira in testa e con tutti e tre qui è sempre una gran festa) è un trascinante swing colorato dal sax. Fraseggi di chitarra flamenca sottolineano Una corsa (Vorrei per le mie ali la leggerezza del volo, un conto alla rovescia, la consistenza del suono, nel museo del mattino capriole di fumo in un chiasso di voci, volti stanchi e confusi), Senza meta (Sono nato anch’io, come tanti altri, in un mattino illuminato dal sole, quando l’autunno ci portava con amore note jazz) chiude il disco in un’atmosfera più da canzone d’autore. Zangara è una felice scoperta e il suo è un lavoro raffinato, con testi originali, suonato da ottimi musicisti e cantato da una bella voce profonda. Trasuda di vintage, ha il fascino di una fotografia virata seppia, odora di fumo e alcol come quei storici locali jazz dove puoi incontrare Tom Waits e Paolo Conte che dialogano con Chet Baker. Beh, mica male!

Marco Sonaglia

 

Tracce

 

Silenzi irrequieti

Non mi sembrava un capriccio

Dall’altra parte del mare

Giorni e notti

Parole

Sono quel che sono

Una corsa

Senza meta

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