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foto (c) Riccardo Musacchio e Flavio Ianniello per concessione ufficio stampa
Non c’è solo A Whiter Shade of Pale, pur ancora splendida anche con i suoi 50 anni tondi tondi, a caratterizzare il fascino dei Procol Harum. C’è infatti una discografia importante che racchiude un gusto di scrivere canzoni tra i più alti del pop rock inglese e internazionale. Merito principalmente della penna di Gary Brooker, classe 1945, che a questa caratteristica abbina quella di saper stare ancora sul palco seduto al pianoforte e soprattutto a sfoderare una voce che non appassisce con l’età, anzi migliora. Brooker è ancora la spina dorsale del gruppo nato nel 1967, unico membro originale rimasto. Questo consente ai Procol Harum di aver inciso un album anche nel 2017, Novum. E di affrontare un tour che propone alcuni brani di questo lavoro, ma soprattutto i grandi classici. Roma è stata la città conclusiva dei concerti italiani con la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della musica piena di appassionati. A Whiter Shade of Pale (ovvero Senza Luce nella traduzione italiana resa celebre dai Dik Dik e da Fausto Leali) d’altra parte non era il solo hit conosciuto a memoria da una certa generazione: pensiamo a Homburg che i Camaleonti proposero con il titolo L’ora dell’amore e A Salty Dog, sigla di una trasmissione televisiva Rai negli anni Sessanta. Nella scaletta, oltre ai tre brani citati, le canzoni di Novum ben accolte dal pubblico: citiamo Sunday Morning con la citazione del Canone di Pachelbel, Businessman, l’allega Neighbour. Fortunatamente Brooker (affiancato da Matt Pegg al basso, Geoff Dunn alla batteria, Geoff Whitehorn alla chitarra e Josh Phillips alle tastiere) ha poi tirato fuori due perle da un album straordinario come Grand Hotel del 1973: la traccia titolo e Fires (Which Burnt Brightly) che nell’originale vedeva la voce di Christiane Legrand degli Swingle Singers. Quindi sono stati eseguiti altri classici come Conquistador e Shine On Brightly che hanno dimostrato di resistere bene all’usura degli anni. Brooker sa bene che il pubblico va preparato adeguatamente al suo brano sempreverde posto a fine serata. Dove la gente si alza in piedi e una coppia si mette a ballare il lento in platea. Mai sottovalutare la forza della buona musica.
Michele Manzotti
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