The Count Basie Orchestra – A Very Swinging Basie Christmas (Concord / Egea)
William “Count” Basie (1904-1984) ha fondato la sua orchestra a Kansas City nel 1935 sviluppando e mantenendo una delle più grandi orchestre jazz della storia della musica. Con la meticolosa attenzione di Basie ai dettagli, selezionando i migliori musicisti, e facendo in modo che ogni brano potesse essere ballato, la Count Basie Orchestra è diventata ben presto la preferita degli amanti dello stile “Stomp Kansas City”. Oggi, sotto la guida del suo direttore, Scotty Barnhart, la Count Basie Orchestra sta ancora girando il mondo per festeggiare il suo 80 ° anniversario. Oggi arriva il primo album di Natale. La band di diciannove elementi è accompagnata da cantanti come Johnny Mathis. Ledisi e Carmen Bradford. Il suono è quello di una tradizione che non smette mai di affascinare a partire dall’iniziale Jingle Bells, Let It Snow con il piano di Ellis Marsalis, Good “Swing” Wencelsas, Little Drummer Boy con la batteria di Clayton Cameron in evidenza, e la conclusiva I’ll Be Home For Christmas.
Paolo Fresu Quintet feat. Daniele Di Bonaventura – Jazzy Christmas (Tǔk Music / Ducale)
Dopo il consenso dello scorso anno torna disponibile questo album basato sulla registrazione di una speciale esibizione tenutasi a Sassari nel dicembre del 2012. La scaletta è piuttosto variegata: spazia da brani tratti dal più classico songbook americano ad altri che provengono dalla tradizione popolare, ma da evidenziare sono le composizioni che fanno parte della raccolta Cantones de Nadale, composte da Pietro Casu, parroco e letterato di Berchidda (paese d’origine del trombettista), assieme al Canonico Agostino Sanna di Ozieri nel dicembre del 1927, repertorio che ancora oggi viene eseguito in tutta la Sardegna. Lo stile di Fresu si adatta perfettamente a questi brani (ricordiamo In Sa Notte Profundha e Nashid’Est In Sa Cabanna) ma anche le melodie della tradizione angloamericana vengono riproposte con un’atmosfera dal sapore mediterraneo grazie anche ai musicisti del trombettista (dal pianista Roberto Cipelli al bandoneon dell’ospite Daniele di Bonaventura) come I’ll Be Home For Christmas. Classiche e affascinanti Joy To The World e la conclusiva Adeste Fideles.
The Swingles – Yule Songs Vol. II (Absolute / Universal)
Il primo Yule Songs fu inciso nel 2011, era un Ep e mostrava per la prima volta gli ex Swingle Singers nella formazione a sette. Questo è in ordine di tempo l’ultimo disco del gruppo, uscito a dicembre 2015 e premiato ai Cara Awards A differenza dei Christmas Album nella lunga discografia Swingle, questo disco presenta non solo tradizionali ma anche brani originali dei componenti del gruppo come With Us (Clare Wheeler), The Thaw e Wrapped in White (Edward Randell), Forgotten (Oliver Griffiths) o di personaggi come il jazzista londinese John Dankworth. La vocalità è sempre più attuale, ma il suono Swingle rimane inconfondibile. Si ascoltino i brani già citatti, ma anche Tidings con inserti strumentali folk, The Kings e O Holy Night. In The Traw c’è come ospite d’onore Kurt Elling, immenso.
Birdsongs of the Mesozoic with Oral Moses – Extreme Spirituals (Cuneiform Records)
Riportiamo senza alcuna variazione ciò che scrivemmo su questo sito nel 2006, aggiungendo solo che questo disco ha dieci anni portati benissimo: ”Dobbiamo alzare i calici quando troviamo un disco così. Bello, originale e che fa venir voglia di risentirlo subito. L’originalità non sta tanto nel repertorio, i notissimi spirituals sentiti più volte in tante versioni, quanto nella loro rielaborazione. Che da una parte vede un basso di grande esperienza come Oral Moses, dall’altra un gruppo non comune come i Birdsongs of the Mesozoic. Non comune perchè impegnato in una ricerca musicale mai sterile come già evidenziato in questo sito nel dicembre 2003 a proposito del loro disco The Iridium Controversy. Un lavoro di équipe grazie al chitarrista e sound designer Michael Bieryio, al sassofonista e percussionista Ken Field, a Erick Lindgren (esclusivamente al pianoforte a coda acustico) e ai sintetizzatori curati da Rick Scott. Un mix tra elettronica e suoni tradizionali che tiene sempre sulla corda l’ascoltatore: alla melodia tenuta dalla splendida voce di Moses si accompagna un lavoro strumentale che a ogni battuta pare uscire dagli schemi armonici del nostro sistema tonale senza mai farlo. Il risultato è entusiasmante perché I’m a Rolling, Joshua fit the Battle of Jericho, Swing Low Sweet Chariot (tanto per citare brani tra i più famosi) sono come trasportati in un’altra dimensione spazio-temporale. Come se avessero fatto un viaggio tra pianeti e galassie. Un viaggio alla ricerca della trascendenza, se non alla ricerca di Dio”.
Michele Manzotti
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